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22 Gennaio 2022
9:17

Tonga, lo tsunami provoca uno sversamento di petrolio in Perù

Dopo la tremenda eruzione vulcanica del vulcano Hunga Tonga, la più forte del millennio registrata finora, le successive onde di tsunami che si sono propagate per tutto l'oceano hanno causato un disastro ambientale in Perù.

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Non c'è pace per il Pacifico in questi giorni, dopo la tremenda eruzione vulcanica del vulcano Hunga Tonga, la più forte del millennio registrata finora. Le successive onde di tsunami che si sono propagate per tutto l'oceano hanno infatti causato un disastro ambientale in Perù. Le onde anomale hanno infatti colpito le navi attraccate nella raffineria La Pampilla nel porto di Lima, impegnate nella fase di scarico del petrolio: il violento urto ha spostato una grossa petroliera italiana, la Mare Dorium di proprietà della Fratelli d’Amico Armatori S.p.A. rompendo i tubi di scarico e rilasciando a mare più di seimila litri di petrolio grezzo.

Le correnti hanno poi diffuso la marea nera verso due aree marine protette di grande valore naturalistico nei pressi della capitale: la riserva di Ancón e la riserva nazionale Sistema de Islas, Islotes y Puntas Guaneras. Il Ministro degli Esteri peruviano Óscar Maúrtua ha dichiarato: «È il peggior disastro ecologico che sia avvenuto a Lima negli ultimi tempi e ha causato gravi danni a centinaia di famiglie di pescatori». Si stima la contaminazione di un'area di oltre 18.000 km quadrati.

Solo pochi giorni fa la marina peruviana aveva invece diffuso su twitter un invito a mantenere la calma, considerando basse le possibilità di maremoti sulle proprie coste e non è stato emesso infatti alcun allarme tsunami. A causa di questa sua negligenza, la marina peruviana è stata pesantemente criticata.

Gli effetti degli sversamenti sono allarmanti. Le immagini pubblicate sui social media mostrano uccelli e rocce ricoperte di olio bituminoso e equipaggi vestiti con tute ignifughe mentre cercano di ripulire l'area litoranea. I media affermano che la fuoriuscita si estende per quasi due miglia lungo la costa.

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Gli effetti degli idrocarburi sulla fauna

Ma cosa succede agli organismi quando entrano in contatto con chiazze di petrolio galleggiante? L'olio distrugge la capacità isolante dei mammiferi che portano la pelliccia, come le lontre marine, e l'idrorepellenza delle piume di un uccello, esponendo così queste creature alle intemperie: senza la capacità di respingere l'acqua e isolarli dall'acqua fredda, uccelli e mammiferi moriranno di ipotermia.

Le tartarughe marine giovani possono anche rimanere intrappolate nell'olio e scambiarlo per cibo. I delfini e le balene possono inalare l'olio, che può comprometterne le capacità respiratorie, il sistema immunitario e la riproduzione.

Molti uccelli e animali ingeriscono anche olio quando cercano di pulirsi, avvelendandosi. Pesci, molluschi e coralli potrebbero non essere esposti direttamente in quanto per la minore densità il petrolio rimane in superficie, ma possono entrarvi in contatto se esso viene mescolato nella colonna d'acqua: i molluschi possono anche essere esposti nella zona intertidale, cioè la zona costiera esposta al moto ondoso. Quando entrano in contatto con gli idrocarburi i pesci adulti possono presentare una crescita ridotta, fegato ingrossato, cambiamenti nella frequenza cardiaca e respiratoria, erosione delle pinne e compromissione della riproduzione. Le uova e le larve di pesce possono essere particolarmente sensibili agli impatti letali e subletali. Anche quando non si osservano impatti letali, il petrolio può rendere i pesci e i crostacei pericolosi per il consumo umano.

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