«Come sono fortunati questi coniglietti a vivere in Europa». Soltanto quattro anni fa, il sito del Parlamento europeo pubblicava il video “Nessun trucco per gli animali”, dichiarando la volontà da parte degli eurodeputati di rendere globale, entro il 2023, il divieto di test sugli animali per i prodotti cosmetici vietati nell’UE già dal 2004. La proposta abbracciava anche il parere dei consumatori: l’84% non acquisterebbe un prodotto cosmetico testato sugli animali, come riportato dall’organizzazione Cruelty free Europe.
Eppure alla fine del 2020 ecco una nuova minaccia per la certificazione cruelty free, rappresentata sulle confezioni dal simbolo del “leaping bunny”, il coniglietto che salta. La Commissione europea e l'Agenzia europea per le sostanze chimiche hanno infatti richiesto nuovi test per alcuni ingredienti cosmetici già in commercio e gli animalisti faticano a capirne le ragioni. Come spiega l’associazione Peta si tratterebbe di prodotti ampiamente utilizzati e già commercializzati in modo sicuro ai sensi del regolamento sui cosmetici dell'UE, perché testarli di nuovo?
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) e la Commissione Europea hanno stabilito che i composti utilizzati nella cosmetica potranno venire testati sugli animali, qualora durante il processo di fabbricazione ci sia un’esposizione dei lavoratori a tali sostanze. Senza togliere importanza alla salute dei lavoratori, i firmatari non comprendono come una sostanza ritenuta sicura per un consumatore non venga automaticamente considerata tale anche per il lavoratore che la produce. «Per gli ingredienti commercializzati ai sensi del Regolamento sui cosmetici che hanno ormai una lunga storia di utilizzo sicuro da parte dei consumatori e di manipolazione controllata da parte della mano d’opera, una solida protezione sia dei consumatori sia dei lavoratori viene attualmente garantita da un ventaglio di metodologie di valutazione non-animale e dalla rigorosa applicazione della normativa vigente per la sicurezza sul lavoro».
L'appello delle associazioni animaliste contro la sperimentazione sugli animali per i cosmetici
È così partito un appello condiviso dalle maggiori associazioni animaliste e inviato al Parlamento europeo per chiedere che non sia proprio l'Europa a stracciare il divieto di test per i cosmetici sugli animali. «Migliaia di animali – denunciano nella lettera i firmatari – saranno condannati a soffrire in esperimenti addizionali per ingredienti cosmetici che sono stati prodotti e commercializzati in modo sicuro per decenni ai sensi del Regolamento sui cosmetici – vanificando così i divieti che i difensori degli animali hanno lottato duramente per ottenere, e che il pubblico e molti scienziati appoggiano con convinzione».
La lettera firmata, tra gli altri, daEurogroup for Animals, Cruelty Free Europe, European Coalition to End Animal Experiments-ECEAE (di cui fa parte LAV), oltre alla Human Society International e Peta UK, si rivolge agli attuali membri del Parlamento per chiedere che i divieti vigenti in UE sulla sperimentazione animale per fini cosmetici e la commercializzazione di ingredienti testati sugli animali, vengano mantenuti.
Secondo le associazioni, questa minaccia è in profondo contrasto con quanto voluto e approvato in Europa, da cittadini e istituzioni. In particolare, ECHA richiederebbe e ammetterebbe sperimentazioni molto lunghe e dolorose, come tossicità subcronica di 90 giorni, tossicità per lo sviluppo post-natale e quella riproduttiva. Una scelta in totale controtendenza, visto che anche molti Paesi non europei, grazie all’esempio della norma comunitaria, hanno deciso o sono in procinto di bandire la vivisezione a fini cosmetici. Tra questi: Turchia, India, Israele, Tawain, Guatemala, Sud Corea, Nuova Zelanda, oltre a Russia, Argentina, Cile, Ucraina, Colombia, Canada, Brasile, Giappone, Australia.