Una decine di tartarughe appena nate trovate morte in spiaggia. Altre quattro portate in salvo. Il resto della nidiata, schiusasi in un periodo piuttosto insolito, ancora da individuare. È questo il bilancio parziale di un ritrovamento avvenuto sulle spiagge del campeggio di Riva di Ugento, in località Fontanelle, in provincia di Lecce. In un primo momento si pensava che a uccidere i piccoli di Caretta caretta fosse stato un mezzo pesante al lavoro sull’area dello stabilimento ma, nelle ore successive, si è fatta strada l’ipotesi che la morte fosse addebitabile a cause diverse.
A segnalare l’episodio è stata Legambiente che, a sua volta, avrebbe ricevuto la segnalazione da una coppia di turisti, Simonetta e Francesco, che si trovavano sul posto. I due avrebbero immediatamente collegato la presenza delle tartarughe morte con il passaggio del mezzo agricolo che, in quelle ore, stava eseguendo le operazioni di smontaggio di alcune strutture allestite per la stagione estiva, in ossequio alla regolamentazione imposta dalla normativa vigente e dalla Capitaneria di Porto. A corredo della segnalazione i due hanno inviato anche delle immagini di quanto trovato.
Di lì la chiamata al servizio “SOS Tartarughe”, il numero unico di Legambiente creato per raccogliere le segnalazioni di tracce di piccoli di tartaruga sui litorali italiani. Di qui la segnalazione è stata girata al Centro Recupero Tartarughe Marine di Calimera che ha poi provveduto a liberare in mare le tartarughe superstiti senza, per ora, riuscire a rintracciare il nido sulla spiaggia. Secondo quanto appreso, comunque, nei punti di ritrovamento delle tartarughe senza vita non vi sarebbero tracce del passaggio del trattore. Possibile, dunque, che i piccoli siano morti disidratati per non essere riusciti a raggiungere per tempo la riva o addirittura che siano stati portati lì proprio dal mare dopo essere entrati in acqua da un punto di cova non molto lontano.
L’episodio, a prescindere da queste valutazioni, pone l’attenzione su un’altra questione: quest’anno le deposizioni e poi le schiuse delle uova si stanno protraendo ben oltre l’estate. Una chiara conseguenza dei cambiamenti climatici che stanno portando importanti conseguenze a lungo termine sulla determinazione del sesso futuro dei piccoli. Al contempo il caldo di queste settimane ha fatto slittare la deposizione di alcune nidiate anche al di fuori del periodo protetto in cui vi è un monitoraggio costante delle spiagge da parte dei volontari organizzati. In più la stessa normativa prevede meno restrizioni per i gestori degli stabilimenti che sono autorizzati o talvolta, come in questo caso, obbligati a eseguire operazioni sulle aree di loro competenza.
Se venisse accertata, come probabile, la presenza di un nido nell’area individuata, sarebbe il secondo nella penisola salentina. Pochi chilometri più a nord di Ugento, sul litorale di Gallipoli, lo scorso lunedì si è conclusa, in questo caso positivamente, un’altra schiusa. Su 83 uova deposte ben 76 tartarughe hanno raggiunto il mare. A dimostrazione di questa novità temporale nella riproduzione delle Caretta Caretta.
Tuttavia questo crea non pochi problemi nella tutela delle nidificazioni sulle coste: «In questo periodo non ci sono attività di monitoraggio come ad agosto – spiega a Kodami Piero Carlino, del Centro Recupero Tartarughe Marine di Calimera – quello è di solito l’ultimo periodo per cercare nidificazioni. A questo si aggiunge che le normative e gli obblighi di legge previsti fanno riferimento a una situazione oramai superata. Ora, con la variazione che stiamo riscontrando, le disposizioni vanno riviste perché non sono più attuali».
Il caso di Ugento è sintomatico di questa situazione. Nessun nido infatti era stato segnalato in zona anche perché, come detto, non era stata prevista un’attività di monitoraggio nel periodo autunnale. Se pure il passaggio di un mezzo pesante in spiaggia avesse determinato la distruzione di un nido o la morte di alcune tartarughe, cosa per il momento smentita dagli elementi raccolti, il tutto sarebbe avvenuto nel pieno rispetto dalle normative attualmente in vigore. E questo pur in presenza di una regolamentazione attenta alla protezione della specie.
Infatti le linee guida regionali per la manutenzione delle spiagge prevedono che «al fine di non pregiudicare la nidificazione della Tartaruga Comune (Caretta caretta), nel periodo dal 15 giugno al 15 ottobre, gli interventi dovranno essere effettuati con modalità che salvaguardino la schiusa delle uova, evitando in ogni caso la movimentazione di sedimenti in prossimità dei nidi». Come detto, quindi, il periodo di cautela sarebbe abbondantemente trascorso, a conferma del fatto che in ogni caso non sarebbe ravvisabile una responsabilità da parte del concessionario dello stabilimento.
«Bisognerebbe intervenire in termini normativi rispetto ai periodi di nidificazione – spiega a Kodami Maurizio Manna del circolo Legambiente “A.Cederna” di Gallipoli – comprimendo la possibilità di compiere lavori laddove ci siano necessità di anteporre gli interessi della natura. Sia chiaro non bisogna puntare il dito contro i concessionari pensando che il cittadino comune non abbia un ruolo in tutto questo. Nessuno, per esempio, si è mai preoccupato del fatto che in piena estate ogni giorno vengono piantati ombrelloni ovunque. È una problematica complessiva seria ed è molto difficile regolare per bene il fenomeno. Nel caso specifico, poi, in capo al concessionario pendeva un obbligo di smontaggio di alcune strutture. Se non avessero provveduto sarebbero incorsi in una violazione. Il problema è la norma».
Legambiente Puglia, ad ogni modo, ha ribadito come quello dell’accesso dei mezzi pesanti sulle spiagge italiane resti un problema serio. «Nel prossimo anno prenderà il via il progetto Life Turtlenest, proprio con l’obiettivo di proteggere adeguatamente le nuove aree di nidificazione della Caretta Caretta nel Mediterraneo occidentale, cofinanziato dal Programma Life della Commissione Europea, coordinato da Legambiente e che vede tra i partner anche la Regione Puglia – ha spiegato in una nota Ruggero Ronzulli, presidente di Legambiente Puglia – Anche a causa degli effetti del cambiamento climatico il numero di nidi sta aumentando e diventa sempre più importante ridurre le minacce per i siti di nidificazione derivanti dalle attività antropiche, in primis quelle legate al turismo».