L'associazione animalista e ambientalista Stop Animal Crimes ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Torino, denunciando un traffico illegale di cuccioli provenienti dall'Est Europa e venduti nel capoluogo piemontese.
«Il traffico è in mano a persone che fingono di chiedere l'elemosina in compagnia degli animali con lo scopo di scatenare commozione nei passanti, i quali finiscono per desiderare di portarli via con sé, pagandoli anche centinaia di euro – spiega a Kodami il fondatore dell'associazione Antonio Colonna – Si tratta di un fenomeno in rapido sviluppo e tutt'altro che circoscritto».
L'indispensabile distinguo tra chi ama i propri animali e chi, invece, li usa come merce di scambio
Per approfondire questo argomento è necessario prima di tutto fare un distinguo tra chi, come descritto da Colonna, utilizza le strade delle città per sfruttare gli animali alla ricerca di guadagno e chi, invece, è rimasto senza nulla e, insieme ai propri cani, ha creato una profonda relazione basata sul rispetto e sulla comprensione reciproca, a dispetto di ogni difficoltà. Sono numerosissimi, infatti, i senza fissa dimora che condividono la vita con uno o più animali e con loro trascorrono il proprio tempo, fino a diventare figure fondamentali gli uni per gli altri e dare vita ad un supporto insostituibile, che nulla ha a che fare con il traffico di cui parla Stop Animal Crimes.
«Non dobbiamo generalizzare: tra gli homeless c'è chi ama realmente i propri animali, se ne prende cura e li considera davvero preziosi per la propria vita – spiega Colonna – Non sono certamente queste le persone che sperano di ricavarne dei soldi sacrificando il proprio compagno, bensì chi li porta con sé unicamente per guadagnare rapidamente 100, 200 o anche 300 euro, in un'attività che finisce per diventare un vero e proprio lavoro».
Il mercato illegale denunciato da Colonna riguarda soprattutto cuccioli che provengono dai paesi dell'Est Europa: «Sappiamo per certo che Torino non è l'unica città interessata da questo fenomeno che riguarda, invece, anche molte città del Centro e del Sud – spiega l'attivista – Per combatterlo è indispensabile sensibilizzare le persone a non acquistare animali attraverso questi canali e parlarne con le amministrazioni, affinché svolgano più controlli sul territorio. Solo così facendo potremo fermare le persone che trasformano i cuccioli in merce di scambio. La responsabilità è nelle mani di noi cittadini, che dobbiamo denunciare ogni illecito».
La controversa questione del regolamento comunale per la tutela degli animali e la necessità di controlli da parte delle istituzioni
Ciò di cui parla Stop Animal Crimes è quindi un fenomeno piuttosto complesso che richiede la capacità, da parte delle istituzioni, di distinguere chi vive con il cane una relazione di profonda sintonia e supporto reciproco e chi, invece, prende parte a un mercato che sfrutta gli animali come meri strumenti economici.
Con l'intento di difendere il benessere degli animali, però, la città piemontese ha adottato già da tempo uno specifico regolamento per la loro tutela, nel quale, al comma 22 dell'articolo 9, si legge: «E' vietato, su tutto il territorio del Comune di Torino nella pratica dell'accattonaggio, utilizzare animali in stato di incuria, denutrizione, precarie condizioni di salute, in evidente stato di maltrattamento, impossibilitati alla deambulazione, o comunque sofferenti per le condizioni ambientali in cui vengono esposti. Inoltre, è vietato l'accattonaggio con cuccioli di qualsiasi specie animale di età inferiore ai 180 giorni e gli animali non possono comunque essere soggetti attivi dell'accattonaggio».
Nel 2021, però, la consigliera comunale dei cinque stelle, Chiara Giacosa, aveva avanzato una proposta di modifica del regolamento, con l'obiettivo di impedire completamente l'accattonaggio a chi fosse in compagnia di cani: «Viene fatto divieto, su tutto il territorio del Comune, di utilizzare qualsiasi specie animale, sia domestica, selvatica, esotica, per la pratica dell’accattonaggio – si leggeva nella proposta, il cui testo sottolineava inoltre che – Gli animali saranno sequestrati a cura degli organi di vigilanza e ricoverati al Canile municipale, oppure in strutture definite in accordo con l’ufficio tutela animali».
Queste misure, poi, erano state bocciate perché considerate scelte ideologiche ben lontane da un lavoro equilibrato che pensi al benessere animale. «Scritta in questo modo, la modifica non fa altro che dichiarare guerra agli homeless – aveva commentato l'allora presidentessa della 6° circoscrizione della città di Torino, Carlotta Salerno, spiegando a Kodami le motivazioni dell'annullamento della proposta – Queste persone rischierebbero di rimanere senza gli unici essere viventi che li amino e li rispettino: i loro cani».
Non è d'accordo Antonio Colonna, il quale sostiene che, per impedire il propagarsi di questo fenomeno, sarà necessario eliminare il comma 22 dell'articolo 9 e fare, invece, divieto totale di accattonaggio con gli animali, anche a costo di affrontare le possibili ricadute negative sugli homeless che non fanno parte del traffico illegale e che non hanno alcuna intenzione di vendere i propri compagni di vita. «Comprendo che ciò comporti dei rischi per le persone che amano i propri cani – conclude l'attivista – Ma non vedo alternative, quantomeno finché non verranno svolti i necessari controlli da parte delle autorità».