Un esemplare di tartaruga azzannatrice (Chelydra serpentina) è stato trovato nella vasca condominiale di un palazzo nel quartiere Monteverde, a Roma, fortunatamente prima che il suo morso potesse ferire qualcuno e che lei stessa potesse restare ferita.
Non è chiaro come questa tartaruga sia arrivata nello stabile. Si tratta di una specie originaria del Nord America, dove è comune, ed è nota per la velocità e la potenza del morso: uno studio pubblicato sul Journal of Evolutionary Biology ha notato che la forza della mascella di una azzannatrice ha tra i 208 e i 226 Newton. Quella dell'area dei molari dell'uomo, invece, oscilla tra i 300 e i 700.
Conosciuta anche come "serpentina", perché ha testa e collo simile a un serpente, mangia crostacei, mammiferi e piccoli uccelli e arriva a pesare in media circa 6 chili. Soprattutto, è una specie la cui detenzione da parte dei privati è vietata, come stabilito da un Decreto del ministero dell’Ambiente del 1996, visto che è inserita tra le specie considerate pericolose per la salute e la pubblica incolumità.
L’esemplare rinvenuto a Monteverde era nella vasca per i pesci rossi del condominio. A segnalare la sua presenza alcuni condomini, incuriositi e anche un po’ impensieriti. Sul posto sono quindi intervenuti i carabinieri forestali, la polizia municipale di Roma Capitale e Andrea Lunerti, esperto di animali selvatici chiamato a supporto delle operazioni di cattura. Una volta recuperata, è stata affidata a una clinica di San Cesareo per i controlli sanitari di rito.
Aumentano i ritrovamenti di tartarughe azzannatrici abbandonate
Nonostante il divieto di detenzione, le tartarughe azzannatrici vengono spesso acquistate da privati per poi essere regolarmente abbandonate quando crescono ed emerge la complessità nel dover gestire un animale di questo genere, certamente non abituato a vivere in cattività, men che meno in abitazione. Da qui il crescente numero di ritrovamenti in luoghi pubblici e corsi d'acqua.
«Il ritrovamento sempre più frequente di tartarughe azzannatrici nei nostri corsi d’acqua dimostra quanto sia facile l’adattamento di questi animali di origine nordamericana al nostro ambiente – aveva spiegato l’erpetologo Carlo Guidi dello Zooproject di Perugia, una delle poche strutture in Italia autorizzate alla detenzione di rettili pericolosi – Sono in grado di fare letargo e quindi superare bene i nostri inverni. La Chelydra serpentina può raggiungere i 70 cm di carapace e qualche decina di kg di peso. Ogni volta che si introduce un essere vivente non autoctono in un ambiente si va a rompere il delicato equilibrio che esiste all’interno di qualsiasi ecosistema. Sarebbe auspicabile ‘bonificare' i nostri territori da questi animali, combattere la detenzione illegale per salvaguardare le popolazioni autoctone di pesci, anfibi, rettili ed anche uccelli»