Il Presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha firmato nella giornata di ieri un'ordinanza che obbligherà i cittadini dei Comuni di Cavedago, Fai della Paganella, Andalo e Molveno a collocare bidoni metallici "anti-orso" per i rifiuti organici e solidi urbani. La decisione arriva a seguito di alcuni avvistamenti nei mesi di maggio e giugno di M62, un altro esemplare di plantigrado residente in zona, avvenuti proprio nei pressi dei bidoni dei centri abitati interessati all'ordinanza, gli stessi in cui lo scorso anno l'orso M57 aveva preso l'abitudine di nutrirsi fino al mese di agosto quando il ferimento di un passante ne causò l'immediata cattura e la detenzione presso il recinto del Casteller di Trento.
I bidoni di Andalo e Molveno non sono una novità
La questione dei bidoni "anti – orso" nella zona di Andalo e Molveno è una problematica emersa già a seguito dell'aggressione del 20 agosto scorso. Anche in quel caso la Provincia autonoma aveva rilasciato un comunicato stampa in cui parlava della gestione dei rifiuti, sottolineando di aver attivato 100 siti con più 200 cassonetti "anti intrusione" dell'orso. Non abbastanza però secondo ISPRA che nel rapporto pubblicato nel gennaio di quest'anno denunciava comunque numerose criticità e disuguaglianze locali sostenendo che: «Queste differenze nella gestione hanno ad oggi limitato l’efficacia dell'azione preventiva, rendendo disomogenea l’adozione dei sistemi anti-orso da adottare presso i punti di raccolta dei rifiuti». E anche noi di Kodami, nello stesso periodo avevamo visitato Andalo, rilevando le stesse criticità e la possibilità che queste carenze guidassero a nuove incursioni, nonostante la necessità di gestione del plantigrado non sia una novità da queste parti, dove l'orso abita i boschi da oltre 20 anni.
La cattura di M57 ad Andalo come punto di partenza per il cambiamento
Quanto avvenuto lo scorso anno ad Andalo è stato però un momento di svolta definitivo per la convivenza tra l'uomo e l'orso nella Provincia autonoma di Trento. A partire da quel giorno infatti, le associazioni locali hanno cominciato ad alzare la voce denunciando inefficienze e superficialità da parte della gestione faunistica della giunta guidata dal leghista Maurizio Fugatti, chiamata più volte a dare spiegazioni per le decisioni prese. Poco più di un mese dopo l'evento che ha causato la cattura di M57 infatti è stato compilato il rapporto dei carabinieri del CITES, i quali a seguito di una visita al recinto del Casteller hanno manifestato numerose perplessità riguardo le condizioni di vita degli animali, chiedendo un intervento per migliorarne il benessere. Ed è stato a partire da quel momento che il centro sociale Bruno e l'Assemblea Antispecista si sono unite creando il movimento #Stopcasteller, attraverso il quale sono state organizzate due manifestazioni con l'obiettivo di chiedere maggiore tutela per gli orsi.
L'ordinanza arriva in ritardo di 20 anni e qualche mese riducendone l'efficacia
La decisione da parte della Provincia autonoma di Trento arriva quindi in ritardo di molti anni rispetto alle necessità del territorio e alle richieste di ISPRA che ne aveva previsto l'emergenza. Il provvedimento viene inoltre attivato proprio in un momento cruciale dell'anno per il Trentino, ovvero l'inizio della stagione turistica, quando il numero di persone che frequentano i boschi della zona aumenta vistosamente e gli orsi, svegli ormai da mesi, hanno già preso l'abitudine di rintracciare alimenti nei comuni interessati dall'ordinanza.
In questo caso è proprio la Provincia che, nel comunicato stampa, nota che non sarà sufficiente questo intervento tardivo per eliminare completamente la possibilità di incontro: «È probabile che nel territorio in questione si verifichino ulteriori prossime incursioni di plantigradi ai cassonetti dei rifiuti posti negli abitati – si legge nel comunicato – e che nel periodo estivo i comuni di Cavedago, Andalo, Molveno e Fai della Paganella vanno incontro a una massiccia presenza turistica, pernottante o di giornata e che ciò pone non poche difficoltà oggettive nel mantenere i rifiuti fuori dalla portata degli orsi», sebbene sia evidente che il problema gestionale non vada ricercato nella naturale presenza degli orsi o dei turisti, bensì nella mancanza di dispositivi adatti, che da molto tempo dovrebbero trovarsi già sul posto.