Una testa scarnificata di animale è stata lasciata davanti alla sede trentina della Lav. «Nessun vile attacco macchiato del sangue di un povero animale ci farà arretrare di un millimetro nella battaglia di civiltà che conduciamo da tanti anni anche in Trentino», sono queste le durissime le parole di Simone Stefani, vicepresidente nazionale Lav e responsabile della sezione di Trento.
L'associazione ha fatto sapere di avere già sporto denuncia alle Forze di Polizia, e di aver chiesto l’attivazione del Commissario di Governo per il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Nel frattempo, la testa di animale è stata consegnata all’Istituto Zooprofilattico per i rilievi del caso.
«Abbiamo già sporto denuncia contro ignoti, ma speriamo di poter aver accesso presto alle riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona così da sapere chi sono i responsabili di questo atto gravissimo», spiega Stefani a Kodami. Un episodio che ha gettato nello sconforto i volontari della Lav trentina: «Per delle persone particolarmente sensibili rispetto al tema degli animali si tratta di un gesto di estrema violenza, ma non basterà certo a fermarci».
Quanto accaduto a Trento si inserisce in una escalation di violenza contro gli attivisti che si occupano della tutela degli animali. Una settimana fa ignoti hanno dato fuoco all'auto di un volontario anti-bracconaggio molto noto nel Bresciano proprio mentre era impegnato nella rimozione di alcune trappole. Negli stessi giorni, in Piemonte, il veterinario Massimo Vacchetta del Centro recupero ricci La ninna è stato aggredito da alcuni cacciatori.
L'insofferenza nei confronti di chi lavora sul territorio per gli animali domestici e selvatici sta crescendo, come conferma anche Stefani: «Quello che è successo è la dimostrazione che quello che facciamo è scomodo per qualcuno. In passato abbiamo già ricevuto insulti e telefonate moleste, ma quello che è successo è del tutto inedito, è un chiaro attacco alle nostre attività che ogni giorno non solo in Trentino, ma in tutta Italia, portano in salvo vite strappate alle mani dei loro aguzzini».
Ad infiammare gli animi ha probabilmente contribuito il dibattito pubblico che ha reso gli orsi il nemico pubblico numero uno e la Lav si è stata protagonista di questa discussione nell'ultimo anno. L'associazione infatti si è spesa moltissimo per trovare un rifugio per JJ4, l'orsa che uccise il 26enne Andrea Papi, e che dall'aprile di quest'anno si trova nel centro faunistico Casteller di Trento.
«È evidente come le nostre battaglie a tutela degli orsi, dei lupi e degli altri animali abbiano disturbato individui che fanno dello sfruttamento e della violenza sugli animali una metodologia anche di profitto e che non vogliono arrendersi all’evoluzione della sensibilità e delle normative a tutela degli animali – ha detto Stefani – Questo vile gesto ci dimostra ancora una volta come la nostra strada sia quella giusta: chi uccide un animale e usa la sua testa per mandare un messaggio di chiara ispirazione mafiosa, non potrà mai stare dalla parte giusta della storia».
Sulla vicenda è intervenuto anche Gianluca Felicetti, presidente nazionale Lav: «Chiediamo il controllo delle telecamere di servizio della zona della nostra sede per individuare gli esecutori materiali, chi sa parli! Auspichiamo una condanna immediata da parte delle Istituzioni: minacce e ritorsioni non devono mai cadere nell’ombra e nell’omertà».