È arrivata la sospensione di 20 giorni dalla società Trek-Segafredo per il ciclista professionista Antonio Tiberi, finito nell'occhio del ciclone dopo essersi reso protagonista di un gesto orribile: il 21enne ha ucciso il gatto del ministro Pedini Amati sparando con un fucile a arma compressa dal balcone di casa sua, a San Marino.
Una decisione che per alcune associazioni animaliste, però, è troppo poco. Tra queste c'è Centopercentoanimalisti che recentemente aveva anche posizionato uno striscione a Mogliano, in provincia di Treviso, proprio fuori dagli stabilimenti di Segafredo, azienda sponsor del ciclista: «Lo sport non cancella l'odore! Tiberi out!»
Per "Non cancellare l'odore" gli attivisti intendevano proprio marcare sulla necessità di una punizione esemplare e sul fatto che comunque l'azione compiuta non sarebbe stata dimenticata. «La sospensione non basta – commenta infatti a Kodami Paolo Mocavero, leader dell'associazione – In questo modo le persone non capiranno mai il rispetto per gli animali. Ha dovuto anche pagare 4000 euro, ma per lui non è nulla».
Per spiegare meglio l'indignazione degli attivisti ripercorriamo gli eventi accaduti da giugno dello scorso anno ad oggi. Tiberi risiede a San Marino e diversi mesi fa aveva comprato un fucile ad aria compressa. Il 21 giugno 2022 il ministro Pedini Amati aveva allertato la Gendarmeria subito dopo aver trovato il proprio compagno animale senza vita. Questo ha fatto partire un'inchiesta che ha portato a far emergere le colpe del ciclista 21enne. L'arma è stata confiscata e a novembre il giovane ha presenziato davanti al giudice con l'accusa di aver infranto l'articolo 282 del codice penale della Piccola Repubblica che recita: «E' punito con l'arresto di primo grado o con la multa a giorni di secondo grado chiunque: in luogo pubblico o aperto al pubblico maltratta animali, li sottopone ad esperimenti in modo da destare ribrezzo ovvero senza necessità li uccide».
Dopo la condanna che lo costringe a pagare una multa di 4000 euro, lo sportivo in questi giorni ha ricevuto anche una sospensione di 20 giorni senza stipendio che gli impedisce di partecipare alle prossime gare. Nel corso della sua deposizione, Tiberi aveva confessato le proprie responsabilità, ammettendo di aver preso la carabina una settimana prima e di aver sparato non con l’intento di far male ma solo per testare la capacità di tiro dell’arma a 50 metri di distanza.
«Non crediamo al suo pentimento, come non crediamo che abbia veramente sparato un colpo da così lontano – continua l'attivista – Impossibile centrare la testa dell'animale da 50 metri. C'è stata l'intenzione di fare del male. La vogliono far passere come una sciocchezza fatta da un ragazzo, ma indipendentemente dalla giovane età rimane quel che ha fatto: ha ucciso un animale. Per questo motivo, per noi, non deve essere reintegrato».
Per gli animalisti dunque sono inutili le scuse del 21enne di Frosinone comunicate in un post di Instagram. Su i suoi social il ciclista non solo ammette la gravità dell'atto commesso, ma cerca anche di rimediare proponendo di donare una parte dei ricavati dei premi ottenuti nelle prossime sfide ad alcune associazioni che si occupano di gatti di strada.
«Abbiamo già fatto un bliz negli stabilimenti della Segafredo a Bologna prima di andare a Mogliano e poi abbiamo aspettato che i dirigenti dell'azienda pronunciassero in merito alla riammissione – aggiunge ancora Paolo Mocavero – Stanno temporeggiando, ma prima o poi dovranno decidersi».
Secondo il leader dell'associazione impedire a Tiberi di essere reintrodotto significa parlare chiaramente a tutti coloro che pensano di poter maltrattare gli animali e farla franca: «Non vogliamo che venga tutto gettato nel dimenticatoio. Vogliamo che venga cacciato per essere un segnale per tutti coloro che maltrattano gli animali».