Chi adotta un cane non pagherà la tassa sui rifiuti per 3 anni. Il comune del sud Sardegna ha studiato un regolamento, che a giorni dovrebbe essere portato per l’approvazione in Consiglio, per incentivare le adozioni, da parte dei privati, dei randagi che si trovano nei canili.
«La finalità – spiega Francesco Melis, vicesindaco e assessore comunale all’Ambiente del Comune di Iglesias – è la concessione di un riconoscimento economico ai cittadini residenti che adottino i circa 120 cani di proprietà del Comune , ospitati presso i canili convenzionati. Lo scopo primario è di migliorare il benessere dei cani affidandoli a famiglie consapevoli e responsabili».
Naturalmente si procederà all’affido dell’animale solo dietro precise e tassative garanzie da parte dei potenziali nuovi adottanti, onde escludere a priori chi pensa di prendere un cane solo per evitare di pagare la Tari.
Il regolamento parla molto chiaro. In primo luogo chi adotta deve essere privo di condanne penali per maltrattamenti a loro carico o di altri componenti del nucleo familiare, avere la disponibilità di un ambiente idoneo ad ospitare l’animale, accertato da un sopralluogo preventivo della Polizia locale. Inoltre l’adottante deve accettare il divieto di detenzione del cane a catena e la costrizione in recinti che ne limitino la mobilità e la socializzazione. Inoltre dovrà sottoporsi a controlli nei mesi e negli anni a seguire. «Nel caso venissero riscontrate condizione peggiorative per l’animale – sottolinea Melis – si procederà a richiedere la restituzione delle sgravio Tari sino ad allora esentato, oltre a eventuale denuncia per maltrattamenti».
Oltre a queste condizioni inderogabili, chi adotta dovrà garantire condizioni igieniche e ambientali tali da non recare danni né alla loro salute, né all’igiene e alla quiete delle persone. Dovrà fornire una adeguata alimentazione, riparo dalle intemperie, possibilità di movimento in libertà e di socializzazione con altri animali, protezione dai parassiti, cure mediche in caso di malattia e dovrà essere integrato anche con gli altri membri del nucleo familiare.
«L’iniziativa è estremamente valida, e degna di un paese civile – sottolinea Maura Cinesu, vicepresidente dell’associazione di volontariato per la lotta al randagismo Impronte nell’Isola – tutte queste iniziative che vengono realizzate per cercare di invogliare le persone a non andare a comprare gli animali, ma ad andare a prenderli in un canile, sono lodevoli. Noi chiediamo che possa essere fatta un’ integrazione al regolamento che preveda, oltre alle adozioni nei tre canili con i quali il comune ha le convenzioni, un ampliamento alle persone che adottano un cane del nostro rifugio».
L’associazione opera sul territorio da quasi 11 anni e recupera molti cani randagi. Attualmente l’Oasi di Lilly, il rifugio dell’associazione, ne ospita 11, e 12 sono tenuti a casa delle volontarie che collaborano. «Gli ultimi arrivati sono tre cuccioli che erano stati buttati via dentro una busta – spiega Maura – Facciamo risparmiare davvero molti soldi al comune, recuperiamo i cani randagi dell’inglesiente, loro non finiscono in canile e noi ci addossiamo tutte le spese immaginabili, in maniera totalmente autogestita, senza l’aiuto di nessuno. Io e mia cugina abbiamo acquistato il terreno di tasca nostra, abbiamo costruito il rifugio, sempre con le nostre finanze, e continuiamo a fare tutto quello che c’è da fare solo con le nostre forze. Arriviamo sino a un certo punto tuttavia – ammette la volontaria -, ora abbiamo una cagnolina vittima di maltrattamento e gravemente malata che stiamo curando con grandi sacrifici personali, perché non può essere lasciata sola. Siamo impegnate con il rifugio sette giorni su sette e a tempo continuato, giorno e notte. In dieci anni abbiamo superato i 350 cani dati in adozione, partiamo e portiamo i cani anche al Nord, senza chiedere niente a nessuno, neanche a chi li adotta, spesa viaggio a parte. Direi che includerci nell’iniziativa – conclude Maura Cinesu – è qualcosa che ci aspettiamo e meritiamo senza alcun dubbio».