Un pezzo di pane abbandonato per strada da cui spunta un chiodo: lo ha trovato un uomo che stava passeggiando in zona Monte Cucco, a Campomarino, in provincia di Campobasso, insieme con il suo cane, un ritrovamento che ha subito voluto immortalare e condividere sui social.
«A quel… che mette i chiodi nel pane, avrei il bisogno di conoscerti. Attenzione zona Monte Cucco Campomarino», ha scritto il cittadino condividendo un breve video su Facebook in cui mostra il pezzetto di pane e il chiodo chiaramente visibile al suo interno. Fortunatamente il cane non ha ingerito il pane, ma stando a quanto riferito da alcuni residenti, non sarebbe il primo ritrovamento di esche killer in zona. La segnalazione è stata quindi inoltrata alle autorità, e l’attenzione è massima tra chi condivide la vita con un cane o un gatto, anche se a rischio, in questo caso, sono anche gli animali selvatici.
Quello di Campomarino è soltanto l’ultimo di una lunga serie di episodi preoccupanti che si sono verificati negli ultimi mesi un po’ in tutta Italia, un triste segnale di come ci siano ancora persone che ritengono legittimo mettere a rischio la vita degli animali magari perché infastiditi da deiezioni o rumori. Come denunciato dalle associazioni, soltanto nel mese di agosto si sono registrati centinaia di casi di avvelenamento e spargimento di esche killer ai danni di animali in moltissime zone del Paese, da Fagnano Olona (VA) a Sora (FR) passando per Thiene (VI), Gattatico (RE), San Leucio del Sannio (BN), Asti, Castel San Giorgio (SA), Tradate (VA).
Centinaia di casi negli ultimi mesi che coinvolgono tutto il Paese e mietono vittime di tutti i tipi. Un fenomeno pericolosissimo e purtroppo molto diffuso, che a oggi ancora non ha una legge ad hoc che lo punisca. Il Codice Penale italiano, infatti, punisce l'uccisione, il maltrattamento e l'abbandono di animali, ma non specificamente l'avvelenamento, ed è anche per il numero crescente di casi e l'aumentata attenzione al problema che le associazioni animaliste chiedono da tempo, a gran voce, una legge specifica.
Tra i portavoce della richiesta c'è anche LNDC Animal Protection, che da tempo chiede alla politica di approvare una legge ad hoc e di rendere tracciabile l’acquisto di veleni, così da poter risalire più facilmente ai responsabili di queste stragi. Se è vero, infatti, che a febbraio la Lega ha presentato una proposta di legge per introdurre il reato di “strage di animali”, che si configurerebbe per chi utilizza polpette e bocconi avvelenati o esche con chiodi, questa proposta e altre simili sono ancora in fase di valutazione, e nulla di concreto è stato fatto.
«È importante che il buon esempio parta proprio da noi che condividiamo la nostra vita con i nostri compagni animali – aveva detto Piera Rosati, presidente di Lndc Animal Protecion – Ricordiamoci sempre di raccogliere le deiezioni, evitiamo che i nostri cani disturbino gli altri e, nel caso delle colonie feline, lasciamo sempre tutto pulito. In questo modo sapremo di essere nel giusto e non daremo appigli a questi criminali per giustificare quello che è a tutti gli effetti un reato. Allo stesso tempo, comunque, torno a chiedere alle istituzioni di prendere una posizione chiara contro questi comportamenti, approvando una legge ad hoc che li punisca in modo esemplare e rendendo più difficile e tracciabile l’acquisto di sostanze tossiche che attualmente invece sono troppo facili da reperire da parte di chiunque».