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16 Gennaio 2022
8:15

Uccide i cani dei vicini con le polpette avvelenate, prima condanna in Sardegna

In Sardegna è la prima condanna del genere. Una sentenza «storica» perché è stato scoperto chi ha avvelenato i cani di mezzo paese. Un pastore di 65 anni, infatti, è stato condannato a un anno di reclusione. Per scoprirlo è stato necessario portare avanti una inchiesta della Procura della Repubblica di Sassari, grazie all'ausilio dell Corpo forestale, dell’Università della città, dell’Istituto zooprofilattico e del Nucleo cinofilo antiveleno. Un lavoro alquanto articolato che, comunque, ha portato i suoi frutti.

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In Sardegna è la prima condanna del genere. Una sentenza «storica» perché è stato scoperto chi ha avvelenato i cani di mezzo paese. Un pastore di 65 anni, infatti, è stato condannato a un anno di reclusione.

Per scoprirlo è stato necessario portare avanti una inchiesta della Procura della Repubblica di Sassari, grazie all'ausilio dell Corpo forestale, dell’Università della città, dell’Istituto zooprofilattico e del Nucleo cinofilo antiveleno. Un lavoro alquanto articolato che, comunque, ha portato i suoi frutti.

I fatti sono avvenuti nelle campagne di Laerru tra il 2015 e il 2017. Secondo quanto ricostruito, il pastore aveva messo alcuni bocconi avvelenati attorno al suo appezzamento, con l’obiettivo di sterminare gli animali selvatici che avrebbero potuto minacciare il suo gregge di pecore. Un’operazione, la sua, che ha portato alla morte di 14 cani, cinque corvi imperiali, quattro gatti. Una strage di innocenti.

Nella zona di Laerru già nel 2013 e nel 2014 vennero segnalati diversi cani uccisi dal veleno e nell’estate del 2015 ci fu un vero e proprio boom.

È stata proprio l’indagine portata avanti dalle forze dell’ordine e dal gruppo di lavoro che si è costituito a trovare quelle prove schiaccianti che hanno poi spinto il giudice, Anna Giuseppina Pintore, a decidere sulla sua condanna con la sospensione condizionale della pena, con il risarcimento di 2 mila euro al compagno umano di uno dei cani vittima delle sue azioni e di altri mille euro ad altri due residenti di Laerru che, nel frattempo, si erano costituiti come parte civile perché avevano avuto i loro cani avvelenati.

Tra i veleni maggiormente usati per uccidere gli animali ci sono diversi tipi di pesticidi (carbamati, fosforati e clorurati), molluschicidi come la metaldeide, erbicidi come il paraquat e il diquat, altri veleni come il cianuro, l’arsenico e i composti arsenicali. Alcune molecole storicamente usate, come la stricnina, sono entrate un po' in disuso a causa della loro minore reperibilità sul mercato, mentre altre, come la metaldeide e i rodenticidi anticoagulanti, restano in top list.

Il Regio Decreto n. 1016 del 1939 autorizzava l’utilizzo dei bocconi avvelenati, ma anche di altri strumenti di cattura e uccisione di animali, come lacci, tagliole e trappole, per il controllo della fauna selvatica considerata “nociva”. Dagli anni Settanta sono vietati. Oggi gli articoli 544 bis e ter del Codice penale trovano applicazione qualora un caso di avvelenamento doloso provochi la morte di un animale o anche solo lesioni o sofferenze.

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