Tredici elefanti “inglesi” tornano a casa in Kenya volando su un Boeing 747, ribattezzato, per la particolarità dei suoi passeggeri, “Dumbo Jet” . L’eccezionale operazione di “rewilding” è stata organizzata dalla fondazione Aspinall, un ente per la protezione degli animali e servirà, come ha sottolineato Carrie Johnson, la moglie del primo ministro inglese e capo del dipartimento di comunicazione dell’associazione, anche per «sostenere l'economia del Paese africano duramente colpita dalla pandemia di coronavirus».
In questo momento i tredici pachidermi vivono a Canterbury, nel Kent, in un piccolo zoo. Una dozzina è nato nel parco, mentre uno in Israele. Ma come specificato da Johnson in un articolo scritto per il The Sun «nonostante la loro vita nel Kent sia abbastanza buona, tutto considerato, l’Africa è il loro posto».
È la prima volta che un intero allevamento di elefanti viene rilasciato in libertà, spiega sempre nell’articolo il presidente della Fondazione Damian Aspinall, aggiungendo che un’altra operazione è prevista per il prossimo anno. La notizia però non è stata particolarmente gradita dal servizio faunistico keniota che ha dichiarato di non essere stato mai contattato in merito all'operazione. Mercoledì, il Ministero del Turismo e della fauna selvatica ha twittato la sua preoccupazione per le notizie riportate sui media.
«Nè il Ministero né il Kenya Wildlife Service (KWS) sono stati contattati o consultati in merito. Il trasferimento e la riabilitazione di un animale da uno zoo non è facile ed è un affare costoso». La decisione finale comunque, richiederà l'approvazione formale del governo keniota che, appunto, al momento non è stata data. Inoltre, sarà soggetta alle linee guida nazionali e internazionali sull'introduzione della fauna selvatica.
Anche animalisti e ambientalisti hanno dichiarato le loro perplessità sull’operazione, soprattutto per quanto riguarda il trasporto. E l’ecologista Ben Okita, direttore della conservazione, della politica e della pianificazione di Save the Elephants e co-presidente del gruppo specializzato in elefanti africani presso l'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), ha avvertito che i progetti di rewilding fatti in passato qualche difficoltà l'hanno avuta.
E non è solo un problema di trasporto, ma le motivazioni riguardano anche l’integrazione degli animali “nuovi” con i compagni elefanti già presenti e gli altri animali selvatici, per non parlare degli abitanti umani. Pensando solo al trasporto, infatti, senza considerare questo aspetto, potrebbe essere pericoloso per l'elevata intelligenza degli elefanti che rende le loro esigenze particolarmente complesse. Tuttavia, se lo schema dell’operazione dovesse avere successo, Okita ha convenuto che sarebbe estremamente positivo visto che «tornare a casa è sempre positivo per qualsiasi specie».