Pignoletto è di nuovo libero. Sì, il tasso che si era ubriacato facendosi una scorpacciata di fichi è stato curato per la sua sbornia ed è tornato tra i campi di Sestola, in Provincia di Modena. Anzi, i volontari del Centro fauna selvatica “Il pettirosso” lo hanno portato proprio lì dove è successo il fattaccio, vicino all’albero di fichi oggetto della sua gola.
«C’è voluta una settimana di tempo per rimetterlo in sesto. Lo abbiamo curato con diluizioni e flebo per diminuire il suo tasso alcolico nel sangue – spiega a Kodami Piero Milani, fondatore del Centro – Lo abbiamo portato lì chiuso in una cassetta. È stato lasciato nel campo dove è stato trovato a pancia all’aria. Era un po’ impaurito ma dopo aver preso fiducia ha fatto una folle corsa verso l’albero. È andato subito dove sapeva di trovare qualcosa. Ma la zona era stata pulita e i fichi non c’erano più». Passato il tempo dei fichi di Sestola, Pignoletto se ne dovrà fare una ragione e cambiare alimentazione.
Il nome, Pignoletto, gli è stato dato durante la settimana di cure perché si tratta di un vino tipico della zona, un bianco che ha anche note frizzanti. Un po’ come la vita “spericolata” che ha voluto vivere il tasso di Sestola con questa grande mangiata di fichi.
Al centro di recupero Il Pettirosso, in questo momento ci sono circa 3.000 esemplari. Durante l’arco di un anno sono circa 5.000 quelli che vengono assistiti. Molto alta è la percentuale di quelli che poi tornano in natura e che oscilla tra il 75 e l’80 per cento. «Ci occupiamo di tutta la fauna selvatica: lupi, linci, cervi caprioli, daini, pettirossi. Altri animali ‘ubriachi’? Sì, ce ne sono capitati. Succede soprattutto tra gli ungulati quando mangiano mele e ciliege che cadono dagli alberi – aggiunge Milani – Loro però hanno un problema in più, rischiano di avere il meteorismo ed è pericolosissimo per loro. A causa di questa fermentazione gli si gonfia l’addome. Non riescono più ad espellere l’aria e questa crea anche diversi problemi anche di occlusione dei vasi sanguigni».