Il 10 gennaio 2024 entreranno in vigore in Campania le nuove linee guida per l'iscrizione dei cani in anagrafe canina. Con una circolare diffusa dalla Direzione sanitaria veterinaria della Regione già a partire dallo scorso marzo, le Asl sono state invitate ad adottare la nuova procedura.
Si tratta di un passaggio di portata enorme per la gestione dei cani in Campania che interesserà sia le associazioni che le famiglie che vivono con questi animali. Le nuove linee guida, infatti, nel tentativo di garantire una maggiore tracciabilità dei cani da parte delle Asl, nei fatti limitano la facoltà d'intervento dei volontari, coloro che realmente in questi anni si sono occupati della gestione degli animali liberi e vaganti.
Cosa cambia per le associazioni
La nuova procedura, così com'è stata comunicata dalla Regione, impone ai volontari di contattare la Polizia municipale al momento del ritrovamento di un cane. L'animale viene quindi portato dagli agenti al canile sanitario e infine a quello di destinazione, una struttura comunale o convenzionata. Per evitare questo passaggio fornendo il microchip della madre, un dato impossibile da sapere per un cane vagante. Ai volontari che trovano cani non registrati, o di cui non conoscono il microchip della madre, è inibita la possibilità di metterlo in uno stallo per evitargli l'ingresso in canile.
Le proteste sono iniziate ad arrivare all'indomani della diffusione della circolare e si sono intensificate nel corso di questi mesi, tanto da richiedere un intervento chiarificatore in Regione Campania. La sollecitazione è arrivata anche dall'interno del Consiglio regionale attraverso il lavoro di Roberta Gaeta: «Ho ascoltato tutte le sollecitazioni che mi sono arrivate nel corso delle settimane e le ho espresse alla Direzione veterinaria – spiega la consigliera – e finalmente qualcosa si è sbloccato, almeno per le associazioni».
Nella risposta inviata a Gaeta si spiega che i cani privi di microchip possono essere affidati ai volontari se questi sono questi sono membri di associazioni del terzo settore iscritte nell'albo regionale, che collaborano con le ASL o delegate dai Comuni. In questo, caso dopo la registrazione a nome del Sindaco, l'animale verrà dato al volontario in "affido temporaneo" a patto che venga fissata una data di sterilizzazione. Ogni volontario può detenere in affido massimo tre soggetti contemporaneamente o un'intera cucciolata se superiore alle tre unità. Per i cani anziani o con patologie, viene fornita al volontario la scheda sanitaria con annotazione di eventuali terapie da somministrare.
Trascorsi 30 giorni l'affido è convertito in adozione definitiva, sempre subordinata alla sterilizzazione del cane. Se invece il cane viene restituito all'ASL entra nella procedura dei cani ritrovati non microcippati, andando quindi in canile.
«In Direzione veterinaria si sono resi conto che le linee guida per come erano state concepite rischiavano di diventare una bomba pronta a esplodere – spiega Gaeta – L'obiettivo era quello di limitare i problemi derivanti dalle cucciolate casalinghe non monitorate e adeguarsi alla normativa europea».
Le nuove disposizioni erano nate per accogliere le disposizioni del Regolamento europeo 2016/429 relativo alle malattie animali trasmissibili. Tale regolamento «prevede la tracciabilità degli animali quale elemento essenziale della politica di controllo delle malattie», come aveva spiegato la Regione stessa in una nota.
Da quell'interpretazione di quel Regolamento, è nata la Legge Regionale 29 dicembre 2022, n. 18. L'applicazione concreta, però, e la conseguente necessità di stilare linee guida esplicative dalla parte della Direzione veterinaria, è stata resa possibile grazie al passaggio dalle anagrafi canine regionali alla Banca dati nazionale.
In realtà, l'Europa chiedeva agli Stati membri, fra questi l'Italia, di elaborare una strategia efficiente per la tracciabilità che potesse garantire un buon funzionamento del sistema di identificazione e registrazione. A questo fine, l'Ue suggeriva vari strumenti: banche dati, con relativi requisiti dettagliati di identificazione, e documenti, ma sottolineava anche l'importanza della flessibilità: «È opportuno ridurre gli oneri e i costi amministrativi e garantire la flessibilità del sistema nei casi in cui i requisiti di tracciabilità possono essere soddisfatti con mezzi diversi da quelli di cui al presente regolamento».
Proprio questa flessibilità era mancata, fino a oggi, nella legislazione Campania. L'unica segnalata a Kodami che nel passaggio alla Banca dati nazionali ha creato problemi alle realtà del Terzo settore che si occupano attivamente di randagismo.
Il sistema di gestione dei cani vaganti si è retto fino a questo momento grazie al lavoro dei volontari, anche quelli "di strada", cioè non associati a realtà riconosciute. Si tratta di persone animate da un profondo e personale senso di responsabilità nei confronti degli animali, la cui autorevolezza è riconosciuta da altri volontari e dalle istituzioni stesse che adesso vorrebbero
Cane di famiglia non microchippato
A pagare il prezzo più alto della nuova procedura saranno le famiglie. Nel chiarimento inviato alla consigliera Gaeta si sottolinea che i cani prelevati dal territorio, privi di registrazione, e condotti da privati cittadini negli ambulatori pubblici non possono essere ceduti agli stessi in "affido temporaneo" come avviene per i volontari. I cani in questi casi vengono registrati a nome del Sindaco del Comune di ritrovamento, segnalati dai servizi veterinari alla Polizia municipale e trasferiti obbligatoriamente al canile sanitario prima del passaggio al canile pubblico o convenzionato.
Solo trascorsi 30 giorni dall'ingresso del cane il privato cittadino potrà accedere all'adozione. Resta dunque il vuoto di tutti i privati cittadini che pur vivendo da anni con un cane non lo hanno mai registrato, e che per la legge non esistono.
La registrazione in anagrafe e l'apposizione del microchip al cane è infatti un obbligo di legge, ma in Campania non tutte le famiglie hanno seguito questa procedura. Consapevoli di ciò, nel corso degli anni le Asl hanno organizzato periodicamente giornate di microchippatura gratuita: vere e proprie sanatorie per diffondere la cultura della responsabilità sul territorio.
Chi non ha aderito sino a questo momento pagherà però una multa salata del valore di 300 euro, e soprattutto si vedrà portato via il proprio compagno animale: una procedura che piuttosto che favorire le registrazioni le farà diminuire sensibilmente, scoraggiando chi per scarsa consapevolezza non si era mai adeguato.
«Non è una battaglia chiusa però – fa sapere Gaeta – Sono tante le cose che possiamo fare per migliorare la situazione di persone e animali in Campania. Continuerò a ricevere le associazioni in Regione per tenere aperta una finestra di dialogo con loro».