Ancora un intervento delle forze dell’ordine per contrastare il business illegale di vendita di cani di razza. Questa volta l’operazione è scattata tra i Comuni di Misano Adriatico e di Montefiore Conca, nel Riminese, e ha coinvolto tre allevamenti tra i Comuni di Misano Adriatico e di Montefiore Conca, nel Riminese.
L'attività condotta dagli uomini della Guardia di Finanza di Cattolica con l'ausilio dei rilievi aerofotografici dei colleghi della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Rimini, hanno fatto emergere che gli allevatori controllati avevano iscritto all'anagrafe canina, negli ultimi cinque anni, circa 500 cani tra cui Lhasa Apso, Bouledogue Francesi, Golden Retriever, Akita Inu e Shiba Inu. Tutto senza mai presentare dichiarazione dei redditi, evadendo così il Fisco per mezzo milione di euro.
L'escamotage usato dai tre allevatori era il più semplice: hanno sempre dichiarato di essere allevatori amatoriali, ovvero gestori di allevamenti che contano su meno di 5 fattrici e/o meno di 30 cuccioli nati annualmente. La differenza con quelli professionali è importante proprio a livello fiscale, perché l'allevamento professionale è considerata un'attività imprenditoriale a tutti gli effetti ed è di conseguenza regolata in questo senso.
I cani, inoltre, tutti di razze molto richieste sul mercato, venivano venduti completamente in nero, senza rilasciare alcun documento fiscale. Sono quindi scattati i controlli che hanno portato alla constatazione di ricavi non dichiarati al Fisco per circa mezzo milione di euro. Gli allevatori sono stati segnalati all'Agenzia delle Entrate per il recupero dei ricavi a tassazione e l'irrogazione delle relative sanzioni amministrative.
Si tratta, come detto, dell'ennesimo controllo da parte delle forze dell'ordine su un business, quello della vendita illegale di cuccioli di razza, che genera ricavi da capogiro. E che viaggia su filoni paralleli, che poco o nulla tengono in considerazione il benessere animale: da un lato l'importazione di cuccioli dell'Est Europa, animali che vengono fatti viaggiare per ore, ammassati l'uno sull'altro, e che spesso sviluppano patologie a volte mortali, privi di microchip, vaccinazioni e controlli veterinari: dall'altro quello degli pseudo-allevatori, a cui interessa eludere la normativa esistente in diverse maniere e avere redditi costanti non dichiarati.