Sea Shepherd Italia e Guardia di Finanza sferrano un duro colpo al bracconaggio e alla pesca di frodo del polpo nelle acque del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Dopo mesi di pattugliamenti, appostamenti e indagini il personale del Roan di Livorno e i “guerrieri del mare” hanno sequestrato ben 7.600 trappole per polpi disseminate sui fondali tra Talamone e Marina di Grosseto, il più grande sequestro di questo genere mai avvenuto in Italia.
Il blitz è scattato ad agosto, ma la notizia è stata resa nota soltanto nei giorni scorsi. L’operazione rientra nell’ambito dell’intesa che Sea Shepherd e Guardia di Finanza della Regione Toscana hanno siglato nella primavera del 2022, un accordo bilaterale che prevede il pattugliamento delle acque antistanti il Parco da parte delle navi di Sea Shepherd con l’obiettivo di contrastare il bracconaggio in un’area in cui la pesca al polpo è un’attività molto diffusa perché estremamente remunerativa. E spesso viene svolta utilizzando la micidiale tecnica della pesca con il barattolo: i pescatori legano a una cima di nylon centinaia di trappole di forma cilindrica aperte su un lato che vengono calati paralleli alla costa, con profondità variabili che non superano i 35 metri e si adagiano sul fondo fangoso, trasformandosi in tane all’apparenza sicure per i polpi e in sostegno per la deposizione delle uova di calamari e seppie. Ai pescatori non resta quindi altro da fare che recuperare la cima e svuotare i barattoli per catturare migliaia di polpi.
La legge, proprio per tutelare i polpi e l’ecosistema dell’area protetta, impone che ogni peschereccio possa usare al massimo 1250 barattoli, e che le trappole non possano essere lasciate in modo stabile sul fondale. I rilievi che Sea Shepherd ha svolto nel corso della primavera e dell’estate avevano però confermato che sui fondali dell’area del parco i cilindri erano migliaia, disseminati lungo 40 chilometri di costa per tutto l’anno, anche durante il periodo di fermo biologico.
«Un vero e proprio disastro ambientale, tra i più spaventosi in cui Sea Shepherd Italia si sia mai imbattuta», hanno sottolineato dall’associazione. Che ha immediatamente informato e mobilitato anche gli esperti della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. Il 5 agosto è quindi scattata l’operazione di recupero: le trappole sono state issate sulle navi di Sea Shepherd, dove era presente anche un biologo marino che ha fornito indicazioni utili a liberare in mare i polpi superstiti trovati all’interno dei barattoli, tutti sequestrati.
«I polpi, come quasi ogni altra specie commestibile presente nel nostro mare, risentono dell’eccessiva pesca intensiva che sta svuotando gli oceani – sottolineano da Sea Shepherd – In Italia vengono pescate quasi 3.000 tonnellate di polpi ogni anno. Calcolandone il peso medio, stiamo parlando di centinaia di migliaia di esemplari tolti al mare ogni anno. Il reale numero però, contando anche la pesca sportiva e quella illegale, è difficilmente immaginabile. A causa della biologia del polpo inoltre è molto difficile monitorarne la popolazione, che di sicuro è ridotta a livello locale, ma in generale è in diminuzione ovunque, tanto da poter essere considerata specie sovrasfruttata». Un dato che si rispecchia anche nelle rilevazioni della Fao, secondo cui il consumo globale annuo di questo intelligentissimo invertebrato raggiunge le 420mila tonnellate, dirette principalmente sui mercati italiani, spagnoli, portoghesi, asiatici e, in minoranza, anche statunitensi.