Le tartarughe d'acqua dolce sono un gruppo di rettili molto eterogeneo e ricco di forme e specie affascinanti. Tecnicamente sarebbe più corretto chiamarle testuggini, il termine utilizzato proprio per queste specie e per quelle completamente terrestri, ma è ormai piuttosto diffuso nel linguaggio comune l'utilizzo di entrambi i termini. Da un punto di vista tassonomico le testuggini d'acqua dolce non sono un gruppo unico e possiamo quindi ritrovare diverse specie dalle stesse abitudini ecologiche in entrambi i sottogruppi dell'ordine dei testudinati, e cioè i pleurodiri e i criptodiri. Le prime sono tutte tartarughe d'acqua dolce e sono diffuse prevalentemente nell'emisfero australe. Possiedono un collo estremamente allungato che viene ripiegato ai lati del corpo e non all'interno del carapace. È questa la principale differenza con i criptodiri, chiamati proprio così per la loro capacità di nascondere completamente la testa nel "guscio". In questo secondo gruppo troviamo invece quasi tutte le specie più note, anche quelle terrestri e marine.
Come tutte le altre tartarughe anche quelle d'acqua dolce possiedono una "corazza" protettiva molto resistente, chiamata anche teca, formata da un carapace (la parte superiore) e un piastrone (quella inferiore). A differenza delle testuggine terrestri, però, quella delle tartarughe d'acqua dolce è solitamente molto più schiacciata e idrodinamica. In alcune specie, come nel genere Terrapene o Cuora, è presente anche una "cerniera" sulla parte anteriore del piastrone che piagandosi permette una chiusura totale dell'apertura. Proprio per questo alcune specie vengono chiamate "tartarughe scatola". Come tutti gli altri testudinati non hanno denti, ma al loro posto c'è un un becco forte e tagliente. Alcune specie sono sono strettamente carnivore, ma la maggior parte segue una dieta onnivora. Preferiscono di solito habitat con acque ferme, come paludi, stagni e laghi, dove possono trovare tronchi, rocce e spiagge tranquille dove fare lunghi bagni di sole per assorbire calore.
Le tartarughe d'acqua dolce sono rettili antichi, incredibilmente resistenti e longevi. La maggior parte delle specie ha una vita media di oltre 20 o 30 anni, ma alcune specie possono arrivare tranquillamente fino a 70 anni di vita. Queste caratteristiche, unite all'incredibile adattabilità, hanno reso le tartarughe d'acqua tra gli animali da compagnia più comuni e diffusi al mondo, non solo tra gli appassionati erpetofili, ma anche tra semplici curiosi. Tutto ciò ha purtroppo alimentato un mercato sempre più florido, che non solo ha facilitato la diffusione di specie esotiche invasive in giro per il mondo, ma a costretto tantissime tartarughe acquistate con troppa leggerezza, a vivere in spazi angusti o finire per essere abbandonate.
Le tartarughe d'acqua dolce
Al mondo esistono oltre 300 specie di tartarughe d'acqua dolce o semiacquatiche, distribuite praticamente in tutti continenti a eccezione dell'Antartide. Essendo animali a sangue freddo amanti delle alte temperature la loro ricchezza in termini di numero di specie aumenta gradualmente man mano che ci allontaniamo dai poli e ci spostiamo verso l'equatore. Le zone com maggior numero di specie e forme sono il Nord America e il Sud-Est Asiatico, dove troviamo molte delle tartarughe diventate comuni anche in cattività.
Vediamo però un po' più da vicino alcune delle specie più iconiche e affascinanti.
La tartaruga palustre europea
Anche in Italia vivono tartarughe acquatiche autoctone, quella più comune e diffusa è la testuggine palustre europea (Emys orbicularis). È una specie che predilige stagni e acque calme con fondali fangosi, ed è presente in maniera frammentata in tutta la penisola, isole maggiori comprese. In buona parte del territorio nazionale la specie ha però subito un forte declino sia per la riduzione e l'alterazione degli habitat che per la competizione con la testuggine palustre americana, arrivata come animale da compagnia e poi diventata una delle specie esotiche più invasive. Per questi motivi la Emys è considerata in serio pericolo di estinzione in Italia.
La tartaruga palustre americana
Da un po' di anni nel nostro paese sono presenti numerose popolazioni di testuggine palustre americana (Trachemys scripta), una specie molto diffusa in cattività come animale da compagnia e che, una volta liberata o scappata da giardini privati, si è riprodotta e naturalizzata diventando una delle 100 specie più invasive del mondo. Questa testuggine infatti rappresenta un grosso problema per le tartarughe autoctone, con cui entra in competizione per il cibo, l'habitat e altre risorse e può causare numerosi danni alla fauna locale di cui si nutre e all'ecosistema. Proprio per questo motivo è importante non liberarle mai in natura ma, nel caso non fosse più possibile tenerle in casa, contattate un rifugio o un centro di recupero. Sono tre le sottospecie riconosciute di Trachemys, tutte comunemente allevate da appassionati e potenzialmente estremamente invasive:
- La tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans);
- La tartaruga dalle orecchie gialle (Trachemys scripta scripta);
- La tartaruga dalle orecchie arancioni (Trachemys scripta troostii).
La tartaruga cinese dal collo striato
Un'altra specie piuttosto comune in cattività è la tartaruga cinese dal collo striato (Mauremys sinensis). Originaria dell'estremo oriente e diffusa soprattutto in Cina, Vietnam e Laos, questa tartaruga vive in acque poco profonde a lento scorrimento, solitamente con fondali fangosi e a basse altitudini, come laghi, paludi, fiumi e canali. Anche se piuttosto diffusa tra appassionati e allevatori questa specie in natura è a un passo dall'estinzione, ed è considerata In pericolo critico (CR) nella Lista Rossa della IUCN. Tra le minacce principali troviamo lo sfruttamento da parte dell'uomo per il cibo, la medicina tradizionale e il commercio internazionale per il mercato nero della cattività.
La tartaruga elmetto africana
Tra i testudinati acquatici più curiosi c'è sicuramente la tartaruga elmetto africana (Pelomedusa subrufa), una specie diffusa praticamente in tutta l'Africa subsahariana e nello Yemen meridionale. Essendo un rappresentante del sottordine dei pleurodiri ripiega il colo a S ai lati del carapace. Proprio questo curioso comportamento l'ha resa una specie molto apprezzata in cattività tra gli appassionati. In virtù del suo areale molto vasto diversi scienziati ritengono che in realtà la Pelomedusa subrufa possa essere un complesso di ben 10 specie diverse ancora da studiare e descrivere.
La falsa tartaruga geografica
Come le Trachemys anche la falsa tartaruga geografica (Graptemys pseudogeographica) è di origine nordamericana, ma è diventata da tempo uno delle specie più comuni in cattività in tutto il mondo. In natura preferisce fiumi e torrenti con acque non troppe calme e tende a evitare stagni e laghi. Come quasi tutte le tartarughe, ama crogiolarsi con lunghi bagni di sole su tronchi e sponde assolate, in questo modo riesce così a regolare la sua temperatura corporea.
La mata mata
Una delle specie più bizzarre e affascinanti tra tutte le tartarughe esistenti è la mata mata (Chelus fimbriata). L'origine del nome deriva dallo spagnolo matar, in italiano uccidere, ripetuto due volte. Questa specie, originaria del Rio delle Amazzoni, è infatti un predatore formidabile di invertebrati e piccoli pesci. La mata mata cattura le sue prede sporgendo la testa e aprendo l'enorme bocca. Quando un pesce passa di lì viene risucchiato all'interno della bocca generando un flusso d'acqua con un movimento rapidissimo e implacabile di chiusura delle fauci.
Come tenere le tartarughe d'acqua in cattività
La prima vera domanda da porsi se si vuole tenere una tartaruga in cattività è: vale davvero la pena farlo? Anche se questi rettili si adattano piuttosto bene alla vita tra le mura domestiche, non bisogna mai dimenticare che tutte le tartarughe "da compagnia" restano specie selvatiche, il più delle volte esotiche. Non sono quindi animali domestici come il cane o il gatto, selezionati da migliaia di anni di domesticazione proprio per convivere al nostro fianco. Occorre quindi riflettere bene ed essere consapevoli che si sta decidendo di convivere con un animale selvatico longevo, con le sue esigenze, le sue necessità e i suoi bisogni. Non fermiamoci quindi solamente all'irresistibile aspetto carino e curioso della baby tartarughina avvistata nel negozio di animali, ed evitiamo di acquistarle con fin troppa leggerezza. Quel piccolo rettile crescerà (e tanto pure), diventerà impegnativo da gestire e potrebbe finire per essere abbandonate in natura, causando così enormi danni all'ambiente e alla fauna locale.
Fatte queste premesse se decidete comunque di adottare una tartaruga acquatica occorre essere preparati e impegnarsi a garantire le miglior condizioni di vita possibili al rettile. Ovviamente ogni specie avrà le sue particolari esigenze legate a spazi, alimentazione, temperatura e acqua, ma ci sono indicazioni generali da cui partire che possono essere molto utili per capire a cosa si sta andando incontro. Prima regola fondamentale: assolutamente proibite le piccole tartarughiere in plastica con la finta palma al centro. Oltre a essere orribili esteticamente sono troppo piccole e completamente inadatte per qualsiasi animale.
L'alloggio
Le tartarughe d'acqua dolce hanno bisogno di un terrario/acquario adeguato o, per alcune specie, di uno stagno in giardino. L'alloggio ideale dovrebbe essere spazioso, dotato di un filtro per l'acqua, un sistema di riscaldamento, una zona asciutta con una lampada a infrarossi e relativo termostato e possibilmente vegetazione. La parte asciutta deve essere abbastanza spaziosa da poter garantire alle tartarughe di poter riposare al sole (o alla luce della lampada) e dotata di una rampa facilmente accessibile. La parte acquatica invece deve essere abbastanza ampia e profonda almeno 20 cm, in modo da garantire spazio a sufficienza per nuotare e fare esercizio. Chiaramente più è grande la tartaruga più deve essere grande l'alloggio.
L'alimentazione
La dieta cambia in base alle specie, quindi un buon punto di partenza può essere certamente quello di rivolgersi ad allevamenti e negozi specializzati e a veterinari esperti in rettili ed esotici. I gamberetti essiccati presenti in ogni negozio sono quasi sempre da evitare, soprattutto come alimento principale. La maggior parte delle specie segue una dieta onnivora o prevalentemente carnivora. Quindi agli alimenti specializzati acquistabili nei negozi possiamo affiancare tranquillamente carne macinata, larve e invertebrati da pesca oppure piccoli pezzetti di pesce. La cosa importante è cercare di variare il più possibile la dieta, tenendo sempre presente le differenze tra le varie specie.
Le tartarughe acquatiche vanno in letargo?
Come gran parte degli animali a sangue freddo anche la maggior parte delle tartarughe acquatiche vanno in letargo. Questo rallentamento naturale dell'attività metabolica dipende però soprattutto dalle temperature esterne. In casa è difficile quindi che si raggiungano temperature talmente basse da "attivarne" l'ibernazione. In generale le tartarughe che vivono in casa non hanno bisogno di andare in letargo, che è una condizione estremamente complessa da riprodurre in cattività e che necessita quindi di molta esperienza nell'allevamento. Ovviamente ogni specie ha le sue particolare esigenze ed è sempre necessario quindi il supporto e il parere di un veterinario esperto in rettili.
Fuori e dentro l'acqua, come funziona?
Sebbene la maggior parte delle specie in cattività tollerino range piuttosto ampi, è preferibile mantenere la temperatura dell'acqua entro parametri costanti, non troppo diversi dalla quella esterna. In questo modo si evitano shock termici quando i rettili escono dall'acqua, per cui dovrebbe essere mantenuta tra i 24 e i 26 ºC. Per quanto riguarda la parte emersa, quella asciutta, deve essere facilmente accessibile e possibilmente esposta al sole. Le tartarughe possono passare diverse ore a fare basking, i cosiddetti bagni di sole che aiutano a regolare la temperatura corporea. In alternativa alla luce solare diretta si può utilizzare l'illuminazione artificiale attraverso lampade specifiche per rettili, facilmente reperibili nei negozi specializzati.
Allevare una tartaruga acquatica – o un animale di qualsiasi specie – è una responsabilità enorme, che va assunta con impegno e consapevolezza. Non dobbiamo mai dimenticare che ogni specie ha le sue esigenze e le sue necessità ed è fondamentale quindi consultare un veterinario esperto che possa darvi le giuste indicazioni prima, durante e dopo l'adozione.
Qualora non possiate più prendervi cura della tartaruga mai e poi mai liberarle in fiumi, stagni e laghi. In primis per il suo bene, visto che probabilmente non riuscirebbe a sopravvivere, in secondo luogo per evitare di arrecare danni agli ecosistemi e alla fauna locale. Trovategli una sistemazione migliore, sicuramente ci sarà qualcuno che vorrà prendersene cura. Oppure rivolgetevi a un Centro di Recupero per gli Animali Selvatici, che sarà certamente in grado di darvi le migliori indicazioni. Ma ricordate: mai liberarle specie esotiche in natura.