Sembra sia arrivata la parola fine, per ora, al lungo e controverso dibattito che ha avuto come protagonisti la regione siciliana, il polo astrofisico Gal Hassin di Isnello e le diverse associazioni ambientaliste che da mesi protestano contro la realizzazione dell’osservatorio Fly Eye all’interno del Parco delle Madonie, in piena zona protetta. Nella settimana appena trascorsa, il governo regionale ha infatti dichiarato tramite una nota dell’assessore del Territorio e Ambiente Elena Pagana che l’area individuata dall’Agenzia spaziale europea (ESA), ovvero la sommità del monte della Mufara, non è idonea per installare il nuovo osservatorio astronomico, proposto in primis dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Questo per via dell’inedificabilità assoluta che caratterizza questa parte di territorio e per via dei numerosi vincoli ambientali che ne impediscono la realizzazione allo scopo di tutelare la natura.
Facendo questo, la Regione ha così direttamente confermato i dubbi delle varie associazioni ambientaliste (Legambiente, WWF, LIPU, Rangers d’Italia, CAI) che da anni si battono contro il progetto sostenuto dalla Fondazione Gal Hassin e da diversi politici locali, che per conto dell’ESA e dell’ASI dovrebbero poi gestire il nuovo osservatorio, una volta compiuto. Tuttavia, il governo isolano ha però anche deluso gli stessi ambientalisti siciliani, dichiarando di star contrattando con i ministeri coinvolti (quelli della transizione ecologica e della ricerca), per trovare delle soluzioni che possano superare i limiti imposti dai vincoli ambientali, con l'ideazione di "regole speciali" che andrebbero contro lo stesso statuto del parco. Una possibilità che impedisce alle associazioni ambientaliste di abbassare i propri livelli di allerta, per quanto le dichiarazioni dell’Assessorato abbiano in parte rassicurato le associazioni riunite in un unico collettivo.
Anche noi di Kodami ci eravamo interessati nel marzo scorso riguardo alla costruzione di questo osservatorio e dal resoconto che ne avevano fatto gli ambientalisti, sottolineando quanto la zona interessata eventualmente dai lavori possieda un’elevata biodiversità faunistica e floristica, che necessita di essere salvaguardata. Per esempio, dal punto di vista dell’avifauna, la realizzazione dell’opera potrebbe danneggiare i numerosi rapaci presenti all’interno del Parco, mentre dal punto di vista floristico, la sommità del Monte Mufara ospita diverse specie endemiche preziosissime per la biodiversità regionale e nazionale, come la Genista cupanii, la Jurinea bocconei e la Alyssum nebrodense, che vivono solo in Sicilia e in nessuna altra parte del mondo.
Il monte della Mufara fa da sfondo al cuore stesso del Parco delle Madonie e con i suoi 1.850 metri risulta essere una delle aree a maggiore vocazione naturalistica dell’intera regione siciliana, essendo infatti inserita in un contesto paesaggistico di estremo valore geologico, biologico e ambientale, riconosciuto a livello internazionale. Fra i grandi promotori del progetto, che più volte si è scontrato con i movimenti ambientalisti, è lo stesso presidente di regione Renato Schifani, che però con la nota dell'assessore Pagana ha dato modo di sottolineare i problemi legati alla conservazione dell'area.
Le varie sigle ambientaliste, del resto, non si dichiarino contro la possibilità di effettuare la ricerca all’interno del parco delle Madonie. A differenza infatti da quanto sostenuto dalla Fondazione Gal Hassin e delle diverse realtà turistiche locali che accusano gli ambientalisti di voler bloccare qualsiasi iniziativa, le associazioni hanno continuato a sostenere che è possibile effettuare ricerca astronomica all’interno dell'area protetta, che secondo l’ESA presenta uno dei migliori cieli europei per compiere studi inerenti all’esplorazione spaziale. Tuttavia, non dovrebbe essere svolta sulle pendici o sulla sommità della Mufara, che è inserita interamente nella zona A di totale protezione.
«Quello che le Associazioni Ambientaliste sostengono da oltre un anno – affermano gli ambientalisti tramite una lettera – è stato finalmente accertato dal governo regionale. La Mufara è un’area di grande valore naturalistico e costruirvici sopra andrebbe contro i regolamenti vigenti in tutela ambientale. Occorre ora però evitare di continuare a forzare procedure che vanno contro l’interesse delle Madonie o alimentare contenziosi. Bisogna invece studiare soluzioni alternative possibili, tra cui quelle che le stesse associazioni propongono inascoltate da mesi. Esse riguardano la ricerca di un sito alternativo (come Monte San Salvatore) per l’osservatorio e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica».
Anche il Sindaco del Comune di Petralia Sottana, Antonino Miranti, su cui ricade la responsabilità dei terreni interessati dall’eventuale costruzione dell’osservatorio, ha richiesto precisi chiarimenti sulla questione attraverso una nota ufficiale. In attesa che la Regione concluda il suo dibattito interno con i ministeri ed auspicando che il governo centrale trovi un'alternativa più sostenibile, gli ambientalisti siciliani hanno dichiarato che continueranno a vigilare costantemente sullo stato di salute di questa montagna, situata nel cuore della riserva e meta per moltissimi escursionisti, in estate come in inverno.
Bisogna anche dire che l'ESA stessa sembra aver colto il problema. A inizio marzo aveva infatti già dichiarato che se non sarebbe stato rilasciato il permesso di costruire nei successivi due mesi, il telescopio Fly Eye sarebbe stato installato altrove, precisamente all'interno delle isole Canarie. Per l'ESA infatti la salvaguardia della natura terrestre va di pari passo allo studio dell'universo e alterare pesantemente l'ecologia di un sito protetto sembra non rientrare nei piani dell'Agenzia.
«Il permesso di costruzione sul Monte Mufara appare arenato, o comunque con un'evoluzione troppo lenta e non compatibile con i tempi del progetto. Quindi stiamo valutando anche altre opzioni», aveva dichiarato solo pochi mesi fa il direttore dell'Agenzia spaziale europea, Rolf Densing in una nota inviata alla stessa Asi e alla Sosvima, la Società di sviluppo delle Madonie, dimostrando che insistere sulla Mufara ha probabilmente arrecato più danni rispetto all'accettare le proposte degli ambientalisti.