Dentro a una palazzina a Lavagna, nel levante ligure, si nascondeva un centro recupero animali selvatici abusivo. Anche se di recupero c'era davvero poco dato che gli animali vivevano in condizioni incompatibili con la vita: in penombra, alla fioca luce di lampade, tra liquami, escrementi e cibo avariato.
Alcuni poi, come due volpi, in gabbiette anguste dove a malapena riuscivano a muoversi. Oltre ai due canidi, nei due appartamenti di una insospettabile palazzina nel centro cittadino, erano segregati cinquantanove gabbiani reali, un capriolo, quattro tortore dal collare, quattordici colombi, un gheppio, un falco pellegrino e trenta tartarughe palustri americane appartenenti al genere Trachemys, specie esotica e alloctona non rilasciabile in natura.
Sono stati gli odori «stomachevoli e nauseabondi» provenienti dai due appartamenti e percepibili nei pianerottoli dello stabile abitato da altre persone a far scattare la segnalazione alle autorità. Ad intervenire i Carabinieri forestali di Lavagna che hanno perquisito la palazzina e scoperto lo "zoo" illegale ad alto rischio sanitario per gli animali stessi e anche per i residenti.
La detentrice degli animali, E. R., è una figura nota in Liguria per il suo impegno decennale nel recupero di animali. È fondatrice dell'associazione ĀYUSYA costituita nel 1997 come onlus di Protezione della vita. I militari ora cercheranno di capire come si sia arrivati a questa situazione decisamente sfuggita di mano all'animalista. A sua discolpa la donna avrebbe detto che si tratta in gran parte di animali disabili che non avrebbero potuto vivere in natura.
Così, giovedì 10 novembre, i Carabinieri insieme ai volontari dell'Enpa di Genova sono intervenuti per il maxi sequestro. Sono stati necessari più viaggi per trasportare tutti gli animali bisognosi di cure al Cras di Campomorone (gestito da Enpa) dove, una volta rimessi in sesto, potranno essere liberati nel loro habitat.
«Qui da noi potranno ristabilirsi, verranno lavati, ripuliti e sfamati, infine riabilitati per permettere loro di tornare in libertà – fanno sapere dal Cras – Inutile dire che un tale carico di animali, che hanno fatto ingresso tutti assieme al nostro centro da un giorno all’altro, stanno davvero mettendo a dura prova la capacità della struttura. Non solo per una questione di spazio, ma anche di lavoro e di costi. I volontari stanno facendo letteralmente gli straordinari per assistere tutti questi animali e occuparsi di loro, che vanno ad aggiungersi a tutti quelli che già avevamo precedentemente in degenza (un’altra settantina di selvatici). Senza considerare le spese per mantenerli, cresciute drasticamente da un momento all’altro».
Per gestire l'emergenza il Cras chiede aiuto: «Serve cibo per animali di ogni tipo, inoltre, questo potrebbe essere un buon momento per entrare nel team dei volontari e darci una mano ancor più concretamente. Da parte nostra, un grande dispiacere e una grande tristezza per le condizioni davvero disumane in cui questi animali erano detenuti, e il massimo impegno per restituire loro la dignità e la libertà: ricordatevi sempre, in caso di rinvenimento di animali selvatici, di rivolgervi a centri autorizzati con personale preposto ed esperto -per l’appunto i Cras – e di non affidarvi mai al fai da te o ad associazioni improvvisate, abusive e non autorizzate. L'epilogo potrebbe essere questo».