Italia e Francia unite nel nome delle tartarughe. Perché questa volta la richiesta di aiuto è arrivata dai cugini d'Oltralpe e, come quando arrivano da ogni parte del nostro Paese, Antonio Lo Bello, il chirurgo veterinario specializzato in tartarughe marine che insegna all’università di Bari ed opera al Sea Turtle Clinic, non ha esitato a rispondere all’appello.
La richiesta d’aiuto francese
Le “malate” erano tre tartarughe marine “francesi” ricoverate presso la Cite' des Tortues “A Cupulatta", nei pressi di Ajaccio, un meraviglioso parco che ospita oltre 170 specie di cheloni terresti e palustri di tutto il mondo. Un parco famosissimo, che accoglie specie considerate estinte, considerato un punto di riferimento per i programmi di conservazione. Eppure, nella struttura diretta da Pierre Moisson, non c'era una clinica veterinaria dove i tre esemplari marini potessero essere operati per l’estrazione di tre ami conficcati così profondamente da richiedere l’intervento di una mano davvero super esperta. E soprattutto non c’erano chirurghi veterinari che avessero già effettuato questo tipo di interventi. Per questo l’invito di Francoise Claro, coordinatrice del Groupe Tortues Marines France del Museum National d'Histoire Naturelle di Parigi, a recarsi in Corsica per eseguire tre interventi chirurgici particolarmente complicati.
Il metodo “Di Bello”: operarle senza tagliare il carapace
Le chirurgie sulle tartarughe possono essere davvero complesse. La presenza del carapace che ricopre la parte superiore dell’animale, e del piastrone, che si trova invece sotto la sua pancia, rende complicatissima l’estrazione di ami e lenze che ormai così spesso vengono ingerite dalla tartarughe in acqua e che si vanno a conficcare profondamente nell’apparato digerente o nell’esofago. Di Bello, che nella sua vita professionale è intervenuto chirurgicamente su circa 2.500 tartarughe, ha codificato un metodo di intervento che non prevede l’incisione del carapace. «In effetti – spiega – prima gli ami si rimuovevano soltanto incidendo il carapace per accedere all’interno. Ho studiato una possibilità di accesso alternativa, perché l’incisione comporta complicanze che a volte rendono addirittura inefficace l’intervento. Queste tecniche sono state codificate ed ora in molti vogliono impararle».
Gli interventi chirurgici alla Clinique Vétérinaire de Baléone
Prima della Corsica, infatti, anche la Grecia si era rivolta a Di Bello per un aiuto. «Sono stato due volte nell’unico centro di recupero greco, che si trova vicino ad Atene, e lì ho eseguito due chirurgie – spiega il professore – Questa volta in Corsica le cose sono state un po’ complicate dalla covid-19, ma siamo riusciti lo stesso ad effettuare gli interventi presso la Clinique Vétérinaire de Baléone, a cui ha partecipato Julie Fabre-Franceschi, una veterinaria che vorrebbe acquisire queste tecniche». Gli interventi hanno avuto il successo sperato e le tre tartarughe ora sono in convalescenza, in attesa di riprendere il largo.
La collaborazione continuerà
«In occasione della trasferta in Corsica – aggiunge ancora il professor Di Bello – è emersa la necessità di trasferire ai colleghi francesi le tecniche che abbiamo messo a punto in Italia. Quindi mi hanno proposto di organizzare alcuni stage di approfondimento sulle problematiche di queste operazioni». Di Bello considera infatti fondamentale la formazione chirurgica in questo campo, proprio per evitare che si possa procedere in maniera avventata. «In Italia ad esempio i centri di recupero sono moltissimi e le leggi sono molto ferree su chi e come può effettuare gli interventi. Ma nel resto del Mediterraneo non è sempre così e in questo campo l’improvvisazione può diventare pericolosa, anche perché dobbiamo sempre ricordare che c'è in gioco la sofferenza degli animali» spiega ricordando che il suo "innamoramento" per le tartarughe è stato un vero e proprio colpo di fulmine che risale al 1999 quando un collega gli portò Govannona, una tartaruga recuperata nelle acque di Policoro con un amo conficcato tra stomaco e intestino. «È lì che cominciò la passione per questi animali affascinanti che stimolano una curiosità affettiva».
L’esperienza acquisita sul campo
Dopo Giovannona, che doveva il suo nome ovviamente alle notevoli dimensioni, ci sono state tante e tante tartarughe marine a cui Di Bello si è dedicato. Anni e anni di interventi che lo hanno portato praticamente in tutti i centri di recupero italiani. «Soltanto dal centro recupero di Molfetta, ci arrivano da ottobre e febbraio di ogni anno tra le 250 e le 300 tartarughe marine vittime della pesca a strascico. Vengono tutte monitorate perché hanno gravi problemi di annegamento dovuto ad apnee prolungate e a gas-embolismo». Tutte le tartarughe vengono nominate, a volte con nomi buffi. «Abbiamo usato prima tutti i nomi di paesi africani, poi con le nazioni di tutto il mondo. Oa siamo arrivati ai nomi dei vini». Anche con il centro di recupero di Lampedusa c'è un rapporto di lunga e solida collaborazione. «Con la dottoressa Daniela Freggi che lo dirige ed è per questo considerata un vero e proprio punto di riferimento in Italia, la collaborazione è sempre stata solida e continuativa». Per questo motivo Francoise Claro, da Parigi, si è rivolta alla dottoressa Freggi con l’obiettivo di affrontare tematiche mai affrontate prima. E per questo la dottoressa Freggi ha chiamato Antonio Di Bello. «In Corsica non ci sono centri specializzati in tartarughe marine, che sono molto diverse da quelle terrestri. Ora però l’obiettivo della Claro è di strutturarne uno anche sull’isola, e ci stanno lavorando».
La Sea Turtle Clinic
Con uno staff composto da sei medici veterinari, di cui tre chirurghi, e un tecnico, la sezione di chirurgia veterinaria Sea Turtle Clinic dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, è una piccola eccellenza italiana che ormai fa scuola nel mondo degli interventi chirurgici sulle tartarughe marine. «Siamo un centro di cura e ricerca scientifica capace di trattare qualsiasi tipo di intervento – spiega Di Bello – e lavoriamo anche su patologie particolari come le malattie virali. Perché intorno alla Sea Turtle Clinic stanno crescendo altre realtà di studio per affrontare patologie infettive come la bronchite o la polmonite batterica. Così come gli studi sulle resistenze antibiotiche e sul loro rapporto con il mare e l'inquinamento».