Da oggi fino al 4 febbraio riapre la Jagd&Hund, la più grossa e importante fiera della caccia d'Europa che ogni anno si tiene a Dortmund, in Germania. All'interno dei padiglioni dell’area fieristica WestfalenHallen è possibile trovare tutto ciò che ruota intorno all'attività venatoria, dalle nuove tecnologie all'abbigliamento, passando per accessori, fuoristrada e, ovviamente, armi e munizioni di ultima generazione. Non manca nemmeno l'intrattenimento, con spettacoli culinari, documentari, influencer, esibizioni di falconeria con i rapaci, sfilate di moda ed esibizioni canine.
C'è poi un padiglione in particolare dove è invece possibile acquistare vacanze su misura in base alla disponibilità economica che hanno un solo obiettivo: quello di uccidere gli animali selvatici esotici scelti da un vero e proprio menù. È la cosiddetta caccia al trofeo e noi di Kodami siamo stati a Dortmund lo scorso anno per mostrarvi senza filtri come avviene la compravendita degli animali e cosa prova e spinge un cacciatore a uccidere un leone o un elefante per puro e mero divertimento.
La caccia al trofeo è una particolare tipologia di attività venatoria finalizzata all’uccisione di animali selvatici al solo scopo di ottenere alcune parti come pelle, testa, corna, artigli o anche organi sessuali da collezionare ed esporre come trofei. I safari di caccia si effettuano in tutto il mondo, non solo in Africa, e sono perciò praticati e regolamentati in modi molto diversi a seconda delle aree geografiche e dei paesi coinvolti. Solitamente, però, sono gli animali più grossi, maestosi e appariscenti ad essere preferiti, come appunto grandi carnivori o i maschi adulti coi loro vistosi ornamenti come zanne e corna.
Questa tipologia di caccia, a differenza della più tradizionale attività venatoria a scopo alimentare, è la più discussa e critica, anche dagli stessi cacciatori. A differenza della caccia di sussistenza, la motivazione principale di chi pratica questa attività è solo quella di uccidere animali considerati rari o particolarmente ambiti per le loro caratteristiche fisiche (pelliccia, zanne, dimensioni) per competizione e divertimento, trasformandoli in oggetti da esporre come trofei a testimonianza del successo ottenuto durante la caccia.
Buona parte della società civile considera ormai questa pratica crudele e anacronistica, e anche per questo nel 2022 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione che chiede di porre fine all'importazione dei trofei nell'UE. Da allora diversi paesi europei hanno già introdotto nuove e più stringenti restrizioni, come accaduto è accaduto per esempio nei Paesi Bassi, in Francia, in Finlandia e più di recente anche in Belgio. In Italia, una proposta di legge era già stata presentata senza successo nel 2021 da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle e ripresentata poi a ottobre 2022 nuovamente alla Camera dall'Onorevole Michela Brambilla.
L'Unione Europea gioca infatti ancora un ruolo fondamentale in questo triste fenomeno ed è il secondo più grande importatore di trofei di caccia di specie selvatiche dopo gli Stati Uniti d'America con l'Italia che resta uno dei paesi maggiormente coinvolti. Tra il 2014 e il 2021, per esempio, abbiamo importato legalmente 442 trofei di caccia provenienti da specie di mammiferi protette a livello internazionale, come per esempio ippopotami, rinoceronti neri, elefanti africani, leoni, leopardi, ghepardi, giaguari, orsi polari e moltissimi altri, nonostante la caccia al trofeo di questi animali sia fortemente osteggiata dall'88% della popolazione italiana, secondo un sondaggio commissionato da HSI/Europe.
L'Italia è inoltre uno degli soli due due paesi dell'Unione ad aver importato un trofeo di tigre, uno dei cinque ad aver importato un trofeo di rinoceronte nero, tra le specie a maggior rischio estinzione al mondo. E ancora, siamo il quinto importatore di trofei di elefanti africani (107 trofei) e addirittura il primo in Europa per i trofei di ippopotamo (160 trofei). Il nostro è quindi tra gli stati membri maggiormente coinvolti nel fenomeno della caccia al trofeo e purtroppo, finora, tutte le proposte di legge fatte in passato per fermare questa attività sono rimaste inascoltate e non hanno mai proseguito il loro iter legislativo.
In virtù di tutto questo, lo scorso luglio la Senatrice Dolores Bevilacqua (Movimento 5 Stelle) ha presentato una nuova proposta di legge (ora assegnata alla Commissione Giustizia), ispirata dalla campagna #NotInMyWorld di HSI/Europe che danni studia, monitora e si batte per abolire la caccia al trofeo. La proposta punta a modificare la legge 150/92, ovvero quella che applica la convenzione sul commercio internazionale di animali e piante in via di estinzione, la cosiddetta CITES, inasprendo le pene e includendo tra i comportamenti vietati anche l‘importazione, l'esportazione e la ri-esportazione di trofei di caccia di animali appartenenti a specie protette dalla convenzione internazionale firmata a Washington nel 1973.
Anche la compagnia ITA Airways ha detto no alla caccia al trofeo, vietando il trasporto di trofei di animali sui loro aerei. Società civile e politiche europee sono chiaramente indirizzate verso un definitivo stop alla caccia al trofeo, eppure a Dortmund uccidere leoni, orsi e giraffe sembra ancora la "normalità". Per un cacciatore di trofei si tratta infatti di un brivido primordiale che genera un piacere ineguagliabile: «È una botta di adrenalina. Non c'è droga, alcolico o altro che tenga e che ti fa sentire come ti senti quando uccidi un animale», ci ha confessato un cacciatore texano. Nessuno sembra avere la benché minima idea di quali possano essere le ripercussioni – positive o negative che siano – della caccia al trofeo, cosa sia una categoria di minaccia IUCN o se e quanto contribuiscano i suoi soldi sulle economie delle comunità locali o per la conservazione delle specie.
L'esempio più eclatante su cosa sia per un cacciatore la caccia al trofeo era del resto proprio lì alla Jagd&Hund, in bella mostra sotto gli occhi di tutti. Nonostante le rigide policy etiche dichiarate dagli stessi organizzatori della fiera, tra gli stand era possibile acquistare anche la possibilità di cacciare un elefante di foresta africano (Loxodonta cyclotis), una specie talmente rara e minacciata che la stessa Unione Europea ne ha vietato qualsiasi tipo di importazione, proprio per contrastarne il declino. Anche tutti i paesi dell'Africa centrale in cui ancora resiste questa specie ne hanno vietato la caccia. Tutti, tranne il Camerun e a Dortmund lo scorso anno si poteva "acquistare" tranquillamente un elefante di foresta da uccidere nonostante divieti di importazioni e rischio estinzione altissimo.
È abbastanza chiaro ed evidente, alla maggior parte dei cacciatori non interessa minimamente la conservazione della natura. La caccia al trofeo non è altro che un business per pochi fatto sulla pelle degli animali a scopo "ricreativo". L’esistenza stessa della caccia al trofeo poggia le sue fondamenta su antichi retaggi socio-culturali molto radicati e profondi nella storia, come il colonialismo, oggi non più accettabili. Proprio per questo serve quanto prima un divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione, da e per l’Italia, di tutti trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette dalla CITES. I testi sono attualmente assegnati alle rispettive Commissioni Giustizia alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica, in attesa di essere discusse.