video suggerito
video suggerito
4 Luglio 2021
17:10

#Stopcasteller, gli organizzatori della manifestazione: «La Provincia vuole legittimare l’abbattimento degli orsi»

A Trento si è svolta ieri la terza manifestazione organizzata da #Stopcasteller. A partire da Piazza Dante gli attivisti hanno sfilato per le vie della città fino al Parco delle Albere. In occasione dell'evento abbiamo parlato con Giulia Barison, portavoce del collettivo Assemblea Antispecista, promotore dell'evento.

1 condivisione
Immagine

La terza manifestazione organizzata a Trento dagli attivisti di #Stopcasteller ha richiamato, nella giornata di ieri, manifestanti provenienti da tutta Italia. A seguito dell'evento, il centro sociale Bruno e il collettivo Assemblea Antispecista uniti nella campagna, hanno rilasciato un comunicato stampa ribadendo la loro posizione riguardo la gestione faunistica attuata da parte della Provincia Autonoma di Trento: «Chiediamo ai cittadini trentini di contrapporsi a questa politica che ingabbia e ammazza – commentano – per cominciare a percepirsi come esseri ecodipendenti in una società dove l'importanza di lasciare spazio alla natura e alla biodiversità prevalga sugli interessi economici, individuali ed elettorali». Per fare chiarezza su quali siano gli obiettivi delle attività proposte da #Stopcasteller, abbiamo parlato con Giulia Barison, portavoce del collettivo Assemblea Antispecista, associazione sempre in prima fila nelle manifestazioni organizzate in Trentino per chiedere all'amministrazione una diversa gestione dell'orso.

Immagine

«Di fronte alle nuove linee guida non potevamo tacere fino al termine dell'estate»

La manifestazione, che ha avuto inizio davanti al Palazzo della Provincia Autonoma, in piazza Dante, per poi sfilare attraverso le vie del centro fino al giardino delle Albere, non ha visto la stessa partecipazione degli eventi passati: «Siamo a luglio e i numeri, sebbene non paragonabili alle scorse manifestazioni, sono stati comunque pari a quelli preventivati in fase di organizzazione, considerato il periodo dell'anno – commenta Giulia Barison – Abbiamo comunque pensato che non fosse corretto stare in disparte da giugno a settembre: era indispensabile intervenire, soprattutto a seguito della pubblicazione delle nuove linee guida per la gestione degli orsi problematici».

Proprio le nuove linee guida presentate la scorsa settimana dalla Provincia Autonoma di Trento infatti, secondo gli organizzatori dell'evento rappresentano un rischio ulteriore per gli animali considerati potenzialmente pericolosi: «A nostro parere questo cambio, che permetterà alla Giunta guidata dal presidente Maurizio Fugatti di prendere decisioni in autonomia senza richiedere il parere di Ispra, è un ulteriore passo del percorso di legittimazione dell'abbattimento dei plantigradi al posto della captivazione – commenta la portavoce – E questo avviene perché ovviamente il Casteller rappresenta un problema serio per la Giunta Provinciale, in quanto si tratta di un luogo fisico, controllabile e di conseguenza sanzionabile, ed effettivamente nell'ultimo periodo ha creato non pochi problemi sul piano politico». Il Casteller nel prossimo periodo sarà infatti soggetto ad un'ulteriore visita a sorpresa da parte dei Carabinieri del Cites che già l'anno scorso avevano visitato la struttura evidenziando condizioni di malessere psico fisico da parte degli animali custoditi.

I rischi per M62: «Se usassimo i dispositivi "anti orso", non si presenterebbe in paese»

La manifestazione di ieri ha inoltre sollevato un'ulteriore questione riguardante l'orso M62, l'orso radiocollarato pochi giorni fa nei pressi di Andalo, la stessa zona in cui avevamo evidenziato la carenza di bidoni "anti orso", e dove inoltre si muoveva anche M57 la scorsa estate prima della sua cattura: «La Provincia ha radiocollarato questo individuo affermando che se in futuro dovesse tornare ad avvicinarsi alle persone o agli abitati, rischierà di essere abbattuto – spiega Giulia Barison – Ed è assurdo che a rischiare sia proprio l'orso, quando risulta evidente che se facessimo uso delle misure di siurezza quali i bidoni "anti orso", ritenuti fin da subito indispensabili all'interno del progetto di reinserimento LifeUrsus, questi problemi non esisterebbero».

Non solo solo i bidoni "anti orso" a scarseggiare secondo Giulia Barison: «Recinzioni elettrificate ed eventi di informazione e sensibilizzazione nelle scuole e negli uffici turistici, come richiesto dal progetto di reinserimento, permetterebbero alla cittadinanza di avere maggiore consapevolezza e non considerare più l'orso come un animale "cattivo" che aggredisce ed uccide le persone, quando in realtà sta manifestando comportamenti normali per la specie, ovvero cercare cibo».

Immagine

La Provincia Autonoma di Trento e il rapporto con allevatori e cacciatori

A spingere la Provincia Autonoma verso l'abbattimento degli animali, sarà secondo Giulia Barison anche un altro fattore: «L'abbattimento è più facile da gestire rispetto alla captivazione e inoltre fa piacere anche a una grande fetta dell'elettorato leghista, rappresentato da cacciatori e allevatori, infastiditi entrambi dalla presenza dei grandi carnivori i quali, come in ogni zona d'Italia, entrano in competizione con loro per via delle prede: in un caso la selvaggina, nell'altro caso il bestiame».

La portavoce infine conclude commentando il fatto che molte persone ritengono l'uccisione degli animali una soluzione migliore rispetto alla reclusione: «Il fatto stesso che ci stiamo ponendo il problema chiedendoci se non sia meglio uccidere un orso piuttosto che ridurlo ad auto lesionarsi contro le sbarre di una gabbia dove vive assumendo psicofarmaci rappresenta il fulcro del problema: se facessimo davvero il possibile per convivere pacificamente, non arriveremmo a questi ragionamenti che in entrambi i casi pesano sull'animale».

Avatar utente
Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social