Gettate vive in un pentolone bollente: non solo muoiono, ma dopo atroci sofferenze. È per questo che la Gran Bretagna deciderà presto di vietare che le aragoste e gli astici vengano bolliti da vivi. Una legge ancora in discussione ma che, secondo quanto scrive il Times, trova sempre più consenso.
Una pratica, di una crudeltà raccapricciante e peraltro inutile, su cui anche la scienza concorda che deve essere fermata. Già nel 2013 gli scienziati Bob Elwood e Barry Magee del Queen’s School of Biological Sciences avevano lanciato un appello agli chef e agli addetti dell’industria alimentare dopo aver pubblicato sul Journal of Experimental Sciences uno studio che dimostrava appunto che questi animali, a cui vengono legate le chele e buttate nell’acqua bollente, soffrono eccome.
Sul fatto che i crostacei provino dolore o meno, la comunità scientifica discute e dibatte da lungo tempo. La convinzione per la maggior parte, però, è sempre stata che questi animali non soffrano e che i movimenti nella pentola di acqua bollente fossero solo movimenti riflessi, ovvero quel fenomeno che viene chiamato "riflesso nocicettivo". Nell’esperimento, però, è stato accertato che non è così. I due scienziati, infatti, hanno sottoposto alcuni granchi comuni a piccole scosse elettriche, dimostrando come i piccoli crostacei evitassero volontariamente le scosse, rinunciando anche al loro naturale istinto di andare a nascondersi nei luoghi più bui delle rocce.
E se non sono solo gli animalisti a chiedere che questa pratica barbara venga interrotta al più presto, ma anche gli scienziati, forse sarebbe il caso di ascoltarli. La stessa British Veterinary Association continua a esortare gli chef a porre fine a questo metodo assurdo, chiedendo loro piuttosto di stordire gli animali prima di buttarli nel pentolone.
E forse la Gran Bretagna ha ascoltato questi appelli e ora ha promesso di seguire l’esempio di quei paesi in cui questa pratica è stata già bandita, come Svizzera, Norvegia e Nuova Zelanda. In Italia, invece, la pratica è consolidata e non sembra esserci all'orizzonte nessuna novità in questo senso. Forse, però, il fatto che adesso anche qualche chef inizi a porsi dalla parte giusta, potrebbe fornire uno stimolo in più per cominciare almeno a parlarne. Fra questi c’è Giorgio Locatelli, giudice di Masterchef e che ha Londra è diventato tra i ristoratori più amati e stimati.
Secondo il Daily Mail, Locatelli, dopo che la moglie vedendo un loro cuoco buttare un’aragosta viva nell’acqua bollente chiese quasi il divorzio, è diventato davvero un pioniere nel trattamento del pregiato crostaceo. Secondo il suo parere, infatti, non solo si risparmia all’animale una sofferenza inutile, ma la carne sarebbe migliore se anestetizzata prima di essere cotta. Lo chef nella sua cucina utilizza uno strumento particolare che si chiama Crustastun, uno strumento nato in collaborazione con l’Università di Bristol da un amante delle aragoste, anche nel piatto, che aumenta i tempi di conservazione dopo l’uccisione.
Nell’attesa di avere un riscontro ufficiale della ricerca, Maisie Tomlinson di Crustacean Compassion ha dichiarato: «Se questi animali non vengono storditi elettronicamente, ci vogliono almeno tre minuti prima che un crostaceo muoia in acqua bollente. Quello che accade loro è un massacro crudele e inaccettabile. La Gran Bretagna si definisce una nazione di amanti degli animali, ma poi ci dimentichiamo totalmente di granchi e aragoste. Speriamo che la legge arrivi presto».