Alcuni allevatori sostengono che non ci sono prove scientifiche che il gavage, cioè l’alimentazione forzata a cui vengono sottoposte anatre e oche per produrre il foie gras, causi dolore o danni alla salute. Non è chiaro però allora come queste persone giudichino l’infilare fino alla gola di uno di questi animali un lungo tubo di metallo per fargli arrivare direttamente nello stomaco dai 200 ai 400 grammi di mangime forzandoli ad ingrassare tanto da passare in pochi giorni da 4 a 7 chili.
Una domanda a cui non possono certamente rispondere le migliaia e migliaia di oche e anatre che ancora ogni anno vengono ingrassate a forza per produrre solo in Europa più di 19.000 tonnellate di foie gras, circa il 90% dell’intera produzione globale. Una “prelibatezza” che invade le tavole di tutti i paesi europei soprattutto durante le feste natalizie e che quindi sta per tornare in bella vista sulle tavole imbandite a festa. La Francia, soprattutto, non è disposta a rinunciare al suo rito tradizionale: da sola consuma il 78% della produzione mondiale ed è anche il maggiore esportatore a livello globale e il principale partner commerciale dell’Italia.
«I risultati dell’ultimo Eurobarometro della Commissione europea mostrano che un’ampia maggioranza di cittadini europei (84%) e italiani (88%) desidera che il benessere degli animali allevati a scopo alimentare sia maggiormente tutelato – dice Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa. – Ma, come dimostrano ancora una volta le immagini degli allevamenti di oche e anatre, non c’è nulla di più lontano dal benessere animale dell’alimentazione forzata, che deve essere abolita in Europa una volta per tutte». Le immagini a cui fa riferimento Cupi sono quelle Animal Equality ha appena diffuso dopo averle raccolte all’interno di alcuni allevamenti di anatre in Francia. Sono immagini che mostrano la crudeltà dell’alimentazione forzata ancora utilizzata per la produzione di foie gras e sono state diffuse proprio per lanciare una campagna per chiedere di fermare questa pratica in tutta Europa.
Sono immagini molto crude perché la coercizione che questi animali subiscono senza poter sfuggire al loro destino è innegabile ed evidente. Tenute per il lungo collo, le anatre e le oche subiscono questa violenza ogni giorno per settimane. Mentre una mano le costringe a rimanere con il becco aperto, un lungo tubo metallico viene infilato fino in fondo alla gola per evitare interruzioni nell’ingoiare il cibo e per far si che il fegato ingrassi costantemente, accumulando grasso in eccesso all’interno delle cellule. Una vera e propria malattia che si chiama “steatosi epatica” e che garantisce che, quando il fegato verrà estratto durante la macellazione, sarà arrivato a pesare tra i 550 e i 700 grammi, ovvero da 7 a 10 volte in più rispetto al suo peso normale.
Il “gavage”, cioè questa alimentazione forzata, è una pratica utilizzata negli ultimi 15 giorni di vita negli allevamenti, così come testimonia la video inchiesta di Anmal Equality Europa. Venduto come un’eccellenza culinaria a prezzi molto elevati, che ne fanno anche un piatto da “tavola delle feste”, è quindi un prodotto gastronomico che proviene direttamente da animali torturati e malati. Una produzione fortemente condannata da un Rapporto del Comitato Scientifico Veterinario dell’Unione europea, che giudica l’alimentazione forzata “nociva per il benessere degli animali”. «Tuttavia – sottolinea Animal Equality – nonostante anche la FAO ritenga la pratica dell’alimentazione forzata nociva per gli animali, nel 2022 il Parlamento europeo ha approvato una relazione in cui si afferma che la produzione è basata su procedure di allevamento rispettose dei criteri di benessere animale».
In Italia la produzione di foie gras tramite alimentazione forzata è vietata dal 2007, mentre in Europa questa pratica è consentita ancora in alcuni Paesi. Malgrado questo però in Italia è ancora consentito il suo commercio e l’importazione. Gli acquisti on line, infatti, non sono illegali. Basta scorrere le offerte che offre la rete per farsi un’idea del mercato ancora molto appetibile rappresentato da questo comparto. Ad ogni modo come sottolinea Animal Equality «anche se la vendita non avviene più nei supermercati, nel nostro Paese prosegue tuttavia in alcune gastronomie e avviene inoltre nei ristoranti, in particolare in Lombardia, Lazio e Piemonte».