Non si finisce davvero mai di esplorare e scoprire nuovi aspetti completamente inediti sulla meravigliosa biodiversità che abita il nostro Pianeta, persino in alcuni dei luoghi più conosciuti, popolati e frequentati del nostro Paese: la Penisola Sorrentina, in Campania. Ed è proprio da uno dei meravigliosi sentieri a picco sul mare della Costiera Amalfitana, che arriva la prima segnalazione della presenza di un rettile completamente sconosciuto per l'intera regione: il tarantolino, un piccolo geco endemico delle coste del Mediterraneo ma presente in Italia con piccole popolazione estremamente localizzate.
«È stata una scoperta un po' fortunosa e merito soprattutto del figlio di un'amica che era con me – racconta a Kodami Fabio Russo, naturalista, biologo marino e autore della nota scientifica pubblicata assieme all'erpetologo Matteo Di Nicola e al naturalista, divulgatore e fotografo Marco Colombo – Ma quando trovi qualcosa di nuovo e contribuisci, anche solo con un piccolo tassello, a far conoscere meglio la biodiversità della tua regione è sempre motivo di grande gioia».
Un'escursione tra amici diventa una scoperta scientifica
La scienza, le esplorazioni e le nuove scoperte, soprattutto quando si tratta di animali o piante, molto spesso avvengono per caso ma la fortuna – quasi sempre – aiuta gli audaci e i curiosi. La storia di questa scoperta comincia infatti lo scorso febbraio, durante una semplice escursione in natura tra amici: «Ero stato invitato per una scampagnata da alcuni amici nei pressi di Positano, una delle mete turistiche più note dell'intera regione – spiega Fabio Russo – Questa zona è abbastanza conosciuta per la presenza di diverse specie di rettili e anfibi e perciò, come faccio sempre, ho portato con me l'attrezzatura fotografica».
Ed è qui che entra in gioco la curiosità e lo spirito di osservazione tipico dei ragazzi e delle ragazze più giovani: «Mentre passeggiavamo sul sentiero, il figlio di un'amica che era con noi, Noah, mi chiama e dice "guarda, c’è un serpente sotto quella corteccia" – racconta ancora Russo – Ed effettivamente c'era una piccola coda da rettile che sbucava, ma alzando la corteccia sono spuntati due piccolissimi gechi. Uno è scappato via subito mentre l'altro, un po' intorpidito dal freddo, è invece rimasto lì e l'ho fotografato come faccio sempre quando sono in natura».
Fabio Russo è un biologo marino, nonché un esperto fotografo subacqueo, non ha quindi grandissima esperienza con i rettili, ma da buon naturalista di formazione ha subito notato le particolarità di quel piccolo geco: «Non sembrava il classico geco che vive abitualmente anche nelle nostre cose, così ho chiesto aiuto al collega e amico Marco Colombo, che osservando le foto mi ha detto subito "Guarda che è un tarantolino! E lì non è mai stato segnalato prima!" – continua Fabio Russo – E così, insieme all'erpetologo Matteo Di Nicola, abbiamo descritto e segnalato in una nota questa nuova scoperta per l'intera regione Campania».
Un piccolo geco con la coda larga e le dita a foglia
Il tarantolino (Euleptes europaea) è una delle quattro specie di gechi presenti in Italia, ma a differenza di quelle più comuni anche in ambiente urbano – come il geco comune (Tarentola mauritanica) o quello verrucoso (Hemidactylus turcicus) – è un rettile piuttosto elusivo e soprattutto con una distribuzione molto frammentata e localizzata. È presente esclusivamente in Francia, Tunisia e nel nostro Paese, in poche località tra Sardegna, Liguria e Toscana, prevalentemente sulle isole.
Vive in habitat costieri aridi e semiaridi tipicamente mediterranei ed è più piccolo e timido degli altri gechi italiani, infatti tende a evitare le zone più urbanizzate e preferisce frequentare pareti e coste rocciose, dove può facilmente rifugiarsi sotto massi e cortecce. «È molto più schivo e notturno degli altri gechi, anche per questo è poco conosciuto e segnalato, e si differenzia da questi anche per alcune caratteristiche davvero peculiari, come le dita forma di foglia (in inglese è infatti chiamato geco dalle dita a foglia, ndr) e la base della coda molto più cicciotta e rigonfia», spiega ancora Fabio Russo.
Una popolazione naturale rimasta nascosta per anni
Ma come è possibile che, in un'area così frequentata e popolata, nessuno si sia mai accorto della presenza del tarantolino fino ad ora? «Secondo le nostre analisi e considerando l'idoneità dell'habitat in cui è stato trovato e che si trattava di due esemplari giovani, riteniamo che sia una popolazione naturale relitta, presente lì da sempre – prosegue Russo – Non possiamo però escludere che sia stato portato dall'uomo accidentalmente, come accaduto per altre specie o per alcuni tarantolini segnalati in pianura Padana, ma considerando l'elusività della specie e l'estrema frammentazione delle popolazioni, è plausibile che la specie sia rimasta nascosta per tutto questo tempo».
La popolazione di tarantolini più vicina a quella campana, si trova a circa 330 km, nella provincia di Grosseto, per cui si tratta di una segnalazione estremamente importante da un punto di vista scientifico e conservazionistico e occorreranno senza dubbio nuovi studi per comprendere ancora meglio la sua origine, la distribuzione e le eventuali minacce: «Da quando abbiamo annunciato la scoperta, stanno arrivando un sacco di segnalazioni di persone che vivono in penisola e che dicono di averlo avvistato più volte – conclude Fabio Russo – Questo ci fa molto piacere ed è bello che le persone comuni siano stimolate e incuriosite dalla biodiversità locale. Andranno tutte verificate, ovviamente, ma una scoperta del genere, anche se non è una nuova specie per la scienza, è comunque una spinta in più e un bella iniezione di fiducia per cercare di proteggere con maggior forza la natura e la biodiversità».