Stop caccia al trofeo: al via il Twitterstorm di Humane Society International/Europe sui social al ministro Fratin

Sui profili social del ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è iniziato il Twitterstorm promosso da Humane Society International/Europe per dire stop alla caccia al trofeo. Noi di Kodami abbiamo osservato da vicino come avviene questa pratica recandoci alla più grande fiera della caccia d'Europa.

1 Settembre 2023
9:40
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leopardo

Sui profili social del ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è iniziato il Twitterstorm promosso da Humane Society International/Europe per dire stop alla caccia al trofeo. È possibile partecipare usando gli hashtag #NotInMyWorld e #BastaCacciaAlTrofeo oltre a #HSIItalia.

La caccia al trofeo mette a rischio la conservazione di moltissime specie che già vivono sotto continua e forte pressione antropica. Tra il 2014 e il 2021, l’Italia ha importato 442 trofei provenienti da mammiferi protetti a livello internazionale, come ippopotami, rinoceronti, elefanti, leoni. In Italia non puoi prendere il fucile per uccidere un animale selvatico e sparare a piacimento, ma comprando avorio o altre parti di animali si alimenta un mercato che è molto più grande di quanto comunemente si pensi.

Che senso ha proteggere le specie presenti sul nostro territorio e fare lunghe battaglie davanti al Tar di Trento per salvare lupi e orsi se poi permettiamo che migliaia di animali della savana vengano uccisi e smembrati per essere portati qui da noi? Se lo sono chiesto anche gli attivisti di Hsi, che per questo hanno inviato una lunga lettera aperta diretta al Ministro: «Gli animali, protetti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (Cites), appartengono al loro habitat naturale e non è accettabile che diventino trofei da esporre nei salotti dei cacciatori».

Noi di Kodami abbiamo toccato con mano questo fenomeno quando sotto copertura siamo entrati alla Jagd&Hund, la più grande e importante fiera della caccia d’Europa che ogni anno si tiene a Dortmund, in Germania.

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Molte persone partecipano a questo evento per un motivo ben preciso: qui è possibile organizzare safari in Africa finalizzati alla caccia al trofeo. Anche noi abbiamo provato a prenotare questa esperienza, che viene venduta come un normale pacchetto vacanza, con la differenza che l’obiettivo è uccidere uno dei Big Five.

I Big Five sono i 5 animali considerati più difficili e pericolosi da cacciare in Africa e sono l’elefante africano, il leone, il leopardo, il rinoceronte e il bufalo africano. Aprendo quello che sembra un vero e proprio menù proposto da uno qualsiasi degli stand del padiglione 8 si può scegliere se uccidere un leopardo per 20mila euro, un bufalo per 8000 euro, oppure un uccello per soli 5 euro. Ce n’è per tutte le tasche.

Nonostante questo fenomeno, e le centinaia di importazioni di trofei di caccia nel nostro Paese, l'86% degli italiani restano però contrari. Forti di questo sostegno, Hsi ha inviato il suo appello a Pichetto Fratin: «Di fronte alla sesta estinzione di massa, facciamo appello a Lei e al Suo senso di responsabilità per porre fine al coinvolgimento del nostro Paese in questa pratica deleteria e anacronistica, introducendo un divieto di importazione, esportazione e ri-esportazione di trofei di caccia ottenuti da animali appartenenti a specie protette a livello internazionale».

«Ministro – conclude l'associazione che in Italia è guidata da Martina Pluda – prenda esempio da Paesi che hanno già preso o stanno prendendo iniziativa come Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e segua la strada indicata dal Parlamento Europeo che, con una risoluzione a maggioranza, ha chiesto di vietare le importazioni di trofei di caccia nell’Unione Europea. Glielo domandano i cittadini italiani!».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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