L'Australia è una delle regioni del mondo che ospita il maggior numero di specie rettili, tuttavia non tutte se la passano benissimo. Alcune sono state persino considerate estinte, come per esempio la lucertola drago senza orecchie Tympanocryptis pinguicolla che però poco è stata riscoperta dalla scienza. Il suo ritrovamento ha ricevuto parecchia attenzione ed è stato annunciato addirittura dai vertici di governo federale Anthony Albanese e di Daniel Andrews dello stato di Victoria.
Questa specie era stata avvistata per l'ultima volta nel 1969 e da allora era stata dichiarata perse per sempre, visto che nessun ricercatore era riuscito a individuarne anche un solo esemplare durante le numerose spedizioni. Dopo però degli studi effettuati in seguito ai grandi incendi che hanno colpito l'Australia durante l'inizio del 2020, alcuni biologi hanno cominciato ad avvistare dei rettili che sembravano corrispondere proprio alle descrizioni zoologiche di questa specie risalenti agli anni Sessanta.
Dopo aver commissionato così nuovi specifici monitoraggi, i ricercatori australiani hanno poi verificato che si trattava proprio di T. pinguicolla, miracolosamente ricomparso dalle ceneri dopo decenni si assenza. Brendan Wintle dell’Università di Melbourne e Sarah Bekessy della RMIT University, due degli esperti che hanno partecipato alla campagna zoologica che ha riscoperto questo animale, hanno rimarcato l'importanza di tale scoperta, parlando con i giornalisti australiani e spiegando loro che si tratta di uno dei più incredibili ritrovamenti effettuati sull'isola degli ultimi anni.
«Il drago senza orecchie è stato ritrovato nelle praterie a ovest di Melbourne dopo 54 anni. Tuttavia non bisogna temere per la sua salute. Queste lucertole infatti, che quando sono completamente sviluppate sono lunghe solo 15 cm, sembrano essere tornate con una popolazione abbastanza numerosa, in grado di sostenersi per i prossimi anni. Il drago rimane però il rettile squamoso più in pericolo d’Australia. Per lui questa è una straordinaria seconda possibilità, anche se per noi esperti tale riscoperta ispira la speranza di trovare altri tesori perduti come la tigre della Tasmania».
Fortunatamente la specie è già all'interno delle liste di protezione della fauna, assicurano i biologi, almeno secondo il Victorian Flora and Fauna Guarantee Act del 1988 e il Commonwealth Environment Protection and Biodiversity Conservation Act del 1999. «Per proteggere l’habitat e la specie inoltre non riveliamo quale sia l’ubicazione esatta della popolazione ritrovata, ma sono in corso sondaggi presso il sito per comprendere meglio le dimensioni della popolazione e per fornire il territorio di telecamere di vigilanza, che impediranno a chiunque di accedervi senza controllo», hanno spiegato Wintle e Bekessy.
I governi provinciali e federali stanno inoltre collaborando con Zoos Victoria per redigere un piano per il recupero complessivo della specie, anche in altre aree dell'Australia. In particolar modo, i politici locali vogliono creare delle coppie riproduttive in cattività, in modo di rifornire costantemente l'ambiente di nuovi giovani anche in quei territori distanti dalla popolazione principale. «I governi stanno infatti investendo circa 188.000 dollari all'interno del loro primo pacchetto finanziario per un progetto che sperimenta l’uso di cani da rilevamento appositamente addestrati per fiutare questa specie di lucertola drago, in tal modo si spera di aiutare gli scienziati a ottenere un maggior livello di conoscenza della specie e garantire i più alti standard di conservazione richiesti dagli esperti – hanno dichiarato gli operatori di Zoos Victoria, interpellati dai media locali – Il nostro gruppo sta inoltre istituendo un programma di allevamento per la conservazione per garantire che la specie non venga persa di nuovo».
Per la ministra dell’ambiente del Victoria, Ingrid Stitt, questa scoperta è straordinaria e offre l’opportunità di recuperare una volte per tutte una specie che un tempo era presente in gran parte dell'isola. Il problema principale che però si presenta in questo momento, oltre alle difficoltà logistiche legate al territorio australiano, che spesso non perdona, è collegato al surriscaldamento globale. Se infatti nuove foreste di eucalipti prenderanno fuoco o se il deserto continuerà in generale la sua avanzata, devastando i fragili ecosistemi che difendono le aree urbane dal collasso, sarà molto difficile salvaguardare questa e altre specie, oltre a garantire alti standard di qualità della vita a tutti coloro che abitano le regioni più remote del paese, sempre più soggetto a fenomeni metereologici estremi.
I piani che hanno in mente i politici locali non soddisfano però le intenzioni di Wintle e Bekessy, che stanno ampiamente criticando l'intero sistema governativo australiano. I due ricercatori sottolineano infatti che «Il semplice mantenimento in vita di una specie in un unico zoo non può definirsi conservazione, quando bisogna svolgere molto più lavoro sul campo per aiutare la popolazione in natura. Per recuperare una specie è necessario stabilire infatti popolazioni selvatiche autosufficienti e migliorare le condizioni ecosistemiche degli ambienti in cui abitano».
Proprio per delineare quali sono le criticità dell'intera operazione di conservazione pensata dai governi , Wintle e Bekessy hanno infatti sferrato un pesante attacco alle politiche di conservazioni locali e al modo con cui i politici dello stato di Victoria si sono attribuiti un merito alla riscoperta della specie, che ricade in gran parte sul sacrificio dei volontari e degli zoologi australiani.
«A peggiorare le cose negli ultimi 10 anni, il governo del Victoria ha infranto la sua promessa di riservare vaste aree di praterie delle pianure occidentali come riserve di conservazione. E la protezione di nuove aree di conservazione sarà costosa, è vero, rispetto ad altre forme di sfruttamento del terreno. Tuttavia, il governo ha ricevuto pagamenti compensativi dagli speculatori quando distruggono legalmente le praterie per costruire case. Una pratica che ha contribuito a distruggere il paese. È tempo quindi di utilizzare quei fondi per creare le riserve di cui il drago senza orecchie e altre specie delle praterie in via di estinzione hanno bisogno da anni e che saranno fondamentali a tutti per sopravvivere».