La sagoma di un lupo che ulula al cielo, davanti a lui – puntato contro di lui – un fucile. L’immagine arriva dall’Alto Adige, più precisamente da Campo Tures, tra Acereto e Riva di Tures, ed è il frutto di una serie di falò accesi in orario notturno per celebrare la tradizione della “Domenica del Sacro Cuore di Gesù”. Il riferimento è chiaro: qualcuno, accendendo i fuochi, ha voluto fare riferimento all’abbattimento dei lupi, un tema che in queste settimane è diventato di enorme attualità in Alto Adige, complice la richiesta, arrivata dai sindaci della Val Pusteria, di poter abbattere gli esemplari definiti “problematici”, quelli cioè che si avvicinano troppi ad allevamenti e insediamenti urbani minacciando le attività economiche e il bestiame.
A immortalare la montagna “decorata” dall’immagine del lupo e del fucile composta dai falò è stato Felix von Wohlgemuth, co-portavoce dei Verdi dell'Alto Adige. Che sui social ha condiviso la foto condannando l’autore del gesto: «Per tutti coloro che se ne sono dimenticati, la Domenica del Sacro Cuore di Gesù ci ricorda come nel 1796 i padroni di casa decisero di affidare la terra del Tirolo al "Sacro Cuore di Gesù" e di ricevere tale assistenza divina contro l'invasione napoleonica. Un'usanza religiosa che mi è cara, come tanti in questo paese – ha detto von Wohlgemuth – Perciò trovo un peccato, sì vergognoso, quando questa tradizione viene usata da alcuni per fare richieste che non hanno nulla a che fare con lo spirito della domenica del Cuore di Gesù».
La tradizione di accedere fuochi, come spiegato anche da von Wohlgemuth, risale al XIX secolo e si riferisce alla promessa fatta al Sacro Cuore nel 1796. Quando le truppe francesi sotto Napoleone minacciarono il Tirolo, a Bolzano si riunirono i rappresentanti degli Stati del Tirolo per discutere le decisioni da prendere in merito, e l’abate di Stams, Sebastian Stöckl, propose di affidare l’Alto Adige al Sacro Cuore di Gesù, appunto, e di confidare nell’aiuto divino. Ancora oggi dunque, tutti gli anni, la seconda domenica dopo il Corpus Domini in tutto l’Alto Adige vengono accesi dei fuochi sulle creste delle montagne. Quest’anno, qualcuno ha sfruttato la tradizione per una dichiarazione d’intenti: l’abbattimento dei lupi.
È di qualche giorno fa la richiesta del presidente della Comunità Comprensionale Val Pusteria, Robert Alexander Steger, di poter abbattere i lupi considerati problematici, e di lanciare una petizione a disposizione dei cittadini concordi con questa linea: «La coesistenza con lupi e orsi è impossibile senza una regolamentazione. L’obiettivo è quello di preservare la legittima richiesta di protezione e sicurezza della nostra popolazione, ma anche il paesaggio culturale che è cresciuto nel corso dei secoli». E lo scorso 9 giugno il consiglio provinciale di Bolzano ha approvato con 25 sì, 4 no e 2 astensioni un disegno di legge che consente l'abbattimento dei lupi e la protezione della specie dall'ibridazione, in caso di mancato parere dell'Ispra, necessario sino a oggi per procedere con le ordinanze di abbattimento degli esemplari problematici.
Alla luce del dibattito sempre più acceso a livello politico e delle dichiarazioni delle istituzioni sulla linea da tenere verso i grandi predatori che sono tornati a popolare le campagne, la comparsa del lupo minacciato dal fucile sulle montagne altoatesine è l’ennesima dimostrazione di come la narrazione intorno a questi animali stia minando tutti i presupposti per arrivare a una convivenza pacifica con questi predatori: «Davvero un pessimo segnale quello che giunge dalla montagna dell'Alto Adige – è stato il commento di Alessandro Polinori, vicepresidente Lipu/BirdLife Italia Alessandro Polinori – Peraltro un gesto che non ha nulla a che fare con la religione. Piuttosto vedrei bene inserire, tra il fucile e il lupo, l'immagine di San Francesco, ricordando il suo leggendario incontro con il lupo di Gubbio. Che naturalmente aveva altri significati, ma che ci ha comunque tramandato un'immagine di rispetto nei confronti di questo grande, quanto utile predatore».