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5 Agosto 2024
12:10

Tre persone su quattro contrarie alla presenza dell’orso: il sondaggio della Provincia di Trento

Tre residenti in Trentino su quattro giudicano negativamente la condivisione del proprio territorio con gli orsi. Sono risultati di un’indagine di BVA Doxa commissionata dalla Provincia Autonoma di Trento, e duramente contestati dalle associazioni di tutela ambientale locali.

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Tre residenti in Trentino su quattro giudicano negativamente la condivisione del proprio territorio con gli orsi. Sono risultati di un’indagine di BVA Doxa commissionata da Trentino Sviluppo, società della Provincia Autonoma di Trento, allo scopo di rilevare il livello di gradimento e preoccupazione dei trentini in merito alla presenza dell’orso bruno.

Secondo la rilevazione , il 32% dei residenti in Trentino considera la presenza dei plantigradi «per niente gradita», percentuale che sale al 37% nel Trentino Occidentale, mentre per il 41% è «poco gradita». Complessivamente, il 73% dei trentini giudica negativamente la presenza degli orsi sul proprio territorio. Un dato che nel precedente sondaggio del 2011 si attestava al 62%.

Tra le motivazioni più comuni di chi si dice contrario alla presenza dell’orso, vi è l'opinione secondo cui questi animali «sono pericolosi per l'uomo» (36%), seguita da «sono troppi e vanno regolati» (28%) e «fanno paura» (22%). Il 21%, inoltre, sostiene che la propria contrarietà derivi dalle limitazioni dei comportamenti che inducono gli orsi con la loro presenza.

L'indagine indaga anche la risposta dei trentini rispetto alla legge provinciale nota come "Ammazza-orsi" che secondo le intenzioni del promotore, l'assessore Roberto Failoni, permetterebbe di abbattere fino a 8 orsi problematici all'anno, ma che secondo le opposizioni all'interno del consiglio provinciale sarebbe un mero strumento di propaganda utile ad acquisire consenso tra i cittadini più restii a condividere il proprio spazio con i plantigradi. Il 69% degli intervistati da Doxa si dichiara favorevole, mentre il 25% si dice contrario.

Il senso di preoccupazione personale per la presenza dell’orso coinvolge il 56% degli intervistati, nel 2011 la preoccupazione complessiva era pari al 17%. Quello del 2011 non è stato però il primo sondaggio commissionato dalla Provincia per sondare il sentimento dei cittadini rispetto alla convivenza con i grandi carnivori. Gli animali sono stati reintrodotti attraverso il progetto Life Ursus nei primi anni Duemila e due indagini realizzati dall'istituto Doxa nel 1997 e nel 2003 avevano rilevato che oltre il 70% degli intervistati delle valli del Trentino occidentale si dichiarò favorevole alla presenza dell’orso, ad eccezione degli abitanti delle città di Trento e Rovereto. Solo nel 2011 si cominciarono a registrare le prime inversioni di tendenza.

In particolare, nel sondaggio eseguito 5 anni dopo il rilascio del primo orso in Trentino, la maggior parte delle persone giudicava ancora questo animale non pericoloso: ben il 91% dichiarava di non essere stato, negli ultimi anni, personalmente preoccupato per questa presenza, dimostrando di essere stato scarsamente informato circa le misure di prevenzione e sicurezza da tenere in un contesto naturale in cui sono presenti animali selvatici.

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Il sondaggio Dox del 2004 (Fonte: Pat)

Dalla nuova analisi emerge che il 75% degli intervistati si dichiara genericamente «informato sui comportamenti da adottare in presenza dell’orso», soprattutto i giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni (81%). «Si tratta della conferma di una percezione emersa in maniera chiara in occasione degli incontri che abbiamo promosso nel Trentino occidentale con gli amministratori comunali e delle Comunità di valle, per presentare le iniziative di gestione, sorveglianza e comunicazione messe in campo da Provincia e Trentino Marketing», ha osservato l’assessore Failoni.

Sono durissime invece le parole delle associazioni di tutela ambientale e animale Io non ho paura del lupo APS, WWF Trentino, ENPA del Trentino e LAV Trentino che in un comunicato congiunto denunciano proprio le comunicazioni fatte dall'amministrazione provinciale in questi anni: «Questi risultati sono figli del pesante e irrazionale clima di disinformazione che quotidianamente colpisce tutti noi cittadini trentini. Sono anni che noi abitanti del territorio siamo bersagliati da una mole di informazioni contrastanti e confuse su orso e grandi carnivori. Articoli, inchieste, dichiarazioni e sproloqui che fanno spesso leva sulle paure e che inevitabilmente hanno fatto crescere i timori nella popolazione residente».

Tra i sondaggi realizzati tra il 1997 e il 2003, e quelli tra il 2011 e il 2024 c'è una differenza cruciale che riguarda strettamente le modalità con cui è stata gestita la coesistenza tra orsi e persone. Il 2004 è l'anno nel quale il progetto che ha portato dieci orsi sloveni in Trentino è ufficialmente finito. Il coordinamento del Life Ursus infatti è passato dal Parco naturale dell'Adamello Brenta alla Provincia Autonoma. Un passaggio di testimone che negli anni è stato duramente criticato, fino a sfociare nella denuncia per omicidio colposo rivolta al presidente trentino Maurizio Fugatti e al sindaco di Caldes Antonio Maini, a seguito della morte di Andrea Papi. Il pm di Trento ha richiesto l'archiviazione della denuncia presentata dalle associazioni di tutela animale ma soprattutto dai genitori del 26enne che ha perso la vita a seguito dell'incontro con l'orsa JJ4.

I genitori di Papi hanno sempre dichiarato di voler trovare le responsabilità umane dietro alla morte del loro figlio, denunciando contestualmente l'immobilità di Fugatti nel garantire la sicurezza dei propri cittadini. Eppure, oggi la Provincia ha fatto proprio del tema della «sicurezza» il proprio cavallo di battaglia nella comunicazione pubblica. «Oggi quando si parla di orso il tema della sicurezza è l’unico ormai proposto dalla Provincia – rilevano gli attivisti – eppure la possibilità di farsi male incontrando un orso resta talmente remota nella realtà che dovrebbe rimanere sì un tema importante, ma comunque marginale rispetto alla sicurezza negli ambienti naturali, basti pensare che solo nel corso del 2023, in Italia 492 persone sono decedute in montagna, 45 nel solo Trentino, così come testimoniato dall’ultimo rapporto del Soccorso Alpino e Speleologico. Eppure qui si continua a far credere alle persone che il problema, anzi l’unico problema, sia l’orso, mirando ad alzare di continuo in maniera immotivata e irrazionale il livello della paura e del confronto fra supposti “cittadini / ambientalisti da salotto” che del vivere nell’ambiente non sanno nulla e "valligiani / abitanti dei boschi” che devono subire le scelte dei “cittadini”».

Secondo la Provincia, sul senso di preoccupazione personale per la presenza dell’orso espresso dal 56% degli intervistati pesa anche il ricordo degli attacchi, citati espressamente dal’87% degli intervistati. Tra di loro, il 53% dichiara di aver cambiato le proprie abitudini. I cambiamenti si rilevano maggiormente nel Trentino Occidentale (61%) e tra le donne (55%) e riguardano soprattutto “frequentare meno i boschi” (87%) ed "evitare zone poco frequentate” (29%). Tuttavia, gli attacchi in molti casi sono stati determinati proprio dalla scarsa conoscenza degli orsi e della loro presenza sul territorio, a cominciare dall'episodio più grave e terribile, quello che ha coivolto Andrea Papi. Secondo gli amici e i familiari, il giovane non si sarebbe mai avventurato nei boschi sopra Caldes se avesse saputo che lì c'era un orso.

A questo, si aggiunge l'ampio risalto dato sui media non solo degli attacchi, ma anche degli avvistamenti di orsi nei boschi e sui sentieri, una prassi che ha contribuito a esacerbare il clima di paura. Una escalation si è concretizzata con episodi di giustizia sommaria che hanno portato all'uccisione di due orsi presenti nella lista degli individui «problematici» della Provincia.

Come hanno sottolineato più volte gli esperti, su questo tema, come in qualunque attività sia lavorativa che ludica svolta in montagna, il pericolo zero non esiste e non potrà esistere neanche abbattendo sistematicamente gli orsi trentini. «In considerazione della massiccia disinformazione propinata quotidianamente a tutti noi abitanti del Trentino – hanno – è paradossalmente da interpretare come un successo il fatto che solo il 32% dei residenti consideri la presenza dei plantigradi “per niente gradita.” Inoltre è molto grave che ad oggi la Provincia non abbia reso pubblica la relazione accompagnatoria del sondaggio ricevuta dalla Doxa, che dovrebbe contenere anche i dati relativi al gradimento: questi sono rimasti fuori dal comunicato stampa ufficiale, che ha messo in evidenza solo paura e sicurezza/insicurezza».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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