Sono passati più di dieci anni dall'ultima stagione di Boris, la serie che porta in scena il dietro le quinte di una fiction che osserva in chiave satirica le produzioni televisive italiane. Recentemente la serie ha fatto il suo grande ritorno con la quarta stagione e René Ferretti, il regista interpretato da Francesco Pannofino, ancora una volta porta con sé sul set il pesce rosso che ha dato il nome al prodotto audiovisivo.
Anche in questa stagione Boris si rivela per il protagonista un amico prezioso, una musa silenziosa simbolo di un legame uomo-animale particolare, quello fra uomo e pesce rosso.
I pesci famosi sul piccolo e grande schermo si possono contare sulle dita di una mano e forse soltanto i protagonisti di "Alla ricerca di Nemo" hanno avuto un impatto sulla cultura pop dei primi anni 2000 come lo ha avuto Boris e l'ecosistema che si è formato intorno a lui. Boris si riconferma ancora una volta una delle serie più amate dal pubblico, la classica sceneggiatura che con la sua non troppo velata critica al mondo delle serie TV ti fa esclamare ad alta voce: "Genio!".
Apprezzare o meno la serie è una questione di gusto personale, ma è innegabile come Boris abbia permeato non soltanto l'immaginario collettivo quando si pensa a quali siano i retroscena del mondo dello spettacolo, ma persino il vocabolario di una generazione intera. Grazie alla sceneggiatura di Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre e Luca Vendruscolo, infatti, oggi qualsiasi chiarimento lungo e dettagliato lo chiamiamo "spiegone" e difficilmente almeno una volta aprendo le tende di una finestra e inondando una stanza di luce non ci è capitato di dire "smarmella".
Sapere che ancora una volta possiamo tornare a parlare di questa serie non fa che emozionare ancora di più il pubblico che nel corso degli anni ha imparato ad amare ogni singolo personaggio. Duccio, Stanis, Mariano, Corinna, Biascica e tutti gli altri rappresentano la caricatura di un'Italia che non è poi così lontana dalla realtà dei fatti. Però, senza dubbio fra tutti spicca questo improbabile duo: René e Boris, un uomo che in un misto di scaramanzia e supporto emotivo porta tutti i giorni con sé un pesce rosso che, però, si trova in una boccia di vetro evidentemente troppo piccola per lui.
I pesci riconoscono i volti ed è possibile allacciare legami emotivi anche con loro
Al di là della trama, della pungente ironia e della satira sagace, al centro del vorticoso set rappresentato dalla serie c'è questo binomio uomo-pesce con tutti i classici lati positivi e negativi di come l'uomo si approccia agli animali. René Ferretti è un regista scaramantico, disilluso e segnato da una carriera tutt'altro che radiosa, ma mantiene sempre un barlume di speranza: lui sa che un giorno farà un prodotto di cui potrà andare fiero. A casa sua c'è un acquario di pesci, ognuno dei quali ha accompagnato René in una diversa produzione. Ogni animale ha rappresentato per il regista un'ancora salda, un contrappeso emotivo che lo teneva a galla anche nei momenti più bui.
Quando René guarda quegli animali si perde nei ricordi fra scene girate male, arrabbiature e lavori completati alla "bell'e meglio" e come spiega Federica Pirrone, etologa e membro del comitato scientifico di Kodami, sulle pagine del nostro magazine sono proprio i ricordi una parte fondamentale della relazione uomo-animale. Il modo con cui ci si rapporta con gli animali e come questi si legano a noi, infatti, è il risultato delle interazioni precedenti avute con loro e ogni interazione è fonte di ricordi ed emozioni. Ad esempio, anche solo il ricordo, e quindi la ricostruzione mentale del volto, dell’odore o della voce di una persona con cui un animale si è sentito a disagio durante un incontro può evocare un’emozione spiacevole e una conseguente reazione di evitamento, negli incontri successivi, anche tempo dopo.
Molti ritengono erroneamente che questo principio non valga per i pesci perché si suppone abbiano una memoria breve o non abbiano le capacità cognitive per poter ricordare il volto di un essere umano, ma tutto questo è falso. Innanzitutto, i pesci possiedono capacità cognitive incredibilmente sottovalutate: possono contare ed orientarsi nello spazio con enorme cura. Il fatto che i pesci possiedono una pessima memoria, poi, è solo un mito e uno studio del 2019 pubblicato su Ethology ha mostrato che la specie Labroides dimidiatus riesce a ricordare un evento negativo anche a quasi un anno di distanza. Inoltre, diverse ricerche confermano come i pesci riescano a riconoscere forme e oggetti, compresi i lineamenti dei volti umani. Ad esempio, uno studio del 2018 pubblicato su Animal Behaviour conferma che i pesci arcieri (Toxotidae sp.) possono distinguere perfettamente i visi degli esseri umani, persino quando ruotati di 90 gradi.
Tutti questi studi mettono il rapporto Boris-René sotto una nuova luce. È vero che non possiamo esserne certi poiché è necessario condurre studi specifici sulla permanenza della memoria e sul riconoscimento facciale nei pesci rossi, ma è possibile che Boris abbia imparato a riconoscere il volto dell'uomo con cui condivide la sua vita. Proprio per questo motivo è importante far si che i ricordi degli animali con cui viviamo siano il più possibile positivi e dunque… perché tenere Boris in una boccia d'acqua così piccola e poco ossigenata?
Di cosa avrebbe bisogno il pesce rosso Boris per vivere serenamente?
Decidere di accudire un pesce rosso, infatti, dovrebbe essere una scelta responsabile e assolutamente da non prendere alla leggera. Troppo spesso questi animali finiscono in vasche anguste, poco ossigenate o addirittura in bocce di vetro minuscole ai limiti della sopravvivenza. Come qualsiasi altro animale decidere di adottarne uno significa assumersi la responsabilità di prendersene cura e garantirgli le migliori condizioni di vita possibile. Oltre ad avere insolite capacità cognitive i pesci rossi sono gregari, motivo per cui è estremamente importante fargli passare la vita accanto ai loro simili.
Come qualsiasi altro animale possiede esigenze ecologiche, alimentari e spaziali che dovrebbero essere sempre garantite. Anche per i pesci rossi sarebbe opportuno avere un acquario il più grande possibile e ogni esemplare dovrebbe avere a disposizione almeno 100 litri di acqua, costantemente ricambiata e ossigenata, oltre che uno spazio arricchito da vegetazione e substrato. Basta quindi alle sterili vaschette di plastica e alle bocce di vetro che tolgono qualsiasi dignità all'animale, utilizzato alla stregua di un soprammobile. Una volta compreso che non sono solo pezzi di arredamento con cui decorare la casa, è necessario trovargli una sistemazione migliore e assolutamente mai liberarli in natura, poiché sono un pericolo per la biodiversità.
Insomma, è vero che il senso della serie non è solo una critica alla vita frenetica, superficiale e menefreghista della TV da quattro soldi in Italia, ma parla di rapporti umani e a volte di caricature di personaggi che, però, reagiscono umanamente a quello che accade intorno a loro. Proprio perché è il concetto di legame uno dei fulcri che portano avanti l'azione nella storia è fondamentale ridare importanza e dignità al pesce rosso Boris e la relazione che ha allacciato con il suo compagno umano.
Boris non è un'appendice di René o una caratteristica per rendere ancor più caricaturistico il personaggio, ma un reale confidente, una musa, un amico.