Prosegue la protesta degli attivisti per i diritti animali in Turchia dopo l’approvazione, da parte del Parlamento, di una legge che ha l'obiettivo di arginare il fenomeno del randagismo anche con metodi crudeli e ricorrendo all'abbattimento. Secondo le associazioni è in corso una vera e propria strage, con migliaia di cani che vivono per le strade turche uccisi barbaramente.
Migliaia di manifestanti si sono radunati domenica a Istanbul proprio per protestare contro la nuova legge, che il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha definito «necessaria» per affrontare quello che ha definito «un problema», ovvero il randagismo. Secondo le stime del Governo, sono circa 4 milioni i cani liberi che vivono nelle strade turche, e per gli attivisti per i diritti animali il provvedimento consentirà di ucciderli in modi anche cruenti.
Domenica i manifestanti si sono quindi radunati per l’ennesima protesta di piazza chiedendo che la legge venga abrogata e definendo i rifugi «campi di sterminio». La nuova legge richiede infatti alle amministrazioni comunali di catturare i cani liberi e di trasferirli in rifugi per essere vaccinati, castrati e sterilizzati prima di renderli disponibili per l'adozione. Se non dovesse accadere, i cani verrebbero soppressi con un’iniezione letale dopo 30 giorni. Stesso destino sarebbe riservato ai cani malati o che vengono considerati un rischio per la salute degli esseri umani.
Per le associazioni che si battono per la tutela animale, però, si tratta soltanto di un pretesto per radunare i cani nei rifugi e poi ucciderli in massa. Nel frattempo il Republican People's Party si è già mosso per chiedere il ritiro della legge appellandosi alla Corte costituzionale.
In Turchia cani e gatti hanno diritto a vivere per strada, sancito da una legge del 2004 approvata quando Erdoğan era primo ministro. Alla vita di alcuni di quelli che popolano le strade di Instabul era stato anche dedicato un documentario, nel 2020, intitolato “Stray”. E proprio di Zeytin, una delle protagoniste del docufilm di Elizabeth Lo, si sono perse le tracce a inizio 2022, quando Erdoğan aveva incaricato tutti Comuni di rimuovere dalle strade gli animali randagi che «rappresentano una minaccia per la sicurezza pubblica» per trasferirli nei canili.
I provvedimenti, ha spiegato il presidente, sono necessari alla luce di presunti episodi di aggressioni ai cittadini e anche per il rischio sanitario rappresentato dalla rabbia. L’abbattimento dovrebbe però essere l’estrema ratio, sottolineano gli attivisti, visto che esistono già leggi per arginare il fenomeno che prevedono che i cani randagi vengano sterilizzati, vaccinati e poi nuovamente liberati. Non vengono però applicate, visto che mancano sia i rifugi e i canili sia il personale veterinario: negli ultimi anni ne sono stati castrati circa 260mila.
La protesta di domenica è soltanto l’ultima di una lunga serie organizzata in Turchia dopo l’approvazione della legge. E spesso a queste manifestazioni partecipano anche cittadini che hanno sostenuto e sostengono Erdoğan. In Turchia prendersi cura dei cani liberi lasciando per loro cibo e avanzi è un retaggio culturale e sociale, e la scelta del Parlamento non è piaciuta alla popolazione. Che continua a dare battaglia.