Il castoro europeo (Castor fiber) lascia indizi molto chiari del suo passaggio. Rosicchia gli alberi fino ad abbatterli per rinforzare le sue tane, costruite lungo i placidi corsi d’acqua degli ambienti montani. Sono proprio questi gli indizi che hanno incuriosito la guardia venatoria sudtirolese che, nell’ottobre 2020, ha avvistato il roditore per la prima volta in Alto Adige dopo quasi 400 anni.
Ma la buona notizia è che questo castoro è il secondo ad attraversare il confine. Il primo arrivato, soprannominato “Ponta” in onore di Renato Pontarini, il ricercatore del “Progetto Lince Italia” che da anni monitora e osserva anche il roditore, è in Italia già dal 2018 e da allora nuota placido nelle acque di Tarvisio, in Friuli Venezia Giulia.
Le immagini hanno ripreso il castoro Ponta mentre nuota in un fiume in Friuli © R. Pontarini – Progetto Lince Italia.
I due avvistamenti non stupiscono i faunisti, perché questo animale è molto diffuso in Austria meridionale, appena oltre il confine, dove una lunga vallata corre da Est a Ovest, collegando naturalmente il territorio friulano di Tarvisio, con la sudtirolese Val Pusteria.
La scomparsa del castoro europeo
La scomparsa di questo simpatico roditore fu causata dall’uomo alcuni secoli fa. La folta pelliccia e le carne bianca, commestibile quindi anche durante la quaresima, sono le principali cause della sua scomparsa.
Il castoréo inoltre, la sostanza rilasciata dalle ghiandole odorose del roditore, veniva estratta già nel diciottesimo secolo e utilizzata in farmacologia per curare il mal di testa. La medicina moderna non ne riconosce l’effettiva utilità, ma la cosmetica usa ancora oggi questa fragranza per la produzione di creme, lozioni e profumi (soprattutto profumi maschili e orientali).
L’interesse dell’uomo per questo animale ne ha causato la scomparsa in quasi tutto il continente europeo, ad esclusione di alcune zone della Polonia, della Norvegia e della Bielorussia. Oggi, alcuni territori stanno reinserendo la specie e la Carinzia, in Austria, è uno di questi. Ed è proprio da qui che arrivano i primi castori “italiani”.
Chi è il castoro?
Le zampe posteriori di questo roditore sono unite da una membrana che gli permette di muoversi con agilità in acque. I forti incisivi inoltre, gli consentono di costruire dighe e ponti lungo i corsi d’acqua dove scava profonde tane lungo gli argini.
Come tutti i roditori, è un rosicchiatore: con i denti abbatte gli alberi che crescono lungo le rive e ne costruisce dispense dove nascondere le provviste. Vive in colonie e a partire dai 2 anni d’età tende a spostarsi dalla zona di nascita per cercare un suo territorio, strategia che può portare la specie, a diffondersi a velocità elevate.
Il reinserimento del castoro in Austria
In Carinzia il castoro è stato reinserito più di 30 anni fa e la sua presenza comincia a generare perplessità da parte della popolazione e delle istituzioni costrette ad intervenire. Il territorio di questa zona dell’Austria meridionale è ricco di corsi d’acqua e rappresenta un habitat perfetto per un roditore acquatico che si sta diffondendo con rapidità. L’Austria infatti, proprio quest’anno ha scelto di riaprire la caccia a questo roditore che però sembra poter essere una risorsa.
Il castoro come opportunità per l’ambiente
Riguardo la presenza del castoro nei fiumi d’Europa, l’Università di Freiburg, in Germania, sta studiando il reinserimento controllato come strategia per la gestione e riqualifica delle zone umide e paludose.
Inoltre, uno studio dell’Università di Exeter, nel Regno Unito, sta indagando su quale impatto positivo sia in grado di fornire il castoro agli ecosistemi acquatici, valutando gli habitat in cui si insedia per conoscerne le possibilità di diffusione.
Le ricerche stanno dimostrando quanto la presenza controllata di questo animale possa rappresentare, negli ecosistemi ricchi di corsi d’acqua, un evento positivo dal punto di vista ecologico.
La reintroduzione del castoro in Italia
Paolo Molinari, ricercatore faunistico esperto di fauna alpina, sostiene che il ritorno del castoro in Italia rappresenti una grandissima opportunità per il territorio.
«Si tratta di un animale in grado di attirare verso di sé simpatia e curiosità, per questo motivo il suo ritorno non ha generato conflitti tra uomo e Natura, tra istituzioni e privati». Molinari continua parlando dell’Austria, «A Nord delle Alpi, questo animale viene considerato fastidioso, anche per questo sono tornati a legalizzare la caccia. Le conseguenze della gestione austriaca però, giungeranno fino in Italia. Infatti, se la popolazione di castori austriaci diminuirà, gli individui cesseranno di migrare verso nuovi territori, come Friuli Venezia Giulia e l’Alto Adige».
Le immagini riprendono il castoro Ponta mentre rosicchia in un fiume in Friuli © R. Pontarini – Progetto Lince Italia.
Al momento in Italia sono stati avvistati solo due individui di castoro e non esistono i presupposti per la persecuzione. Vengono invece accettati con piacere dalla società, che li considera innocui e simpatici. La speranza è che, nonostante la legalizzazione della caccia in Carinzia, il castoro continui a migrare verso Sud, arricchendo la biodiversità del territorio, famoso corridoio di migrazione per molte specie che tornano a colonizzare le Alpi italiane da Nord Est.