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15 Agosto 2024
14:00

Tutela della biodiversità e lotta ai cambiamenti climatici: quando la conservazione aiuta anche le persone

I progetti di conservazioni integrati e che non hanno un solo obiettivo specifico, possono aiutare contemporaneamente biodiversità, lotta ai cambiamenti climatici e popolazioni umane.

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Negli ultimi decenni, la necessità di contrastare i cambiamenti climatici e ripristinare la biodiversità e gli ecosistemi, ha visto sempre più investimenti nei progetti di conservazione in tutto il mondo. Tuttavia, un nuovo interessante studio condotto dalle università di Exeter e Oxford ha rivelato che i piani d’azioni mirati al raggiungimento di un singolo obiettivo tendono a non portare troppi benefici in altre aree cruciali, come la mitigazione dei cambiamenti climatici e il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali.

Secondo i ricercatori, tuttavia, i progetti di conservazione integrati, ovvero quelli che considerano simultaneamente più obiettivi, riescono invece a fornire oltre l'80% dei benefici previsti in tutte e tre le aree principali: contrasto ai cambiamenti climatici, tutela della biodiversità e supporto alle popolazioni umane. Questo approccio, chiamato Nature's Contribution to People (NCP), mette al centro la relazione olistica tra il ripristino della natura e i vantaggi per le popolazioni umane, inclusa l'equità sociale.

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Lo studio, condotto su vaste aree dell'India, ha esaminato i benefici della rigenerazione naturale delle foreste in zone ormai disboscate. E dai risultati è emerso che i piani di restauro integrati possono non solo funzionare, ma generare paesaggi multifunzionali, dove sia le persone che la natura e gli animali possono prosperare. Il segreto del successo di questi piani sta nell'equilibrio tra gli obiettivi. Focalizzarsi solo sullo stoccaggio del carbonio, per esempio, potrebbe portare a piantare solo alcune specie e proteggere le foreste, trascurando però il resto della biodiversità.

Allo stesso modo, concentrarsi solo sulla biodiversità potrebbe portare a una gestione delle foreste migliore per le specie più carismatiche, come la tigre del Bengala, mettendo però in secondo piano i bisogni e le necessità delle popolazioni locali. Naturalmente, piani che mirano solo al sostentamento umano portano invece a privilegiare specie vegetali utili per ottenere materie prime come la legna, andando però a impattare pesantemente su tutti gli altri fattori in gioco. Tenere invece in considerazione tutte le aree cruciali un solo progetto integrato, è però possibile.

I ricercatori hanno utilizzato un algoritmo di ottimizzazione per mappare 3,88 milioni di ettari di potenziale area di restauro forestale, escludendo però i territori come praterie e terreni agricoli usati dalle popolazioni locali. I risultati mostrano che questi piani integrati sono comunque in grado di fornire una percentuale molto alta degli obiettivi di ripristino attesi con i progetti focalizzati su un solo obiettivo. Un altro aspetto rilevante emerso dallo studio è la ricaduta positiva sui gruppi socialmente ed economicamente più svantaggiati.

Infatti, tra il 38 e il 41% delle persone coinvolte dai piani integrati appartengono a queste categorie, una percentuale molto più alta rispetto alla popolazione indiana complessiva. Questo dimostra come un approccio olistico non solo favorisca l'ambiente e la biodiversità, ma contribuisce anche a ridurre le disuguaglianze sociali e ad aiutare le popolazioni più svantaggiate.

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Trisha Gopalakrishna, prima autrice a firma dello studio, sottolinea l'importanza di questa tipo di approccio: «Molti paesi, come l'India, hanno obiettivi ambiziosi in materia di clima e ambiente. Il nostro studio offre un modello per progettare politiche di conservazione, specialmente in ambito di restauro ecosistemico, che offrono benefici che vanno oltre il solo ambito ambientale, toccando anche quello sociale. Sarebbe utile sapere se i nostri risultati sono validi anche in altri Paesi che utilizzano diversi tipi di approccio per il ripristino degli ecosistemi e si concentrano su benefici diversi».

Questi risultati non solo aprono la strada a strategie di conservazione più efficaci e ad ampio raggio, ma evidenziano anche la necessità di un approccio sempre più integrato e sostenibile per affrontare le grandi sfide globali, dimostrando che il benessere della natura e quello dell'umanità sono strettamente intrecciati e che l'uno non può fare a meno dell'altro.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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