L'Italia è uno degli snodi principali e la più importante porta di accesso per i traffici illeciti di animali dall'Est Europa. Un giro d'affari milionario sulla pelle dei cuccioli sempre più difficile da contrastare e in continua evoluzione. Non sono solo cani e gatti al centro del mercato nero degli animali, sempre più specie selvatiche protette arrivano o transitano per il nostro paese, mettendo a rischio la loro conservazione. Sono questi alcuni degli spunti più importanti emersi dal webinar congiunto tra LAV e Arma dei Carabinieri sul complesso fenomeno dei traffici illeciti di animali. Come per il precedente appuntamento, focalizzato invece sulla lotta al bracconaggio, l'evento ha rappresentato un importante momento di incontro tra addetti ai lavori e forze dell'ordine con l'obiettivo di mettere insieme tutte le professionalità coinvolte sul tema per evidenziare gli elementi di forza e debolezza nella lotta al traffico di animali. Il webinar è stato moderato da Carla Campanaro, avvocato e responsabile ufficio legale LAV, e diviso in due blocchi: specie selvatiche e animali da compagnia.
Traffico di specie esotiche, una minaccia per la biodiversità e la salute umana
Il traffico di specie selvatiche esotiche e particolarmente protette sta diventando sempre più centrale nei dibattiti sulla conservazione della biodiversità e sull'emergenza di nuove potenziali zoonosi, come ha sottolineato nel primo intervento Lorenzo Ciccarese, responsabile dell'Area per la conservazione delle specie e degli habitat per l'ISPRA e l'IPBES, la piattaforma intergovernativa per le politiche sulla biodiversità e gli ecosistemi. Tutti i principali organismi internazionali sono ormai concordi, siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa e la colpa è delle attività umane. Non si parla abbastanza della crisi della biodiversità e dell'estinzione delle specie, spesso in secondo piano rispetto all'emergenza climatica.
La perdita innaturalmente veloce di specie selvatiche rischia di mettere in crisi gli ecosistemi e di alterare i cicli biogeochimici, come quello del carbonio e dell'acqua, e di accelerare il rischio di nuove pandemie, come accertato ormai da tutti i rapporti internazionali. Ormai è chiaro che distruzione della natura, perdita di biodiversità e deforestazione aumentano il rischio di zoonosi, come successo per la pandemia da Covid-19 e il traffico di specie esotiche è uno degli elementi centrali.
Circa 1 milione di specie rischia di sparire nel giro di qualche decennio secondo l'IPBES, anche a causa del commercio illegale di specie rare e particolarmente protette, come ha evidenziato Marco Trapuzzano, Comandante dei Carabinieri CITES Napoli, che ha ricordato i risultati dell'operazione "Arca di Noè". In una sola attività investigativa condotta a Napoli furono sequestrati ben 117 animali esotici trafficati illegalmente, tra cui varani, boa, serpenti a sonagli e rane freccia velenose del genere Dendrobates. Animali non solo particolarmente protetti ma anche potenzialmente pericolosi per l'uomo a causa del loro veleno. Molti di questi animali erano detenuti in condizioni pessime e una buona parte era già morta al momento del sequestro.
Anche i primati al centro delle rotte italiane
Negli ultimi 20 anni i traffici illeciti di animali esotici sono cresciuti notevolmente, coinvolgendo specie sempre più rare e minacciate come la bertuccia (Macaca sylvana) e ancora una volta l'Italia si trova al centro del fenomeno. Roberto Bennati, direttore generale LAV, ha infatti sottolineato i risultati raggiunti dal progetto Born to be Wild, finalizzato alla prevenzione e repressione del traffico internazionale di bertucce e promosso dalla Fondazione AAP (Animal Advocacy and Protection). Il mercato nero internazionale delle bertucce è in larga misura gestito dalla criminalità organizzata e finalizzato alla vendita di questi animali in diversi stati europei. In Italia ci sono evidenze dell'importante ruolo della Tunisia come paese di transito delle scimmie verso l'Europa, nonostante la specie sia fortemente minacciata di estinzione.
Nel nostro paese le principali porte d'ingresso sembrano essere la Campania e la Sicilia, dove in appena un anno e mezzo sono state sequestrati ben 5 esemplari. Obiettivo del progetto internazionale – come ha ricordato Bennati – non è però solo quello di contrastare i traffici illeciti, ma anche quello di provare a dare nuova vita agli animali sequestrati e accuditi in rifugi specializzati. Purtroppo non conoscendo la provenienza precisa dei primati non è possibile riportarli in natura e sono quindi condannati a vivere il resto della loro vita in cattività. In Nord Africa, luogo d'origine delle bertucce, restano ormai poche migliaia di animali e un solo esemplare acquistato in Africa per circa 50 € può arrivare a essere rivenduto in Europa anche fino 2mila o 3mila €.
Gli animali d'affezione e la tratta dall'Est Europa
La maggior parte dei traffici illeciti di animali nel nostro paese coinvolgono però soprattutto cuccioli di cane provenienti dall'Europa dell'est. Un fenomeno noto ormai da tempo e sotto gli occhi di tutti, ma che resta difficile da contrastare ed è in continua evoluzione, come ha spiegato nel suo intervento Ilaria Innocenti, responsabile animali familiari della LAV. Ogni anno sono infatti migliaia i cuccioli provenienti da allevamenti lager in paesi come Ungheria, Slovacchia, Romania e Serbia. Si tratta soprattutto di razze di piccola taglia, le più richieste sul mercato europeo, che arrivano nel nostro paese per essere rivendute o smistate nel resto d'Europa.
La maggior parte di questi animali viene spesso sottratta alle cure della madre a pochissime settimane dalla nascita e viene trasportata in condizioni igienico sanitarie a dir poco pessime. Molti di questi cuccioli muoiono già durante il trasporto o arrivano in condizione di salute precarie. La maggior parte di questi traffici avviene su gomma, ma la morsa sempre più stringente che l'Italia sta mettendo in campo per contrastare il fenomeno ha spinto i trafficanti a trovare nuove strategie e vie d'accesso.
Come ha spiegato Elisa Calligaris della Procura della Repubblica di Udine, l'Italia è infatti il paese europeo dotato di normative e protocolli di controllo trai più stringenti e che consentono maggiori possibilità di intervento. Tuttavia negli ultimi anni i criminali stanno provando ad aggirare leggi e controlli sfruttando per esempio il cosiddetto "servizio taxi", com'è stato ribattezzato dalla PM Calligaris. Per evitare la confisca i trafficanti si affidano sempre più spesso a ditte specializzate nel trasporto di animali, spesso straniere, che si occupano solamente di fare da tramite tra gli allevatori e i "consumatori", spesso vittime inconsapevoli di tale fenomeno. Inoltre negli ultimi anni sembra stia crescendo sempre più il traffico per via aerea, dove non ci sono ancora grandi forme di controllo e la portata del fenomeno resta in larga parte sconosciuta.
Ci si arricchisce sulla pelle dei poveri cuccioli
In parallelo al contrasto delle illegalità sulla compravendita di cuccioli dall'est, la lotta al traffico di animali ha anche e soprattutto l'obiettivo di tutelare la vita e il benessere degli animali coinvolti. Come ha spiegato Carlotta Bernasconi, presidente dell'ordine dei medici veterinari di Milano, la quasi totalità di questi cuccioli arriva in condizioni di salute disperate. La maggior parte dei traffici coinvolge animali giovanissimi, strappati alle madre dopo pochissime settimane di vita, che viaggiano in condizioni igienico sanitari terribili. Ammassati in spazi angusti o nascosti all'interno di furgoni, i cuccioli sono spesso sedati e costretti a viaggiare per giorni completamenti immersi nelle loro feci. Molti purtroppo non sopravvivono alla traversata ed è per questo che le verifiche sanitarie operate dai veterinari a supporto delle indagini restano fondamentali per contrastare il fenomeno e tutelare la salute dei cuccioli, al di là degli aspetti legali legati al trasporto e alla compravendita.
Ma il mercato come sempre lo fa la domanda, come ha sottolineato nell'ultimo intervento Rossano Tozzi, brigadiere capo del reparto operativo SOARDA dei Carabinieri forestali. Negli ultimi anni infatti la richiesta di cuccioli è andata via via crescendo sempre più, spesso seguendo mode influenzate da film e titoli di successo come La Carica dei 101 e Hachiko, dove sono rispettivamente protagonisti i Dalmata e un Akita Inu. Contrastare il traffico di animali significa quindi monitorare anche come cambiano le richieste di specifiche razze, sulla cui pelle si arricchiscono allevatori senza scrupoli e criminalità organizzata.
Sebbene esistano normative e controlli stringenti spesso però – come ha ricordato il brigadiere capo – le sanzioni sono purtroppo del tutto irrisorie e insufficienti. Il guadagno sulla vita dei cuccioli è infatti tra i più redditizi, persino in confronto al mercato della droga. Un singolo cucciolo acquistato per poche centinaia di euro viene spesso rivenduto con un prezzo fino a 14 volte superiore alla spesa d'acquisto. Questo significa che una sanzione di qualche migliaio di euro viene tranquillamente recuperata con la vendita di appena un paio di cuccioli.
Come emerso da questo importante evento il fenomeno del traffico di animali resta quindi un problema complesso e in continua evoluzione, che tocca numerosi aspetti della nostra società. Dalla tutela del benessere animale a quello della biodiversità, passando per la salute pubblica e la lotta alla criminalità organizzata. L'Italia è al centro di questo fenomeno a livello europea e le associazioni e i Carabinieri dei nuclei specializzati lottano quindi in prima linea per contrastarlo non solo a livello nazionale. Il traffico illecito di animali è purtroppo ancora ben lontano dall'essere debellato, tuttavia sembra stia diventando sempre più centrale all'interno del dibattito pubblico e istituzionale del nostro paese. E questo ci fa ben sperare.