Dopo mesi di ricerche, inoltrandosi all'interno di uno dei sistemi forestali più complessi e isolati del mondo, alcuni scienziati hanno finalmente scoperto qual è il comportamento riproduttivo di una particolare specie di rana maculata, la rana di Santa Fe (Leptodactylus laticeps), dopo che per circa un secolo era riuscita a sfuggire agli occhi degli scienziati. Scoperta infatti nel 1918, da uno dei più grandi erpetologi della storia, ovvero George Albert Boulenger, questa specie si trova in Argentina, Bolivia e Paraguay, ma gran parte della sua popolazione vive in una delle aree più aride del mondo, il Gran Chaco o Dry Chaco.
Dopo aver esplorato approfonditamente l'angolo sud-occidentale dell'Amazzonia, i ricercatori, tra cui Camila Deutsch, Gabriela Agostini e Sofia Perrone, esperte erpetologhe dell'Università di Buenos Aires, hanno infatti raggiunto il Dry Chaco alla ricerca della specie, osservando per la prima volta girini appartenenti a questa specie e le femmine durante la stagione riproduttiva.
E hanno anche scoperto i motivi per cui questa specie non era mai stata avvistata durante la stagione degli amori. Questa piccola rana, infatti, spende buona parte del suo tempo nascondendosi all'interno delle caverne o all'interno di piccole tane di fango che scava nel terreno, emergendo solo poche volte l'anno per chiamare a sé un potenziale partner per riprodursi.
«Finora non è stato un viaggio facile, ma siamo determinati a fare il possibile per garantire il futuro a questo meraviglioso anfibio – ha dichiarato Isis Ibañez, che ha guidato il progetto "Santa Fe Frog", insieme all'Università di Buenos Aires. – Il fatto che abbia scelto di nascondersi in piccole grotte che è possibile trovare all'interno del territorio, lasciando però i girini liberi di crescere all'esterno, è stato il fattore che ci ha permesso di ritrovare la fiducia, per scoprire dove si trovasse questo elusivo animale».
Per ottenere questo obiettivo, i ricercatori hanno dovuto posizionare diverse fototrappole, in modo di localizzare le rane mentre compivano una delle loro rare uscite e studiarne così il comportamento. Tali strumenti sono stati anche molto utili per capire come le femmine riuscissero, nella vastità di una foresta immensa, ad attirare i potenziali pretendenti dopo mesi passati a vivere lontano dalla luce del Sole.
Appena uscite dalle tane, le rane leopardate di Santa Fe in pratica cominciano ad emettere delle vocalizzazioni nei pressi dei ruscelli o degli stagni, attirando così l'interesse dei maschi. Anche i maschi però abitano il sottosuolo e dopo aver ascoltato il canto delle femmine passano alcuni minuti prima che possano raggiungere la superficie, liberandosi dal fango e della terra in cui erano nascosti fino a un attimo prima.
Scelto un maschio – e un maschio soltanto – la femmina dopo il corteggiamento si dirige verso la propria tana, accompagnata dal partner, in previsione del rilascio delle uova che in media avviene durante le ore immediatamente successive all'incontro.
«Questa specie è un chiaro esempio del motivo per cui dobbiamo difendere la foresta nel Dry Chaco» ha dichiarato Camila Deutsch, che ritiene che questo ecosistema non abbia più molto tempo. La deforestazione sta infatti minacciando pesantemente queste zone, mettendo in serio pericolo non solo la fauna, ma anche le popolazioni native che abitano in questo angolo del Sud America. Gli scienziati coinvolti nel progetto "Santa Fe Frog" non a caso stanno anche collaborando con i leader della comunità locali, oltre che con i cacciatori e gli agricoltori, per tutelare al meglio la foresta e le specie che vi abitano.
La deforestazione è diventata d'altronde così massiccia e ha colpito così tanto l'area che già da parecchi anni si può ritenere il Dry Chaco geograficamente separato dall'Amazzonia, che un tempo si spingeva verso Sud fino a lambire il settore nord-occidentale della Bolivia.
L'area in cui sono state trovate le prime rane riproduttrici di questa specie è stata comunque soprannominata "El Impenetrable" o persino "l'inferno sulla Terra", a causa della sua inaccessibilità e le temperature estreme che possono colpire le aree non coperte dagli alberi. Ultimamente le temperature hanno infatti raggiunto i 50°C e in media le precipitazioni sono molto più scarse, rispetto a quelle che cadono più a nord.
Per quanto difficile, questo territorio è comunque molto ricco di fauna e sono centinaia le specie di uccelli, mammiferi, rettili e anfibi che vivono all'interno dei suoi confini. Tuttavia, di moltissime di esse non si ha più notizia e per questo gli scienziati stanno cercando di recuperare terreno, prima che questo ecosistema rischi di svanire per sempre.