Le silenziose e tranquille tartarughe nascondono nei loro carapaci tracce della storia nucleare sulla Terra. Questo è quello che hanno scoperto alcuni ricercatori del Los Alamos National Laboratory nel loro studio pubblicato dalla Oxford University Press.
Gli scienziati hanno analizzato cinque tartarughe marine e terrestri appartenenti a specie diverse: una tartaruga verde (Chelonia mydas), una tartaruga del deserto (Gopherus agassizii), una tartaruga del deserto di Sorona (Gopherus morafkai), una testuggine di fiume (Pseudemys concinna) e una tartaruga scatola comune (Terrapene carolina). Tutti i rettili presi in esame sono stati rinvenuti in siti diversi di produzione di materiale nucleare o di test per la detonazione della bomba, come le isole Marshall, il Nevada Test Site, il Savannah River Site e la Oak Ridge Reservation, e tutti portano tracce sul loro guscio di contaminazioni nucleare risalenti al periodo della Guerra Fredda.
I cinque esemplari, nel corso della loro vita, hanno, come ogni altro animale, assimilato diversi elementi dall'ecosistema, in particolare minerali, acqua e piante, ma a differenza di altre specie, le tartarughe hanno un qualcosa che può essere paragonato ad un vero e proprio diario di ciò che accade loro: le placche dei loro carapaci. Queste crescono in cerchi concentrici di dimensioni sempre maggiori, un po’ come accade negli anelli degli alberi, dove i cerchi più grandi sono i più recenti e quelli più piccoli i più vecchi. Allo stesso modo, è possibile, attraverso alcune analisi, raccogliere le informazioni sulle sostanze che hanno assimilato e hanno influenzato la loro crescita e poi associarle ad un determinato lasso di tempo in base al cerchio su cui sono state ritrovate.
Gli scienziati, quindi, non hanno solo scoperto tracce di isotopi dell’uranio – conseguenza dell'attività nucleare – accumulati nel guscio, ma hanno anche potuto ricostruire la storia nucleare dei siti e capire qualcosa in più sugli effetti a lungo termine di queste attività. Fortunatamente per le tartarughe, i materiali nucleari ritrovati nei loro gusci erano in concentrazioni troppo basse per creare problemi alla loro salute, che non è stata condizionata dalla vicinanza ai siti.
Secondo gli esperti, nonostante i campioni analizzati siano pochi, sarà possibile definire più precisamente il ruolo delle tartarughe come sentinelle ambientali, considerando in studi futuri altri siti notoriamente collegati ad attività nucleari, compresi, ad esempio, quelli di incidenti nucleari come Fukushima, e sarà possibile comprendere meglio come si muovono i materiali radioattivi all’interno dell’ecosistema.