Dopo 20 giorni di monitoraggio, i volontari del gruppo dei Seaturtle Watcher del Centro Recupero Tartarughe Marine di Calimera hanno trovato poco dopo l’alba la prima nidificazione di tartaruga Caretta caretta dell’estate sulle coste salentine. Il sito si trova sul litorale di Torre San Giovanni, nella marina di Ugento, in provincia di Lecce.
Le impronte individuate appartengono a due esemplari diversi, sebbene la successiva attività di controllo effettuata dal personale specializzato abbia poi portato al ritrovamento di un solo nido. «Una delle due tartarughe ha effettuato solo una uscita di controllo per vedere la situazione – spiega a Kodami Piero Carlino, Direttore del Centro di Calimera – ci aspettiamo tra oggi e domani anche la seconda tartaruga torni per nidificare».
L’attività che viene svolta durante il monitoraggio attivo è quella di perlustrare tutta la parte bassa della costa dello Ionio alla ricerca di tracce. Quando queste vengono individuate si verifica la presenza delle uova, aprendo il tetto del nido e inserendo un data logger per registrare le temperature. Il nido viene poi ricoperto e l’area messa in sicurezza.
La schiusa avviene dopo circa 50-60 giorni. Una volta che il personale ha idea di quando potrà avvenire il nido viene presidiato al fine di fornire la giusta assistenza ai piccoli. Quest’anno la stagione sarebbe leggermente indietro rispetto a dodici mesi fa. Negli altri anni le nidificazioni sono avvenute con leggero anticipo.
«Dal 2006 ci occupiamo di questa attività. Prima però si trattava di avvenimenti sporadici – racconta Carlino – dal 2018 invece individuiamo tra 10 e i 12 nidi. Ci aspettiamo che quello di stanotte sia il primo di una lunga serie».
Se da un lato questa può sembrare una bella notizia in realtà è bene fare alcune riflessioni: «A causa del riscaldamento globale stiamo assistendo a uno spostamento delle nidificazioni di tartarughe dalla parte orientale a parte occidentale del Mediterraneo – dice ancora il Direttore – prima queste avvenivano principalmente sulle coste della Turchia, della Grecia, al massimo nella parte bassa della Sicilia o in Calabria. Ora troviamo uova anche in altre regioni italiane come il Veneto, la Liguria, la Toscana o l’Emilia Romagna».
Una circostanza che ha degli effetti anche sulla determinazione del sesso dei piccoli: «Stiamo assistendo alla femminizzazione della specie – continua Carlino – questo perché al di sopra dei 29 gradi è più probabile la nascita di femmine. La temperatura nell’uovo determina infatti il sesso nell’esemplare adulto. Sebbene questo si manifesti solo dopo i 25 anni».
Anche per questo si procede con un'attenta attività di monitoraggio delle temperature attraverso i data logger. Non a caso quest'anno il Centro sta ospitando anche Chiara Mancino della Università di Roma La Sapienza con la quale è in corso una collaborazione per lo studio delle temperature di incubazione delle uova.