L’estate nei canili è sempre un periodo delicato. Non solo in diverse realtà ci si deve confrontare con la piaga degli abbandoni, ma vi è anche il fatto che molte persone decidono di posticipare il momento di una eventuale adozione a dopo il ritorno dalle ferie. E così quei cani che fino ai mesi di maggio e giugno non hanno avuto richieste di adozione si trovano spesso a passare i successivi due o tre mesi senza che nessuno si faccia avanti per loro.
Questo può diventare un problema quando sei un cucciolino. La crescita dei cani è infatti molto più rapida di quella umana e il grande rischio è quello di trascorrere in canile delle fasi importanti per la loro crescita. A questo poi c’è da aggiungere il pregiudizio di molte persone che, quando si tratta di adottare un cane, vogliono assolutamente che sia ancora cucciolo e così, se non ha più le sembianze di un tenero batuffolotto, semplicemente si voltano altrove.
Questa è stata la sfortuna di Giò: quel brevissimo periodo, che va dai due ai sei mesi, è passato ed ora chi lo guarda con superficialità non vede più un giovanissimo cane con tutta la vita davanti e ancora mille esperienze da fare, ma vede un cane all’apparenza cresciuto e dalle sembianze di un adulto.
La sua storia non è iniziata nel migliore dei modi. Perché le prime cose che ha visto, i primi odori che ha potuto annusare dopo la sua nascita sono stati quelli di un box del canile. O meglio, non proprio i primi perché fortunatamente i primi odori e il primo tepore sono stati quelli della sua mamma Marta e dei suoi fratelli; così come il primo gusto che ha potuto assaporare è stato quello del latte materno che ha ricevuto fino allo svezzamento. E tuttavia le prime immagini che ha potuto pian piano osservare, quando dopo circa due settimane ha iniziato ad aprire gli occhi, sono state quelle di quel posto in cui era nato. Perché sì, Giò in canile ci è nato e il canile fino ad oggi è l’unico posto che ha potuto chiamare casa.
Sua madre, Marta, una cucciolona di circa un anno di età, era infatti arrivata circa due mesi prima assieme ai suoi fratelli. Tutto inizialmente faceva pensare a un normale ingresso di tre cuccioloni (se "normale" può dirsi l’arrivo di tre cani molto giovani e senza microchip) ai quali cercare in fretta una nuova famiglia ma, col passare dei giorni, ci si è resi conto che qualcosa stava cambiando. Dopo circa un mese infatti un anomalo aumento di peso, non compatibile con le razioni extra di pappa riservate ai nuovi arrivati, ha cominciato a destare qualche sospetto. Giusto il tempo di realizzare cosa stava accadendo che già i volontari si sono trovati immersi nei preparativi per organizzare al meglio il parto e ad accogliere una cucciolata.
La sfortuna di questa storia comincia proprio col periodo della nascita di questa cucciolata. Giò e i suoi fratelli sono infatti nati a marzo. In realtà marzo sarebbe un periodo perfetto per nascere: si sta uscendo dall’inverno e con la primavera tutti i rischi legati alle temperature più rigide vengono meno. I cuccioli infatti sono molto delicati e facilmente potrebbero ammalarsi se esposti al freddo. Giò invece, già a due mesi, appena concluso il ciclo vaccinale, ha potuto fare le sue prime esperienze nei prati all’aperto e perfino al fiume. Questa è una grande fortuna rispetto a chi, nato ad esempio in dicembre o gennaio, deve essere tutelato per molti mesi prima di poter godere appieno di spazi esterni e ampi in cui correre e fare le prime esperienze.
Tuttavia nascere in questo periodo può rivelarsi un problema quando nasci in canile. I cuccioli infatti non sono adottabili nei primi due mesi, tempo minimo in cui è giusto che restino con la mamma e i fratelli per lo svezzamento e per fare le prime esperienze. E così si è arrivati a maggio prima di poter cercare per loro un’adozione. Purtroppo i mesi di maggio e di giugno sono passati senza che nessuno facesse richiesta per lui. Mentre i suoi fratelli e sorelle sono stati adottati quasi subito, per Giò questi mesi sono passati e così è arrivato luglio senza alcuna richiesta. Si è giunti dunque a quel momento critico che si diceva all’inizio. Purtroppo l’estate è passata e nessuna richiesta è arrivata per lui.
Giò oggi ha sei mesi e i tratti del cucciolino stanno pian piano sparendo, per lasciare il posto a quelli di un giovane adulto. Ma questo solo all’apparenza, perché basta soltanto conoscerlo per rendersi conto che dietro l’aspetto di un cane che ormai ha raggiunto quasi i 20 kg di peso c’è ancora un “bimbo”, con tutto il suo entusiasmo, le fragilità e la voglia di conoscere il mondo.
Giò è estremamente socievole con le persone, vorrebbe ancora andare da tutti e ogni volta che incontra qualcuno che gli da un minimo di confidenza è una vera e propria festa: si mette a pancia in su e non chiede altro che essere grattato.
Sta imparando a vivere esperienze diverse, dai giri in città a quelli al bar e al parco. Ma sicuramente quello che ama di più è andare al fiume. Alla sua età sa già nuotare e come un piccolo squalo si avventura anche dove non si tocca.
Sotto la guida di volontari ed educatori Giò sta facendo molte esperienze e la sua fortuna è di vivere in un piccolo canile, non molto affollato e immerso in un contesto naturale. Non sono mancate anche piccole incursioni al paese ed anche un giro al bar dove, dopo un’iniziale sorpresa, si è fidato e ha deciso di avventurarsi.
Tuttavia pensiamo che Giò abbia trascorso già troppo tempo al canile e che ora ha bisogno di imparare a conoscere il vero significato della parola casa: un posto tutto per lui e che possa dirsi per sempre. Inoltre, se anche al canile ha conosciuto diversi amici che si sono occupati di lui pensiamo sia giunto il momento che possa finalmente imparare il senso più profondo e intimo della parola famiglia: una famiglia che possa dire che è sua e che sarà per sempre.
Giò si trova ora al canile di Marzabotto, in provincia di Bologna e aspetta soltanto qualcuno che sia disponibile a venirlo a conoscere e a condividere dei momenti con lui. Certo sono ancora tante le esperienze che vorremmo fargli vivere e non nascondiamo che nel tempo potrebbero presentarsi anche delle difficoltà. Ma non è forse questo il bello di una vita vissuta assieme?
Giò non è un cane perfetto, così come perfetto non è nessuno di noi. E vorremmo concludere questo appello con una considerazione. Spesso nello scegliere di adottare un cane ci aspettiamo di trovare un essere che non ci darà mai un problema; lo vogliamo bello, buono, ubbidiente e ci aspettiamo che sempre si adegui alle nostre aspettative. Insomma pensiamo di non dover essere mai noi a dover cambiare, ma che sia lui a doversi sempre adeguare al nostro stile di vita. Tante volte non ci rendiamo conto che ciò che richiediamo ai nostri cani è un impegno grandissimo, quello di capirci e di adeguarsi a noi in tutto e per tutto. Questo sforzo non lo richiediamo in genere neanche ai nostri amici più intimi o ai nostri familiari, che impariamo ad accettare per quello che sono e per come sono, nei loro pregi e nei loro difetti. Se anche dalle persone ci aspettassimo la perfezione che in tanti casi richiediamo ai nostri cani, oppure se le persone che abbiamo intorno richiedessero da noi una tale perfezione, probabilmente resteremmo da soli, coi nostri problemi e con le nostre fragilità.
Ecco, Giò non è un cane perfetto. È un individuo disposto a cambiare, ma che ha bisogno di essere accettato e conosciuto per quello che è. Ha bisogno di persone che siano in grado di capire che costruire una relazione significa essere disposti a cambiare. Accogliere l’altro è sempre l’inizio di un profondo, reciproco cambiamento!
Venite a conoscere Giò!
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