Un osso che era stato inizialmente identificato come appartenente a un orso ha permesso di ottenere nuove preziose informazioni sulla storia degli uomini nel Nord America. Dei ricercatori stavano infatti analizzando alcuni resti di mammiferi trovati in una grotta in Alaska quando si sono accorti che quell'osso in realtà apparteneva a una donna vissuta nella regione circa 3.000 anni fa. E così, grazie ai risultati pubblicati in uno studio sulla rivista iScience, gli scienziati sono riusciti ad approfondire la storia degli antichi popoli dell'Alaska, che sono ancora oggi geneticamente collegati alla popolazioni umane attuali.
Le prime persone a vivere nelle Americhe migrarono dalla Siberia attraverso il ponte di terra di Bering più di 20 mila anni fa. Alcuni si diressero fino alla Terra del Fuoco, all'estremità del Sud America. Altri, invece, si stabilirono in aree molto più vicine al punto d'ingresso, dove i loro discendenti prosperano ancora oggi. A causa però dei grandi spostamenti compiuti dalle popolazioni indigene del Nord America, è molto difficile ricostruire le origini e la storia di queste popolazioni.
L'Alaska è uno stato degli Stati Uniti all'estremità nord-occidentale del Nord America, nonché il più grande per estensione. È però il terzo stato degli USA meno popoloso, nonostante ciò gli indigeni hanno vissuto qui per migliaia di anni ed è opinione diffusa che la regione sia stata il punto di ingresso per l'insediamento iniziale del Nord America attraverso il ponte terrestre di Bering. In particolare, si pensa che ci siano state almeno tre distinte ondate migratorie e va da se che, proprio a causa dei grandi movimenti avvenuti a quei tempi, è abbastanza complicato ricostruire le origini delle popolazioni che attualmente abitano questa regione.
Già a ai tempi dei primi insediamenti, le popolazioni umane erano solite stabilire una società molto complessa. In questo caso, si trattava di gruppi con un sistema matrilineare (che segue la linea femminile). Questo significa che ogni singolo individuo veniva identificato con la propria linea materna dalla quale dipendevano l'eredità di proprietà e/o titoli.
Proprio in Alaska, Lindqvist, professore associato di scienze biologiche presso l'UB College of Arts and Sciences, mentre era intento ad analizzare dei resti di mammiferi ritrovati in una grotta nella costa sud-orientale dello stato, si è imbattuto in un osso molto particolare. All'inizio pensava di essere di fronte ad un "semplice" resto di un orso, ma in realtà ciò che aveva tra le mani era molto più prezioso: si trattava infatti di un osso appartenuto a una donna che la Wrangell Cooperative Association ha nominato "Tatóok yík yées sháawat" (Giovane donna nella grotta).
Quale migliore occasione di questa per verificare se effettivamente ci sia ancora un legame, una parentela lontana, tra gli indigeni di un tempo e i popoli attuali? Il professore e i suoi colleghi si sono messi subito all'opera e hanno scoperto, tramite l'analisi del DNA, che la donna vissuta almeno 3.000 anni fa è strettamente imparentata con gli attuali abitanti dell'Alaska. Tale risultato rafforza l'idea che effettivamente vi sia una continuità genetica nel Sud-est dell'Alaska tra le due "generazioni".
Tutto ciò non sarebbe stato però possibile senza l'aiuto dei popoli che abitano l'Alaska. In contesti del genere, infatti, oltre a svolgere analisi prettamente tecniche e scientifiche, è importante collaborare con le persone che abitano le terre dove si trovano resti archeologici. In questo studio le popolazioni locali sono state infatti una componente significativa delle esplorazioni avvenute nelle grotte della regione.
Una scoperta di questo genere è estremamente importante poiché molti dettagli sulle storie dei popoli indigeni del Nord America rimangono ancora dibattuti a causa della mancanza di prove fisiche. Questo ritrovamento, quindi, permette ai ricercatori di aggiungere un pezzo del puzzle molto rilevante riguardante la storia degli uomini in Alaska e non solo.