Ogni anno, in Italia, oltre 35 milioni di pulcini maschi vengono uccisi con gas o tramite triturazione perché considerati scarti di produzione da parte dell’industria delle uova. Nonostante esista già una legge che vieti questa pratica, la 4 agosto 2022 n.127, questa risulta ancora incompleta. La scadenza per l’emanazione dei provvedimenti rimasti in sospeso era fissata per il 7 aprile 2024, ma la mancata attuazione della normativa rischia di continuare a favorire l’abbattimento di milioni di pulcini attraverso pratiche dolorose.
Contro questa pratica nel 2020 era già stata lanciata una petizione da Animal Equality che ha raccolto le firme di oltre 110 mila cittadini italiani. Oggi l'associazione torna a chiedere ai Ministeri della Salute, dell’Agricoltura e del Made in Italy chiedendo a gran voce di adottare i decreti necessari ad assicurare l’efficacia del divieto di uccisione dei pulcini maschi nell’industria delle uova.
La richiesta è avanzata insieme ad altre organizzazioni di tutela animale: CIWF Italia, Essere Animali, Animal Law Italia e LAV. Si chiede ai Ministeri di intervenire al più presto adottando i decreti previsti, in particolare: il decreto sull’etichettatura delle uova trattate con tecnologie di in-ovo sexing (in grado di identificare il sesso del pulcino ancora prima della schiusa); il decreto per promuovere lo sviluppo delle tecnologie per il sessaggio in ovo e il provvedimento per la definizione dei criteri che devono avere le associazioni a cui potranno essere affidati i pulcini nati per errore all’interno dell’industria delle uova.
«Il divieto di abbattimento – spiegano – non solo risponde alla richiesta etica dei cittadini, ma è anche una scelta economicamente sostenibile. In Francia, per esempio, il costo aggiuntivo per i consumatori è stimato in 1 centesimo per confezione da sei uova. Le associazioni, intanto, stanno lavorando per estendere il divieto in tutta Europa. La tecnologia disponibile per il sessaggio in-ovo oggi permette infatti di rispondere a qualsiasi esigenza di applicazione in tempi brevi».
«La società è pronta a intraprendere questo passo storico per i diritti degli animali e la politica deve fare la sua parte per non tradire la fiducia dei cittadini – aggiungono le associazioni – In base alla legge adottata nel 2022, il divieto dovrà essere attuato entro la fine del 2026. Fino ad allora è necessario che il Governo provveda a implementare gli interventi necessari per supportare la transizione delle aziende verso l’adozione di pratiche più rispettose degli animali e a informare correttamente i consumatori, sempre più attenti al tema del benessere animale».