Nei giorni scorsi la Provincia Autonoma di Trento ha annunciato di aver approvato le nuove linee guida per la gestione dell’orso sul territorio trentino. All'interno del documento vengono descritti tre tipi di azioni nei confronti degli orsi problematici: «Leggere, energiche (radiocollare e cattura con successivo spostamento) e, per ultima la rimozione attraverso l’abbattimento». Approfondendo i precedenti documenti però, risulta evidente che le azioni descritte erano in realtà già presenti nel Piano d'Azione per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali (Pacobace) e ci si chiede quindi quali siano allora le reali motivazioni di questo nuovo comunicato così simile a quanto appunto già in essere nei contenuti.
Il consigliere Michele Dallapiccola, medico veterinario e ex assessore provinciale all’agricoltura, alle foreste e alla caccia tra le varie deleghe, commenta a Kodami: «Analizzando il testo della delibera, si vede chiaramente che le tabelle riportate sono le stesse del Pacobace, infatti ci stiamo chiedendo in molti il perché di questo intervento che non porta assolutamente a nulla se non a far credere che si stia lavorando attivamente in questo ambito quando di fatto non è così».
L'unica novità: «Non vincolante il parere dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale»
Secondo la Provincia di Trento, questa azione di rinnovamento delle linee guida era indispensabile in quanto: «Si colma una lacuna nell'attuale assetto normativo, specificando nel dettaglio le modalità di attuazione del Pacobace, in particolare per quanto riguarda il capitolo sui "Criteri e procedure d’azione nei confronti degli orsi problematici e d’intervento in situazioni critiche"».
Andando a leggere il capitolo del Piano d'azione citato dalla Provincia Autonoma nel comunicato stampa, però, la gestione delle situazioni potenzialmente pericolose viene già descritta con perizia e allo stesso modo vengono definite le azioni da attuare in base alle situazioni che si possono venire a creare sul territorio. Inoltre, gli atteggiamenti cosiddetti "anomali" messi in atto da parte dei plantigradi vengono ripresi anche in un'ulteriore tabella all'interno della quale sono descritti i diversi interventi attuabili in base al livello di effettiva pericolosità. All'interno del testo del Pacobace è riportata anche la possibilità di abbattimento come soluzione ultima e in mancanza di alternative: anche in questo caso quindi, le linee guida comunicate dalla Provincia Autonoma non innovano o cambiano le precedenti disposizioni.
Ciò che invece cambia secondo il testo delle "nuove" linee guida è un dettaglio, passato forse più in secondo piano. «L'unica vera differenza è che la Provincia Autonoma dichiara come non vincolante il parere di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in ambito di gestione delle situazioni critiche – spiega Michele Dallapiccola – Ma si tratta, in questo caso, di un atto di forza e bisognerà quindi attendere anche il loro parere a riguardo».
L'ipotesi di abbattimento, l'ex assessore: «Mi assumo le responsabilità! Meglio morto che drogato in un recinto»
Michele Dallapiccola, poi, commenta e spiega un passaggio molto delicato, ovvero quello relativo all'abbattimento degli orsi: «Sono stato proprio io nel 2014 a inserire questa possibilità, ma per quanto mi riguarda vivo serenamente e mi assumo questa colpa. So che attiro verso di me le critiche da parte degli animalisti ma sono convinto che la captivazione dei plantigradi non sia mai una scelta che li condurrà al benessere. Drogarli per impedirgli di sbattere la testa contro le sbarre del Casteller è forse meglio che addormentarli per sempre?».
Eppure ci sono anche altre strategie, secondo il consigliere, che permetterebbero al Trentino di dare una svolta importante alla convivenza con gli orsi: «Dialogare con le province limitrofe, offrire formazione ai cittadini in modo da conoscere l'animale e diminuire la paura sarebbero azioni che permetterebbero di risolvere molti conflitti. Purtroppo però l'azione politica si sta dimostrando poco interessata a questo fattore, visto che negli ultimi 4 anni ha organizzato solo 3 incontri con la cittadinanza – e conclude – a mio parere ciò che dobbiamo fare è valorizzare la convivenza con questo animale, che rappresenta una risorsa per il territorio e, se necessario, intervenire sull'individuo, ma solo nell'ottica di preservare l'intera specie».