Voleva addestrare il suo cane con una pratica barbara. Non è andata giù a chi glielo ha visto fare, così la strada è stata una sola: chiamare il 112. I carabinieri lo hanno pizzicato mentre “educava” con un collare elettronico. Succede a Leini, alla periferia di Torino. Vittima di quest’episodio è un cane di razza Schnauzer gigante.
Il suo compagno umano (un uomo di Mappano di 45 anni) usava un collare telecomandato che trasmetteva le scosse al cane che, di conseguenza, era costretto a contorcersi per il fastidio che dava la scarica elettrica. I carabinieri di Leini, insieme agli agenti della polizia locale e agli addetti del servizio veterinario della Asl Torino 4, hanno accertato la pratica e lo hanno denunciato. Ora, il reato che pende sulla sua testa è quello di maltrattamento di animali.
Il cane era stato regolarmente denunciato all’anagrafe sanitaria della Regione Piemonte. L’animale si trova tra le cure dell’Oasi dell’Animale di Settimo Torinese. I veterinari hanno notato che è in buono stato di salute fisica, ma è necessario ora vedere se i maltrattamenti hanno portato in lui conseguenze comportamentali più o meno gravi.
In Italia non c’è una legge che vieta esplicitamente l’uso del collare elettrico ma il Codice penale, all’articolo 772, parla chiaro: è vietata qualsiasi «forma di addestramento fondata esclusivamente su uno stimolo doloroso tale da incidere sensibilmente sull’integrità psicofisica». E l’articolo 544 ter, sottolinea come non si possa cagionare «una lesione a un animale» o sottoporlo a «sevizie, comportamenti, fatiche o lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche».
L'episodio di Leini ricorda il video "Saresti disposto a sfruttare il tuo cane per soldi facendolo diventare una star?" realizzato da Kodami: una candid camera dove una fantomatica agenzia di comunicazione che avevamo chiamato "TikDog" chiede ai pet mate di usare un collare elettrico e altri metodi di coercizione sul loro cane. Tra l'agognata promessa di diventare delle celebrità sui social e la sofferenza di un cane i nostri complici e le "vittime" umane coinvolte hanno però dimostrato alla fine che chi ha veramente a curail cane in casa sceglie sempre la migliore via per farlo stare bene: relazione e rispetto che sicuramente non passano attraverso l'applicazione di metodi coercitivi.