Dopo giorni di “battage” mediatico, i granchi blu stanno adesso pagando, loro malgrado, le conseguenze di una campagna – anche politica – che li presenta come un flagello per i mari italiani. Nella zona del Delta del Po, dove questi crostacei alloctoni stanno proliferando causando danni soprattutto agli allevatori di mitili, alcuni esemplari sono stati oggetto di torture e pesca illegale, le foto diffuse sui social.
A lanciare l’allarme è stata Gabriella Gibin, presidente del Coordinamento Tutela Diritti Animali della Provincia di Rovigo, che ha denunciato sui social quelli che sono, di fatto, episodi di maltrattamento animale: «Da diversi giorni sto ricevendo decine e decine di telefonate da parte di turisti e cittadini residenti infastiditi dall'atteggiamento di alcune persone sulle nostre spiagge – scrive Gibin – Centinaia sono i post che stanno facendolo discutere tutta l'Italia. Granchi catturati che diventano giochi per bambini, messi nei secchielli, torturati fino a staccargli le chele e uccisi a colpi di bastone, liberati nel parcheggio auto di fronte alla spiaggia o a casa lungo i fossi. È questo il messaggio che vogliamo far passare ed è questo il modo per arginare l'emergenza?».
Gibin ha quindi citato il regolamento sulla tutela e il benessere animale del Comune di Porto Tolle, cittadina in provincia di Rovigo che sorge all’interno del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, dove i granchi blu sono diventati, effettivamente, un’emergenza: «L’articolo 9 stabilisce che è severamente vietato toccare, prelevare, giocare con animali acquatici – scrive – Come turista e cittadino posso essere infastidito da questo comportamento adottato da chi non è incaricato di catturare questi animali? I turisti e i cittadini stanno segnalando il tutto alle forze dell'ordine presenti sul territorio e all'ufficio sociosanitario del comune».
Attualmente il Veneto ha chiesto lo stato di emergenza per fronteggiare l’invasione dii granchi blu, una specie aliena originaria delle coste atlantiche dell’America, arrivata in Italia per la prima volta negli anni Cinquanta. Questo crostaceo, che ha dimensioni notevoli e una grande forza nelle chele, si nutre di gasteropodi e bivalvi come cozze, vongole, telline, ostriche, che caccia principalmente nelle vicinanze di lagune ed estuari, dove distrugge l'ecosistema e rappresenta un concorrente sia per le specie di granchi autoctoni sia per i pescatori.
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha di recente incontrato una rappresentanza di pescatori del Delta del Po, sottolineando come il granchio blu che abbia divorato tutte le micro-vongole e predato l'80%-90% di quelle adulte: «La semina di quest'anno è stata totalmente distrutta e annientata dal granchio blu, con una situazione che ogni giorno peggiora – ha detto – Il futuro dell'economia basso-polesana è compromesso, occorre da subito che il Governo decreti lo stato di emergenza e si possano indennizzare i pescatori, riorganizzare le semine di novellame, contenere la popolazione dei granchi blu».
L’impatto effettivamente molto pesante del granchio blu sugli ecosistemi italiani è già stato accertato, visto che è onnivoro e non ha predatori naturali. Regione Veneto ha stanziato 80mila euro per i primi studi sulla diffusione locale della specie, e dal Governo sono previsti stanziamenti per 3 milioni di euro. Arrivato anche il via libera alla pesca, alla commercializzazione e all’esportazione, soprattutto verso gli Stati Uniti, provvedimenti – e dichiarazioni – che non possono e non devono, però, legittimare maltrattamenti e comportamenti crudeli verso questi animali. Che non hanno di fatto colpe, ma sono a loro volta vittime dei cambiamenti climatici e del comportamento dell’uomo, visto che è altamente probabile che siano arrivati in Italia attraverso navi mercantili e container.
Kodami ha spiegato in un video cosa sappiamo del granchio blu e cosa significa la presenza di questa specie alieno sulle coste italiane.