Si era chiuso in auto con il cane, deciso a morire inalando il gas. Ma poi ci aveva ripensato e aveva cercato di uscire dall’auto. Aprendo la portiera, era però divampato l’incendio e l'auto era stata avvolta dalle fiamme. L’uomo è riuscito a salvarsi, mentre il cane che era con lui è morto carbonizzato. I fatti sono avvenuti nell’ottobre del 2020 in un Comune della provincia di Ancona. Ora però l’uomo dovrà rispondere in aula, il 6 maggio, di uccisione di animale secondo l'articolo 544 bis del Codice penale che stabilisce che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.
Al momento del fatto, il cane sarebbe stato chiuso nel portabagagli e non avrebbe dunque avuto modo di liberarsi prima che l’auto prendesse fuoco e sul posto erano intervenuti poi i Vigili del Fuoco e le Forze dell’Ordine che avevano constatato la morte dell’animale.
Intanto è arrivata da Palermo la notizia di un altro crimine contro un animale. Un cane è stato legato ad un palo della luce con una catena e poi dato alle fiamme. Sembrerebbe, dalle prime ricostruzioni, che il responsabile sia la persona con cui viveva l'animale. Il cane, un Pitbull di nome Aron, ha riportato ustioni su oltre l’80% del corpo ed è ricoverato in una clinica. Lotta tra la vita e la morte.
Un orrore che ricorda quello compiuto sempre in Sicilia, in provincia di Agrigento, dove lo scorso giugno un altro cane è stato ritrovato carbonizzato, con le zampe posteriori legate con del fil di ferro. Un episodio di macabra violenza come purtroppo ne avvengono ancora troppi in Italia, ai danni degli animali. La speranza, in tutti i casi, è che la giustizia possa fare in suo corso, individuando e punendo i responsabili di gesti così crudeli.