La luce dei lampioni che arriva sulla spiaggia. Le piccole creature appena nate che prendono la direzione della strada anziché quella del mare. Quindici piccole tartarughe marine Caretta sono state trovate morte a San Pietro in Bevagna, probabilmente perché disorientate dall’inquinamento luminoso della litoranea. Una volta raggiunto il tratto asfaltato, infatti, sono state investite dalle automobili. L’intervento tempestivo dei volontari, però, ha fatto sì che la maggior parte degli esemplari della schiusa riuscisse a raggiungere l’acqua e a navigare verso la vita.
Quel tratto di costa è tenuto sotto controllo dagli operatori del progetto Tartarughe Marine del WWF Italia e in particolare dall’Oasi WWF di Bosco Pantano a Policoro. Il gruppo è supportato in rete da altre realtà associative del territorio, come il NITA e la Jonian Dolphin Conservation. Su tutto il tratto, che si trova sul confine tra Puglia e Basilicata, erano stati censiti 18 nidi, di cui 7 proprio su quella spiaggia. Questo, purtroppo, non era stato rilevato. L’attività di sensibilizzazione fatta nei mesi scorsi, però, ha consentito comune ai volontari di ricevere tempestivamente notizia dai cittadini del luogo che, appena si sono resi conto di quello che stava succedendo, hanno contattato gli operatori.
Il caso ha voluto che un gruppo si trovasse a poca distanza da lì, più precisamente a Torre Borrato, per fare guardiania ad un altro nido del quale si attendeva la schiusa in queste notti. In poco tempo, così, sono riusciti a raggiungere l’area e a fornire supporto alle tartarughe: «Grazie alla sensibilità dei cittadini il nostro intervento è stato immediato – ha raccontato a Kodami Gianluca Cirielli, biologo del WWF di Policoro – abbiamo seguito le tracce a ritroso e siamo riusciti a individuare il nido. A quel punto abbiamo accompagnato a mare le altre con la luce rossa. Ne abbiamo inizialmente contate una sessantina. Quando abbiamo aperto la camera per controllare il successo di schiusa abbiamo trovato in totale 115 uova deposte. Di queste 5 non si sono schiuse, 10 embrioni sono risultati morti e 100 invece si sono aperte regolarmente. Da queste in 99 erano emerse e, quindi, solo 15 sono rimaste schiacciate».
Quello dell’inquinamento luminoso, del resto, è un problema noto nella zona. A causarlo, probabilmente, sono sia la vicinanza della spiaggia alla strada che la tipologia di lampioni: «Stiamo cercando di dialogare con l’amministrazione di Manduria – concludono dal WWF – perché era già successo nel 2018 in un sito che si trova a poca distanza, a Specchiarica. Parliamo di un tratto di circa 10 chilometri di costa con la strada a ridosso della spiaggia e i lampioni che illuminano direttamente la sabbia».
Questo episodio, oltre a sottolineare come la presenza dell’uomo possa incidere sulla sopravvivenza di questi animali, fa emergere di conseguenza l’importanza di attuare un monitoraggio più ampio dei nidi. Ecco perché all’interno del progetto Tartarughe del WWF è stata avviata da tempo una campagna di comunicazione per segnalare le tracce dei nidi. Laddove si individui la traccia di una tartaruga che ha deposto le sue uova è importante segnalarlo alla Capitaneria di Porto al 1530 o alle organizzazioni attive su quel territorio (per esempio il numero del Centro Recupero Tartarughe Marine di Policoro, tel. 08351825157).