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17 Novembre 2022
17:40

Titti compie 80 anni. La conoscete l’avventurosa storia del canarino domestico?

Il canarino Titti compie 80 anni, un'occasione da non perdere per ripercorre la lunga e affascinante storia del canarino domestico, partito dalle Canarie per diventare l'uccello da compagnia più apprezzato, tra marinai, monaci e pericolose miniere.

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Il 21 novembre del 1942 nasceva Titti, il canarino più famoso della TV e non solo, che quest'anno compie quindi ben 80 anni. Da allora, l'uccellino più desiderato dal famelico e poco fortunato gatto Silvestro è diventato uno dei protagonisti più amati tra i Looney Tunes, comparendo in innumerevoli serie animate e film, come l'indimenticabile Space Jam con Michael Jordan.

Ideato dall'animatore Bob Clampett e conosciuto in lingua inglese come Tweety, inizialmente si chiamava Orson (un omaggio all'attore Orson Welles) e non era ancora un canarino ma un generico uccellino selvatico implume. Solo successivamente, e soprattutto in compagnia dell'amata Nonna dei Looney Toons (che si chiama in realtà Emma Webster) assumerà definitivamente le fattezze e il colore di un vivace canarino domestico.

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«Oh, oh! Mi è semblato di vedele un gatto!»

In pochi sanno che il personaggio, nonostante la voce acuta e le lunghissime ciglia, non è una femmina ma bensì un maschio, ambiguità su cui hanno più volte giocato anche gli stessi autori. Ma ancor meno persone conoscono invece l'affascinante e avventurosa storia della specie a cui appartiene Titti, la forma domestica del canarino.

Il canarino domestico (Serinus canaria domestica) deriva dal canarino selvatico (Serinus canaria), esattamente come il cane discende dal lupo. Quello selvatico è un piccolo uccello molto diverso dalla sua controparte domestica: più piccolo, giallo-verde e con striature nere che lo rendono molto più simile ai verzellini (Serinus serinus) che vivono nei nostri giardini.

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Un maschio di canarino selvatico fotografato a Gran Canaria. Foto da Wiki Commons

Allo stato selvatico vive esclusivamente alle Azzorre, Madeira e, ovviamente, sulle isole da cui prende il nome, le Canarie (anche se non è presente su tutte). L'avventura che lo ha portato a diventare l'uccello da compagnia più allevato e apprezzato al mondo comincia però poco più di 500 anni fa. Leggenda vuole che l'esploratore francese Jean de Béthencourt quando sbarcò nel 1402 alle Canarie si innamorò talmente tanto del suo canto che cominciò a venderli ai marinai spagnoli che li portarono poi in patria dove la popolazione ne rimase entusiasta.

Leggende a parte, i primi canarini arrivarono comunque proprio con i marinai spagnoli in Europa, intorno al XV secolo. Quando le rotte commerciali tra Spagna e Canarie si intensificarono, gli uccelli cominciarono a comparire e ad essere apprezzati anche in Svizzera e Italia verso la metà del XVI secolo ed è proprio nel nostro Paese che i monasteri si accaparrarono ben presto il monopolio sulla specie.

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Canarini domestici da The illustrated book of canaries and cage–birds, British and foreign Year, 1878

I monaci italiani divennero allevatori incalliti ma, da grandi imprenditori quali erano, vendevano al pubblico solo gli esemplari maschi, mantenendo tutte le femmine chiuse all'interno delle mura del monastero. Questo significava che erano praticamente gli unici ad allevarli in tutta Europa, un dominio che fu interrotto solo da alcuni commerciati italiani che riuscirono a mettere le mani su qualche femmina e a dare il via a nuovi allevamenti anche nel resto d'Europa.

Punto di snodo cruciale della storia del canarino divennero poi le montagne dell'Harz, in Germania, il nuovo epicentro europeo per gli allevatori della specie. Qui l'allevamento assunse proporzioni maniacali e iniziò una vera e propria selezione che portò non solo alla nascita delle tante razze e varietà conosciute oggi ma trasformò anche il canarino nella specie da salotto più desiderata da tutte le aristocrazie e le nobiltà del tempo.

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Un minatore con un canarino. Se l’uccello cadeva a terra senza vita significava che era arrivato il momento di scappare in fretta dalla miniera

Un dipinto del 1657 realizzato dall'artista tedesco Johann Walter mostra probabilmente il primo canarino completamente giallo frutto degli incroci selettivi. Questi esemplari erano ovviamente quelli più costosi e desiderati ma nel tempo, grazie alla facilità con cui potevano essere allevati e al grande successo che la specie ebbe in tutta Europa per l'aspetto e il suo canto, divennero comuni rapidamente in tutta Europa.

Dalla metà del XIX secolo fino alla metà del XX secolo i canarini furono anche impiegati (insieme ad altre specie di passeriformi) nelle miniere di carbone, come misuratori viventi della qualità dell'aria dove lavoravano i minatori. Se l'ossigeno stava per esaurirsi, gli uccelli lo avvertivano e si agitavano. Se invece il monossido di carbonio raggiungeva livelli critici, il povero canarino avvertiva i lavoratori cadendo a terra stecchito.

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La forma domestica più conosciuta è sicuramente quella completamente gialla. Esistono però tante altre razze e colorazioni

Fortunatamente l'uso di canarini, fringuelli e altri piccoli uccelli cessò gradualmente ma fu solamente nel 1986 che questa pratica fu abbandonata definitivamente. Oggi esistono tantissime forme e varietà domestiche di canarini, spesso risultato di incroci anche con altre specie come il cardellino (chiamato incardellato). Questi piccoli e colorati uccelli canori sono senza dubbio un pezzo importante per la storia e la cultura europea e sono tutt'oggi tra gli uccelli più popolari al mondo, nonostante la dura concorrenza di specie più colorate e appariscenti arrivate da luoghi più esotici, come i pappagalli.

Non dobbiamo però mai dimenticare che, a differenza di Titti, rinchiuso in quella angusta gabbietta a forma di cupola, vivere con un canarino domestico oggi significa non solo fornirgli acqua a semi, ma progettare per lui una bella voliera grossa, sicura e che possa permettergli di esprimere tutta la meravigliosa bellezza del canto e dei colori assieme ad altri simili. Come minimo glielo dobbiamo, visto com'è cominciata la sua lunga epopea al nostro fianco tra marinai, monaci e miniere senza ossigeno.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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