Due poiane morte, abbattute a fucilate dai bracconieri, in pochi giorni. Succede nella provincia di Trento, a intervenire in entrambi i casi la sezione locale della Lipu che ha provato in ogni modo a soccorrerle, senza successo.
Il primo caso è forse quello più inquietante. La poiana è stata impallinata nella zona di Tiarno di Sopra, e nonostante fosse ferita gravemente a un’ala e al corpo è riuscita a continuare il volo per un breve tratto. Poi è precipitata, finendo in un centro abitato. Qualcuno, qui, invece che chiamare immediatamente i soccorsi l’ha presa e l’ha buttata in un cassonetto dell’immondizia, ancora viva. A trovarla sono stati alcuni netturbini che hanno prima avvisato i Carabinieri Forestali e poi la Lipu di Trento, che l'ha poi portata alla clinica veterinaria AnimalCare, dove è stata sottoposta a radiografie che hanno confermato la presenza di pallini da caccia. Le ferite riportate però erano troppo gravi, e ai veterinari della clinica – che collabora in modo continuativo con la Lipu – non è rimasto altro da fare che procedere con l'eutanasia.
La storia, doppiamente crudele alla luce del modo in cui il rapace ferito è stato gettato via come un rifiuto, quando magari poteva essere soccorso più tempestivamente e salvato, assume contorni ancora più inquietanti alla luce del secondo caso. Questa volta la poiana, una specie protetta che è proibito per legge cacciare, è stata recuperata in difficoltà a Storo dalla stazione forestale di Borgo Chiese. Anche questa volta il rapace è stato portato alla Clinica Veterinaria Animal Care, e la radiografia ha evidenziato chiaramente la presenza di molti pallini. Le ferite hanno provocato una grave frattura incurabile, e per l’animale non c’è stato niente da fare.
Sergio Merz, responsabile della sezione di Trento della Lipu, ha definito «impressionante quante volte sia stata colpita: di certo non in modo accidentale, sottolineando per l’ennesima volta quanto poco rispetto ci sia per la fauna selvatica e la natura. A colpire i soliti cacciatori che in questo periodo praticano la caccia agli uccelli e sparano a quello che capita. Finiamola di chiamarli bracconieri, il bracconiere nel 80% dei casi è un cacciatore o ex cacciatore che viene colto con le mani nel sacco».
Il Cras di Trento e la piaga del bracconaggio
In Trentino è frequente soccorrere rapaci infortunati o, molto più spesso, vittime di bracconieri che in aperta violazione della legge imbracciano la doppietta. Proprio a tutela di questi animali, e degli altri selvatici che popolano i boschi e le montagne trentine, nel 2004 la Provincia Autonoma di Trento ha istituito il Centro Recupero Fauna Selvatica di Trento e lo ha affidato alla gestione della Lipu. Ogni anno vengono ricoverate e curate diverse centinaia di uccelli selvatici in difficoltà, cui sono riservate 7 ampie voliere, 2 tunnel di volo, una sala degenza e una sala specifica per l’alimentazione dei nidiacei, cui si aggiunge un’area didattica.
«Quella degli illeciti venatori è una piaga sociale – spiega Merz – Nella maggioranza dei casi non sono nemmeno scoperti, anche per la scarsità di vigilanza dovuta al poco personale forestale sott’organico e alle ridicole sanzioni. Siamo stufi di questostillicidio di animali protetti, e proponiamo che nelle sezioni dove si sono avuti questi atti sconsiderati siachiusa la caccia almeno per un periodo a scopo di deterrenza».