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8 Ottobre 2024
13:26

Turista trovata nello stomaco di uno squalo in Indonesia: perché succede

Una donna di 68 anni è stata trovata senza vita all'interno di uno squalo dopo un'immersione in Indonesia. I casi di squali che si nutrono di persone sono rari, ma quando si verificano ci sono motivi ben precisi.

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Colleen Monfore, 68enne del Michigan, è stata attacata da uno squalo, e il suo corpo è stato parzialmente ritrovato all'interno dell'animale. La donna si trovava in vacanza su Pulau Reong, in Indonesia, una piccola isola molto apprezzata da chi pratica immersioni grazie alla barriera corallina ancora incontaminata e alla varietà di pesci tropicali che la abitano. Sul piccolo arcipelago di Pulau Reong è ancora possibile trovare comunità locali che vivono di pesca e non grazie al turismo di massa.

In questi anni però sono sempre di più i siti di viaggio specializzati che promuovono il piccolo arcipelago del Sud-est asiatico rivolgendosi ai sub e alle persone che praticano diving, cioè l'immersione con le bombole. Monfore era proprio il target perfetto: la donna era infatti una subacquea esperta che aveva già fatto diverse esperienze nelle acque tropicali, così come il marito e gli amici che erano con lei in vacanza.

Qualcosa però quel 26 settembre è andato storto. Durante un'immersione di gruppo, la donna a causa di una forte corrente è stata allontanata dalla comitiva e dal marito e sono stati inutili i tentativi della guida di recuperarla.

Subito sono iniziate le ricerche, interrotte però a intermittenza a causa delle condizioni meteo instabili. Solo domenica 6 ottobre è stata fatta la macabra scoperta: un pescatore di Timor Est, a più di 1.100 chilometri dal luogo della sparizione, ha trovato i resti di Monfore all'interno di uno squalo che aveva appena pescato. L'identificazione della donna è stata agevolata dalla presenza della muta all'interno dello stomaco dell'animale.

In Indonesia sono stati registrati 11 episodi di contatto tra persone e squali e il caso è diventato subito di rilevanza internazionale, anche perché sembra smentire una delle certezze scientifiche che riguardano questi animali, cioè che non ci vedono come prede. In realtà anche il caso della 68enne statunitense non smentisce questa ipotesi scientifica.

Perché gli squali attaccano i sub

Ma partiamo dall'inizio. Secondo gli esperti dell'International Shark Attack File, in tutto il mondo in media si verificano tra i 70 e i 100 attacchi di squali all'anno, che causano circa 5 morti. Nel 2023 sono stati registrati 69 attacchi di squali non provocati dall'uomo, di questi 10 sono poi risultati fatali. Si tratta di numeri in leggera crescita sia rispetto alla media degli ultimi cinque anni che rispetto all'anno precedente, quando erano stati rilevati 63 attacchi e 5 vittime.

L'aumento degli attacchi di squali quindi aumenta, e ciò è dovuto a una varietà di fattori tra i quali anche la colonizzazione del turismo di massa in habitat dove prima non c'erano né surfistisub. Proprio queste categorie rappresentano la stragrande maggioranza delle vittime infatti.

La quasi totalità degli attacchi, infatti, era rappresentata da singoli morsi "esplorativi" che si verificano appunto quando uno squalo identifica erroneamente un essere umano come una potenziale preda. Dopo un singolo morso, infatti, lo squalo generalmente si allontana, riconoscendo, in un certo senso, di aver commesso un errore di identificazione. Quando ciò non avviene, come accaduto al giovane morso a più riprese da uno squalo mentre faceva il bagno vicino alla riva, in Egitto.

In questo caso si parla di attacchi "Bump and bite", e spesso ne sono vittime i sub. Questo comportamento potrebbe essere indotto dall'esposizione a una dieta errata, come quella somministrata dall'uomo con le pasture di pesce e sangue. Capita infatti che le guide, per assicurarsi che i turisti rimangano soddisfatti dallo snorkeling o dal diving, riversino il mix in acqua. Gli squali imparano quindi che dove ci sono persone c'è anche cibo con la conseguente frenesia: un'associazione molto pericolosa.

Tornano alla vicenda di Monfore, secondo le ultime ricostruzioni la donna si sarebbe sentita male mentre era in acqua e lì avrebbe perso conoscenza, finendo per essere trascinata via dalla corrente. Quando lo squalo si è imbattuto nel corpo, la donna avrebbe già potuto essere morta, una circostanza che cambia la dinamica degli eventi.

Nonostante il leggero aumento registrato nel 2023, il numero di morsi e decessi confermati rientra perfettamente nella media dell'ultimo decennio e non ci sono evidenze che dimostrerebbero un aumento dell'aggressività da parte degli squali. Questo significa che non dobbiamo temere gli squali in quanto predatori pericolosi oppure chiedere una riduzione delle popolazioni nelle aree turistiche, altrimenti, seguendo lo stesso principio bisognerebbe mettere fuori legge i veicoli dato che secondo Eurostati sono quasi 20 mila ogni anno le vittime di incidenti stradali in tutta l'Unione Europea.

Piuttosto, il dato dovrebbe portare a riflettere sulla coesistenza con i selvatici nel loro ambiente naturale, una circostanza che non è mai a rischio zero, e soprattutto dovrebbe indurci a ripensare il modo in cui ci sfruttiamo gli ecosistemi, compresi gli squali.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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