A molti piace fare un rinfrescante tuffo in piscina, soprattutto durante l'estate, quando l'acqua offre un benvenuto sollievo dal caldo torrido. Tuttavia, l'acqua può rivelarsi sorprendentemente dura se ci si immerge con la postura sbagliata. Sembra però che il martin pescatore non si preoccupi più di tanto di tutto ciò, essendo un vero esperto nell'immergersi a capofitto per catturare le sue prede. In uno studio recente, un team di ricercatori ha perciò analizzato il DNA di ben 30 diverse specie di martin pescatori al fine di identificare i geni che potrebbero spiegare in che modo questi uccelli riescano ad immergersi così violentemente nell'acqua senza subire danni cerebrali. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Communications Biology.
Il tipo di immersione che i martin pescatori eseguono, definito dai ricercatori come "immersione in tuffo", è una vera e propria presa aeronautica. «Si tratta di un rapido passaggio dall'aria all'acqua, un comportamento osservato solo in poche specie di uccelli», spiega Chad Eliason, ricercatore presso il Field Museum di Chicago e autore principale dello studio.
Nonostante sia un comportamento straordinario, è anche potenzialmente pericoloso. «Per potersi tuffare a testa in giù i martin pescatori devono aver sviluppato altri tratti che li proteggono da eventuali lesioni cerebrali», afferma Shannon Hackett, curatrice associata della sezione uccelli del Field Museum e coautrice principale dello studio. Questo aspetto suscita la curiosità di comprendere quali abilità permettano a questi uccelli di compiere tali imprese pericolose senza subire danni.
C'è da dire che non tutti i martin pescatori sono pescatori veri e propri. Studi precedenti sul DNA di questi animali avevano dimostrato che i gruppi di martin pescatori che si cibano di pesci non sono strettamente correlati tra loro all'interno dell'albero genealogico dei martin pescatori. Ciò suggerisce che le diverse specie di martin pescatori hanno sviluppato la loro dieta a base di pesce e le capacità subacquee necessarie per cibarsi in tempi separati, anziché discendere tutte da un antenato comune. «La presenza di molteplici evoluzioni indipendenti verso la vita subacquea è ciò che rende questo gruppo di uccelli così affascinante e importante dal punto di vista della ricerca scientifica», afferma Hackett. «Se una caratteristica si evolve in modo indipendente in molte occasioni, è bene capire perché questo accade».
Un secondo studio è stato condotto per analizzare il genoma di 30 diverse specie di martin pescatore ospitate presso il Field Museum, al fine di individuare eventuali variazioni genetiche comuni tra le specie in grado di tuffarsi e immergersi. Dall'analisi dei dati è emerso che gli uccelli che si nutrono di pesce presentano alcune mutazioni genetiche associate alla loro dieta e alla struttura del cervello. Ad esempio, sono state rilevate mutazioni nel gene MAPT, che codifica per le proteine tau coinvolte nella stabilizzazione di strutture cerebrali.
«Ora che queste variazioni genetiche sono state identificate, il prossimo è comprendere come queste mutazioni influenzino le proteine prodotte, le modifiche strutturali che causano su queste e come il cervello si adatta alle forze d'urto», spiega Hackett. «Sappiamo quali sono i geni che contribuiscono a questi cambiamenti, ma ora si creano ancora più misteri.
È così che funziona la scienza», continua Eliason. Inoltre, è bene evidenziare l'importanza di questo studio nel sottolineare il valore delle collezioni dei musei. Alcuni dei campioni di DNA utilizzati nello studio hanno oltre trent'anni e, all'epoca della raccolta, non erano disponibili le tecnologie di analisi genetiche avanzate attuali. Ciò sottolinea come i campioni conservati nei musei possano continuare a rivelare nuove informazioni nel corso del tempo, aprendo la strada a ulteriori scoperte e nuove storie scientifiche.