«È stato un gesto sconsiderato. Ed è andata fin troppo bene rispetto a ciò che poteva succedere sia al cervo sia alle persone che lo hanno avvicinato. Il problema è che il più delle volte il turista che si approccia al territorio non si informa e le conseguenze sono evidenti», così a Kodami Luciano Sammarone, direttore del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, commenta l'episodio che ha visto protagonisti alcuni turisti che si sarebbero avvicinati a un cervo maschio per scattare foto e selfie, finendo per essere incornati dall'animale.
Il fatto è avvenuto fuori dai confini del Parco, nelle vicinanze del lago di Scanno, un'area ben nota per la presenza di cervi che regolarmente vengono avvistati e addirittura inseguiti da persone armate di smartphone. Nessuno dei presenti è rimasto ferito, tuttavia il cervo è stato recuperato con il supporto dell'Ente Parco «per dare una maggiore sicurezza ai cittadini – conferma il direttore – Ma la colpa non è degli animali».
Il "turismo dei selvatici" richiama un gran numero di persone interessate a catturare un'immagine dell'animale di turno, ma spesso senza alcuna conoscenza pregressa né dell'animale né delle sue abitudini, come da tempo denuncia il Parco: «In questi anni ci siamo fatti carico di molti progetti nell'ambito di una collaborazione continua con i Comuni e le Regioni, e ovviamente con i Carabinieri Forestali, ma c'è un confine a quello che possiamo fare noi e le altre istituzioni: sta al cittadino informarsi».
Questo infatti per i cervi è il periodo degli amori, un momento dell'anno molto delicato in cui i machi combattono fra loro per le femmine. Da settembre a ottobre si dovrebbe quindi essere estremamente cauti quando si avvista un cervo, soprattutto se si tratta di un maschio dotato di un grande palco. Questo però spesso non avviene, e anzi più volte le cronache riportano di turisti che hanno provato ad approcciare gli animali utilizzando anche del cibo: «Non si deve avvicinarsi ai selvatici e soprattutto non si deve mai dar loro da mangiare, che si tratti di un orso, di una volpe, o anche di un cervo – ricorda Sammarone – Con simili gesti si altera l'ecologia con conseguenze potenzialmente molto pericolose per l'uomo, e soprattutto estremamente dannose per gli animali. Fino a quando va tutto bene le cose continuano ad andare avanti come sempre, ma quando poi l'animale reagisce ecco che gli si dà la colpa».
«È importante avere una cultura dell'approccio a territorio e all'ambiente, ma purtroppo stiamo perdendo ogni consapevolezza, e senza questa non ci può essere rispetto», conclude il direttore.
Una discussione molto attuale alla luce della recente delibera con cui la Regione Abruzzo ha decretato l'abbattimento di quasi 500 cervi in due aree dell'Aquilano a causa dei danni lamentati dagli agricoltori. Danni che secondo attivisti ed esperti potrebbero essere attuati investendo in misure per allontanare gli animali dalle coltivazioni, soluzioni a lungo termine costose per le casse pubbliche.